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Col Cloud Seeding si prova creare la pioggia per combattere la siccità: come funziona e quali sono i rischi

L'assenza di precipitazioni sta mettendo in ginocchio il gigante asiatico, che ora cerca di far piovere inondando le nuvole di prodotti chimici

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L’emergenza climatica diventa ogni giorno un argomento più ingombrante, e anche se da noi sembra ingenuamente tutto controllabile, in altre zone del mondo si combatte con qualsiasi arma. Come in Cina, dove l’ultima trovata è quella di creare la pioggia. Questo fenomeno si chiama cloud seeding. Inizialmente, soprattutto sui social, è stato associato all’alluvione nel deserto che ha colpito Dubai nell’aprile 2024: gli esperti, però, hanno smentito il rapporto causa-effetto.

Il cloud seeding, la semina delle nuvole

A causa delle alte temperature e dell’estrema siccità che sto colpendo lo Stato asiatico, il governo cinese è dovuto intervenire con misure drastiche.

In aree del Paese che sussistono quasi esclusivamente grazie all’energia idroelettrica, l’assenza di piogge si traduce in un radicale stravolgimento della vita quotidiana.

La Cina prova a Fonte foto: ANSA
Bacino idrico prosciugato dalla siccità.

Fabbriche chiuse o aperte a turnazione, black-out controllati durante il giorno, limiti alle temperature dei condizionatori e inviti a non usare gli ascensori.

Questi e altri metodi sembrano rivelarsi inutili, così la Cina ha deciso di ricorrere a un tentativo estremo: creare la pioggia inseminando le nuvole.

Come funziona il cloud seeding per creare la pioggia

La prima cosa da dire è che questa tecnica non ha assolutamente nulla a che vedere con la bufala delle scie chimiche.

Il cloud seeding (semina delle nuvole) è una tecnica tramite la quale si cerca di modificare il clima artificialmente.

Per formarsi la pioggia ha bisogno di particelle, i nuclei di condensazione, in grado di attirare e condensare il vapore acqueo.

Il concetto alla base è quello di spargere nel cielo sostanze chimiche, come lo ioduro d’argento, che aiutino le particelle sospese in aria a condensare, favorendo la formazione delle precipitazioni.

Le tecniche sono varie: aerei, razzi o cannoni, che possono colpire le nuvole da sopra, da sotto o direttamente dal loro interno.

Una tecnica ancora incerta

Gli studi su questo metodo atipico di “semina” si sono susseguiti lungo tutto il secolo scorso.

Gli scienziati non hanno dubbi circa la modificazione degli ammassi nuvolosi e delle loro strutture, ma sono ancora incerti riguardo gli effettivi risultati di queste tecniche.

Parte del problema sta nel fatto che la maggior parte degli esperimenti sono stai effettuati in climi favorevoli alle piogge, rendendo praticamente indistinguibili quelle naturali da quelle artificiali.

Un secolo di ricerche e tentativi

L’idea della semina delle nuvole, che già girava come teoria alla fine del diciannovesimo secolo, venne ripresa da Vincent Schaefer, chimico e meteorologo americano, sul finire degli anni ’40.

Da allora in ogni parte del mondo, con tecniche diverse, si è provato a ricreare la pioggia.

Anche in Italia, negli anni ’60 in Emilia Romagna e circa trent’anni dopo in Puglia, ma senza ottenere gli effetti desiderati.

Nonostante ciò la Cina, la Nazione che più fa uso di queste tecniche sperimentali, non sembra intenzionata a gettare la spugna e continua a inondare i propri cieli di ioduro d’argento. Ma con quali conseguenze?

Gli effetti dannosi del cloud seeding

Diversi studi hanno provato a soffermarsi invece sul problema che potrebbe essere causato dalla soluzione.

Ovvero: usare prodotti chimici potrebbe far piovere, ma quali sono le conseguenze per l’ambiente e per noi umani?

Secondo alcune ricerche, riportate anche da meteogiornale.it, le criticità sono molteplici, e concentrarsi solo sulle sostanze portate in cielo potrebbe essere un errore.

Lo ioduro pare non essere dannoso per l’uomo, a patto che venga usato a basse concentrazioni. E questo non sempre viene assicurato.

In più, pensare di creare pioggia in zone normalmente secche potrebbe creare problemi come dissesti idrogeologici, dato che alcuni terreni non sono fatti per trattenere determinate quantità d’acqua.

Inoltre, anche i costi per l’impiego di queste tecniche alla lunga non sono sostenibili.

La Cina quindi, in mancanza di alternative, continua a provarci. Ma il cloud seeding resta una tecnica controversa, che probabilmente non sarà in grado di risolvere i problemi che ci troveremo ad affrontare nel nostro prossimo futuro.

cina Fonte foto: ANSA
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