La storia che ispirò La Canzone Di Marinella di Fabrizio De André: l'omicidio di Maria Boccuzzi nel 1953
Il 28 gennaio 1953 fu trovato il corpo di Maria Boccuzzi, 33 anni, nel fiume Olona a Milano. La storia ispirò De André per "La canzone di Marinella"
La mattina del 28 gennaio 1953 nei pressi della riva umida del canale Olona, a Milano, ha inizio la vera storia de ‘La Canzone di Marinella‘ di Fabrizio De André: l’omicidio di Maria Boccuzzi. Le cronache italiane ne parleranno a lungo. Il cantautore genovese, quando apprende la notizia, ha solo 13 anni. La storia lo colpirà nel profondo e diventerà l’ispirazione per uno dei suoi capolavori. Oggi conosciamo la fiaba nera di Maria Boccuzzi grazie al lavoro di Roberto Argenta, uno psicologo che ha ricostruito l’intero caso partendo dai pochissimi elementi forniti da De André quando era ancora in vita.
- La Canzone di Marinella di Fabrizio De André
- La ricostruzione di Roberto Argenta
- La storia di Maria Boccuzzi
- L'omicidio
La Canzone di Marinella di Fabrizio De André
A proposito del suo capolavoro, uscito come lato B del 45 giri “Valzer per un Amore’ nel 1964 e poi inserito nell’album ‘Volume 3°’ pubblicato nel 1968, Fabrizio De André ha fornito diverse versioni.
Una delle attestazioni più note è quella giunta a noi da un’intervista rilasciata dal cantautore a Luciano Lanza nel 1993 per la rivista ‘A/Rivista Anarchica’: “Non ha altra chiave di lettura se non quella di un amore disgraziato“.
Fabrizio De André scrisse La Canzone Di Marinella dopo aver letto la storia di Maria Boccuzzi, una prostituta uccisa a Milano nel 1953 e gettata nel fiume Olona
Qualche anno più tardi, nel 1997, Fabrizio De André racconta a Vincenzo Mollica che con ‘La Canzone Marinella’ ha voluto trasporre la storia di “una ragazza che a 16 anni si era trovata a fare la prostituta ed era stata scaraventata nel Tanaro o nella Bormida da un delinquente“.
Il fatto lo ha “talmente emozionato” da spingerlo ad “addolcirle la morte“.
La ricostruzione di Roberto Argenta
Nel 2012 Roberto Argenta, psicologo dell’Asl di Asti, mentre dialoga con una pazienta rievoca i ricordi di quella canzone meravigliosa e si ricorda di quelle affermazioni di De André sulla vera storia dietro il brano.
Argenta si lancia alla ricerca della vera storia e in tanti mesi di ricerca attraverso archivi, vecchi quotidiani e microfilm ricostruisce un puzzle che somiglia sia alla storia raccontata nel testo della canzone che a quella rivelata da De André. Il risultato è nel suo libro ‘Storia di Marinella… Quella vera’.
Con la sua ricerca, Roberto Argenta ricostruisce la triste storia di Maria Boccuzzi, una donna di 33 anni uccisa a Milano nella notte tra il 27 e il 28 gennaio 1953 e gettata ancora viva nel fiume Olona.
La storia di Maria Boccuzzi
Nata a Taurianova (Reggio Calabria) nel 1920, Maria Boccuzzi cresce in una famiglia di braccianti al servizio di ricchi possidenti. Quando la piccola ha 9 anni la famiglia decise di trasferirsi al nord e approda a Milano.
A 14 anni l’adolescente Maria viene assunta come operaia alla Manifattura Tabacchi di via Moscova e lì conosce Mario, – di cui non viene divulgato il cognome – uno squattrinato inconcludente con il quale scappa di casa per trasferirsi in una soffitta degradata alla periferia della città.
La loro relazione non funziona e dopo un anno le loro strade si separano. Maria Boccuzzi non può tornare dalla sua famiglia, colpita dall’onta di una figlia che troppo presto ha lasciato la propria casa per inseguire un amore.
Così Maria, che è già una ragazza avvenente, diventa Mary Pirimpò e tenta la carriera nel mondo del varietà. Il suo ruolo resta relegato all’avanspettacolo, e proprio negli ambienti mondani conosce Luigi Citti, noto a tutti come ‘Jimmy’, di cui diventa l’amante.
La sua carriera non decolla, dunque entra in gioco Carlo Soresi. Quest’ultimo, noto come ‘Carlone’, è un tizio poco raccomandabile. Un protettore, per farla breve, e per questo Maria Boccuzzi entra nel giro della prostituzione. Per questo la giovane di origini calabresi cambia spesso città: prima Torino, poi Firenze e infine ritorna a Milano. Lì, nella notte tra il 27 e il 28 gennaio 1953, troverà la morte.
L’omicidio
Da tempo Maria Boccuzzi vorrebbe cambiare vita e fuggire per sempre dai ricatti di una vita consumata nelle notti gelide alla ricerca di generosi accompagnatori.
Per questo ha messo da parte circa un milione di lire in un libretto che custodisce all’interno della sua stanza nella pensione gestita da Luigi Citti. Lo riferiranno alcuni conoscenti. Arriviamo, ora, alla notte del 27 gennaio.
Quella sera Maria Boccuzzi attende che Citti esca dal club Arethusa (che oggi si chiama Venus Night Club): lui esce, i due si incamminano per una breve passeggiata ma poi si separano. Citti va a dormire, Maria riprende l’attesa di qualche cliente.
Insieme a lei c’è Wanduccia, un’amica e compagna delle strade. Quest’ultima riferirà a ‘La Stampa’ che Maria Boccuzzi, a un certo punto, “si accompagnò all’occasionale amico di cui andava probabilmente in cerca”, poi sparisce nel nulla. L’indomani, alle 12 del 28 gennaio 1953, il cadavere di Maria Boccuzzi viene rinvenuto da un gruppo di ragazzini nelle acque del fiume Olona.
Maria Boccuzzi è stata raggiunta da 6 proiettili calibro 6,35. Prima di scomparire “aveva al collo un catenina d’oro con ciondolo, un braccialetto pure d’oro con alcune monete e nella borsetta qualche migliaio di lire“, eppure “non le è stato trovato indosso più nulla di tutto ciò”. Che è successo a Maria Boccuzzi? Una rapina dal tragico epilogo? Chi l’ha uccisa?
I sospetti si concentrano sui due figuri che da sempre roteano intorno alla persona di Maria Boccuzzi come satelliti: Luigi Citti e Carlo Soresi. Su quest’ultimo, soprattutto, si concentrano i sospetti dopo la testimonianza di un metronotte. Si chiama Angelo Tadini, e alla squadra mobile riferisce che alle 4:45 di quel 28 gennaio ha visto “un’automobile Fiat 1100 nera” transitare “all’angolo di via Serra con via Traiano” con all’interno una donna che “gridava disperatamente“.
Poco tempo prima della morte di Maria Boccuzzi, Carlo Soresi ha acquistato un’auto con le medesime caratteristiche. Eppure qualcosa non torna: secondo la stampa dell’epoca, la guida dell’auto di ‘Carlone’ si trova a desta, mentre Tadini ha sempre parlato di una guida a sinistra. Contro Citti e Soresi decade ogni sospetto.
Nel frattempo gli inquirenti scoprono che dalla stanza in cui alloggiava Maria Boccuzzi è sparito il libretto nel quale custodiva il suo piccolo grande tesoro, il sogno di rinascere con una nuova vita. Quando viene ritrovata morta ha solo 33 anni. Forse proprio per l’assenza di un colpevole, nella sua canzone De André scriverà che “nel fiume, chissà come, scivolavi”.
Una storia, quella di Maria Boccuzzi, che oggi potrebbe avere tutti i numeri per farci parlare di femminicidio.