La Giornata mondiale sull'autismo accende i riflettori sui sintomi e sulle terapie anche in età adulta
I disturbi dell'autismo interessano circa l’1% della popolazione: sono diagnosticati soprattutto, ma anche la terapia da adulti porta benefici
Le persone affette da disturbi dello spettro dell’autismo in Italia sono circa 600 mila. A dirlo non è uno studio specifico, ma ricerche condotte in Europa, Asia e Stati Uniti, secondo cui la percentuale di coloro che sono interessati da autismo è pari a circa l’1-2% della popolazione complessiva. In occasione della Giornata mondiale della consapevolezza sull’autismo, Virgilio Notizie ha intervistato la dottoressa Valeria Fiorenza Perris, psicoterapeuta e Clinical director del servizio di psicologia online Unobravo, per parlare di sintomi e sulle terapie, anche in età adulta.
- La Giornata mondiale della consapevolezza sull'autismo
- Cos'è l'autismo
- L'intervista a Valeria Fiorenza Perris
La Giornata mondiale della consapevolezza sull’autismo
La Giornata mondiale della consapevolezza sull’autismo è stata istituita nel 2007 dall’Assemblea Generale dell’Onu. Da allora, ricorre il 2 aprile di ogni anno e richiama l’attenzione di tutti sui diritti delle persone nello spettro autistico.
Anche quest’anno, quindi, alcuni dei monumenti più importanti del mondo si tingeranno di blu, il colore scelto dall’Onu per l’autismo, alle ore 21 di sabato 1° aprile fino alle prime ore del mattino di domenica 2 aprile.
Cos’è l’autismo
L’autismo, secondo quanto riportato da Humanitas, è una sindrome comportamentale causata da un disturbo dello sviluppo biologicamente determinato, con esordio nei primi tre anni di vita.
Le aree prevalentemente interessate da questa sindrome sono:
- l’interazione sociale reciproca;
- l’abilità di comunicare idee e sentimenti;
- la capacità di stabilire relazioni con gli altri.
Ad oggi le cause dell’autismo sono ancora ignote, perciò la descrizione che può essere fatta di tale disturbo è solo di carattere comportamentale.
L’intervista a Valeria Fiorenza Perris
Secondo il ministero della Salute e l’Istituto Superiore di Sanità l’incidenza dell’autismo è di 1 bambino su 77 (età 7-9 anni) con una prevalenza maggiore tra i maschi, in un rapporto di 4,4 volte in più rispetto alle femmine.
Sicuramente i numeri sono però in crescita. A spiegarne il motivo sono diversi fattori: “Il cambiamento dei criteri diagnostici, l’aumento dello screening dello sviluppo psicologico compiuto in età precoce; una maggiore consapevolezza dell’autismo tra gli operatori sanitari, i genitori e l’opinione pubblica; un migliore accesso ai servizi e alle diagnosi precoci; variabili demografiche e geografiche e alcuni fattori ambientali ancora da indagare”, come spiega l’Associazione nazionale genitori di persone con autismo (Angsa).
Ma non si tratta solo di un fenomeno che riguarda i più giovani, come conferma Valeria Fiorenza Perris, Psicoterapeuta e Clinical Director del servizio di psicologia online Unobravo, nell’intervista concessa a Virgilio Notizie.
Quando ci si riferisce al ADS si pensa prevalentemente ai bambini: le diagnosi e l’autismo riguardano anche l’età adulta?
“Sebbene non sia così comune ricevere una diagnosi di autismo in età adulta, sono sempre di più coloro che, sospettando di essere affetti da DSA, chiedono di essere sottoposti a maggiori accertamenti da adulti. Iniziare un percorso di valutazione non è semplice, richiede coraggio e potrebbe passare molto tempo prima di ricevere una diagnosi definitiva. Inoltre, l’adulto necessita di valutazioni e trattamenti diversi rispetto a quelli generalmente impiegati nei bambini. L’età adulta è stata per lungo tempo trascurata dalla ricerca sui disturbi dello spettro autistico, per questo sono ancora molti di più i centri e i professionisti specializzati nell’infanzia. Negli ultimi anni, però, si è sviluppato un crescente interesse verso l’autismo negli adulti”, spiega la psicoterapeuta
Cos’è la sindrome dello spettro autistico?
“La parola autismo deriva dal greco autús che significa “se stesso”. Il termine fu coniato nel 1911 dallo psichiatra svizzero Eugen Bleuler per designare un sintomo comportamentale, caratteristico di alcune fasi della schizofrenia, che consiste nel ripiegamento su sé stessi e nella perdita di contatto col mondo circostante. È però solo dal 1943, grazie ai pediatri Kanner e Asperger, che se ne ha un’analisi più dettagliata e completa, mentre il riconoscimento ufficiale è arrivato nel 1980 all’interno del DSM-3, cioè la terza edizione del Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorder, la principale risorsa delle patologie di salute mentale. Nel 2013, con il nuovo DSM-5 l’autismo è stato definito con il termine di Disturbi dello Spettro dell’Autismo (DSA)”, spiega l’esperta.
Quali i sintomi principali?
“L’autismo, o meglio DSA, è un disturbo del neurosviluppo che coinvolge principalmente linguaggio e comunicazione, e ha conseguenze sull’interazione sociale, sugli interessi – spesso ristretti – e sui comportamenti – di frequente ripetitivi – spiega Fiorenza Perris – Inoltre, si possono trovare forme di DSA sia in individui con difficoltà cognitive e intellettive che in persone normodotate o, persino, con capacità intellettive superiori”.
È possibile diagnosticare l’autismo in età adulta?
“Spesso le caratteristiche sono diverse o meno evidenti, oppure l’individuo ha sviluppato capacità di masking che gli permettono di dare meno visibilità ai sintomi. Può succedere, ad esempio, che interessi ristretti e altri elementi tipici della condizione autistica vengano espressi esclusivamente in solitudine e risultino, per questo, poco visibili agli altri. Molte persone autistiche adulte, inoltre, tendono a mettere in atto strategie compensatorie e meccanismi di coping per nascondere eventuali difficoltà in pubblico. Questi meccanismi dissimulatori comportano molti sforzi da parte del soggetto autistico e possono, quindi, essere fonte di grande stress”, dice la psicoterapeuta.
Tutto questo può rendere più difficile l’intervento terapeutico?
“Sì, perché non di rado i sintomi di DSA nell’adulto sono confusi con diagnosi di altro tipo, come disturbi attentivi e dell’apprendimento, dipendenza da sostanze, disturbo ossessivo compulsivo, psicosi, disturbi di personalità, bipolarismo, disturbi alimentari o depressione. L’autismo risulta più facilmente identificabile se accompagnato da una grave disabilità intellettiva, mentre potrebbe essere complesso da individuare in coloro che presentano livelli di funzionamento più elevati”.
Cosa può aiutare gli adulti con autismo?
“Partiamo dal presupposto che l’accertamento del disturbo dello spettro autistico è importante a qualsiasi età proprio perché può aiutare la persona a comprendere meglio le proprie difficoltà e, al contempo, imparare a sfruttare i propri punti di forza, qualità e abilità. L’autismo, inoltre, è una neurodiversità permanente, ciò significa che non esiste una cura o una terapia capace di eliminare completamente tutte le difficoltà del soggetto con autismo. È quindi più corretto parlare di strategie e interventi di supporto. Lo scopo di questi interventi è quello di minimizzare le difficoltà della persona autistica e massimizzarne i punti di forza, così da aiutarla ad integrarsi in una rete sociale, inserirsi lavorativamente e diventare, quanto più possibile, autonoma – spiega Fiorenza Perris – Ad oggi non esiste un unico intervento che possa sposarsi alle caratteristiche peculiari di ciascun individuo affetto da DSA. La terapia cognitivo-comportamentale può, però, essere molto efficace nel trattamento del disturbo dello spettro autistico. Un percorso cognitivo-comportamentale personalizzato può aiutare il soggetto con DSA ad imparare a riconoscere le proprie difficoltà e problematiche comportamentali e a controllarle (es: limitare i gesti ripetitivi). Al contempo, questo tipo di psicoterapia può costituire un valido supporto all’apprendimento di nuove capacità comunicative e di relazione. La psicoterapia può, in sintesi, migliorare la qualità della vita personale e relazionale del paziente”.
Si può ricorrere anche ai farmaci? In che casi?
“In alcuni casi possono rendersi necessari alcuni farmaci “soprattutto nei casi di soggetti che, oltre all’autismo, presentano anche disturbi del sonno o epilessia. Prima di intraprendere una terapia farmacologica, è però fortemente raccomandato, anche dallo stesso Istituto Superiore di Sanità, di rivolgersi a un medico – chiarisce l’esperta, che aggiunge: “La condizione autistica non è una malattia, ma un modo peculiare di vedere, sentire, vivere il mondo e soprattutto vivere gli altri. Per questo non esiste una cura o un’unica terapia che possa sposarsi alle caratteristiche uniche di ciascun individuo”, conclude la Psicoterapeuta e Clinical Director di Unobravo.