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Le torture di Putin per far parlare i nemici: tecnica dell'elefante e bagni chimici, i racconti sconvolgenti

Le tecniche erano state utilizzate in Cecenia per far confessare i nemici, in Ucraina potrebbero essere riproposte dall'esercito di Putin

Di: VirgilioNotizie | Pubblicato:

Dalla Cecenia all’Ucraina, la storia si ripete. Sono passati oltre trent’anni dai crimini di guerra che i russi hanno messo in atto nei confronti dei ceceni, passati alla storia per la loro durezza e crudeltà. A fare da collante tra gli eventi degli anni ’90 e quelli di oggi è Vladimir Putin, che tanto allora quanto adesso mette in atto delle tecniche crudeli per far parlare i prigionieri di guerra.

Le torture di Putin per far parlare i nemici

Come accaduto in Cecenia, anche in Ucraina l’esercito del Cremlino è pronto a mettere in atto le più crudeli tecniche di tortura per far parlare i prigionieri nemici. Dalle parti Groznyj c’è chi ancora ricorda col terrore quelle violenze subite durante la guerra.

A raccontarle è stato il giornalista del The Guardian John Sweeney, che negli scorsi anni ha raccolto le testimonianze di molti ceceni che hanno svelato alcune delle torture più dure subite nel periodo in cui l’esercito russo aveva occupato il territorio.

Le torture di Putin per far parlare i nemici: tecnica dell'elefante e bagni chimici, i racconti sconvolgentiFonte foto: ANSA
Vladimir Putin alla celebrazione dell’anniversario dell’annessione della Crimea alla Russia

Tecnica dell’elefante, il racconto della tortura

Una delle tecniche di tortura più frequenti era la cosiddetta “tecnica dell’elefante“, nella quale il prigioniero veniva ammanettato dopo avergli indossato la maschera antigas. La vera e propria violenza iniziava quando i russi chiudevano il tubo di respirazione per far soffocare il prigioniero, poi il vero e proprio avvelenamento col gas spruzzato nel foro di respirazione.

Molti testimoni hanno raccontato che la maschera antigas impauriva talmente tanto che solo alla visione dell’oggetto in tanti avrebbero cominciato a confessare per avere salva la vita.

Bagni chimici, cosa facevano i russi in Cecenia

Oltre alle percosse prolungate, alle scariche elettriche e alle umiliazioni, a Chernokozovo, una sessantina di chilometri a nord-ovest di Grozny, avvenivano la maggior parte delle torture. Tra queste c’era anche il bagno chimico.

Come raccontato da un ex prigioniero, i russi spingevano i nemici nella vasca e li costringevano a nuotare. Oltre all’acqua, le piscine erano riempite di sostanze chimiche che finivano per far soffocare i prigionieri o gli causavano danni come la cecità.

Nonostante le prove schiaccianti delle torture, Putin e i russi non hanno mai ammesso queste tecniche e probabilmente anche oggi in Ucraina le mettono in atto per far parlare i rivali e giungere quanto prima all’obiettivo di uccidere il presidente Zelensky.

tortura Fonte foto: ANSA
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