La scrittrice Sophie Kinsella ha un tumore al cervello: cos'è il glioblastoma e quali sono sintomi e rischi
La scrittrice Sophie Kinsella annuncia di avere un tumore al cervello. Cos'è il glioblastoma e quali sono sintomi e rischi secondo l'esperto
Sophie Kinsella, la nota e amatissima autrice tra gli altri di I love shopping, ha rotto il silenzio sulla sua malattia, annunciato di essere in cura per un tumore al cervello. La scrittrice inglese da milioni di copie vendute sui social ha parlato del glioblastoma che le è stato diagnostica a fine 2022 e per il quale è tuttora in cura. Cos’è, perché si incolpano i cellulari: l’intervista a Saverio Cinieri, presidente della Fondazione Associazione italiana di Oncologia Medica (AIOM), ai microfoni di Virgilio Notizie.
L’annuncio di Sophie Kinsella sul glioblastoma
A parlare del glioblastoma è stata la stessa scrittrice.
Sui social, infatti, Sophie Kinsella ha detto che:
“Da tempo desideravo aggiornarvi sulla mia salute e stavo aspettando la forza per farlo. Mi è stato diagnosticato il glioblastoma, una forma aggressiva di cancro al cervello. Non l’ho condiviso prima perché volevo assicurarmi che i miei figli fossero in grado di ascoltare ed elaborare le notizie nella privacy e adattarsi alla nostra ‘nuova normalità”.
L’intervista a Saverio Cinieri
Che tipo di tumore è il glioblastoma?
“È un tumore cerebrale, che ha come terapia d’elezione quella chirurgica. Una volta diagnostica, dunque, si procede con l’asportazione. Il trattamento standard, una volta rimossa la massa, prevede contemporaneamente radioterapia e chemioterapia, in compresse. Poi si procede con i controlli nel tempo”.
Quali sono le criticità in questo tipo di malattia oncologica?
“Potrebbero essere rappresentate dal fatto che non sempre è possibile asportare in toto la massa tumorale. Se rimangono dei residui, si cerca di intervenire proprio con radio e chemioterapia per tenere la situazione sotto controllo. Purtroppo il rischio di recidive rimane”.
Che incidenza ha questa forma oncologica?
“Va detto che si tratta del più comune tra tutti i tumori cerebrali e purtroppo è in aumento anche in Italia. Fino a pochi anni fa era considerata una malattia rara, ma i numeri sono in crescita. Ad oggi ha un’incidenza di 3-4 casi ogni 100 mila abitanti. Sta cambiando anche l’incidenza per quanto riguarda l’età”.
Saverio Cinieri, presidente AIOM
Qual è quella più a rischio?
“L’età media di insorgenza è ancora considerata tra i 45 e i 70 anni, con una prevalenza appena dopo i 50 anni. Ma, appunto, i dati indicano alcuni cambiamenti in corso, con casi anche prima di questa fascia”.
Quali sono le cause? C’è chi ipotizza che un uso massiccio degli smartphone vicino all’orecchio possa essere connesso a una maggiore incidenza…
“Che sia connesso sicuramente all’esposizione alle emissioni degli smartphone non è confermato. È stata invece trovava una relazione a radiazioni ionizzanti, come quelle causate, per esempio, da incidenti nucleari. Oppure a esposizione a trattamenti radioterapici o alcune sostanze chimiche come i pesticidi. L’inquinamento elettromagnetico, però, al momento non è confermato tra le possibili concause”.
La ricerca sta migliorando anche da questo punto di vista?
“Certamente sì. In parallelo con l’aumento dell’incidenza, cresce anche l’interesse della ricerca. Per esempio oggi sappiamo che in una forbice tra il 5% e il 10% sembra incidere una predisposizione genetica. Questo è importante nello sviluppo delle conoscenze su questa patologia”.
Sul fronte delle terapie ci sono novità?
“Purtroppo viene definita una malattia orfana, nel senso che abbiamo pochi farmaci a disposizione. Però va detto che la ricerca ha contribuito di recente, con un farmaco innovativo, un anticorpo monoclonale, che viene usato anche in altre patologie. È stato sperimentato per la prima volta a Padova, con risultati positivi”.
Come e quando viene utilizzato?
“È un farmaco di cosiddetta seconda linea, a cui fare ricorso quando la malattia è complessa da gestire e dopo refrattarietà o recidive. Ha ottenuto l’autorizzazione da parte dell’Agenzia europea del farmaco (Ema), e ha ottenuto il via libera anche in Italia, essendo in uso da circa un paio di anni”.
Quali sono le nuove frontiere?
“L’obiettivo rimane quello di poter disporre di farmaci target, quindi realizzati in modo da colpire il bersaglio in modo mirato, specifico. A questo la ricerca italiana sta lavorando molto”.
Ci sono sintomi specifici per riconoscere la malattia in modo precoce?
“I sintomi sono aspecifici, purtroppo. Possono comprendere la perdita di equilibrio, di memoria o difficoltà di eloquio e cammino. Sono dovuti al fatto che il nostro cervello è racchiuso nella calotta cranica e, in caso di presenza di una massa che comprime, possono dar luogo a fenomeni ischemici o emorragico-cerebrali, che però sono compatibili anche con altre situazioni anomale a livello cerebrale. Una tac e o una risonanza magnetica possono far luce sulle cause di questi sintomi”.