La bomba atomica dell'Iran spaventa Israele, e non solo: il piano di Netanyahu per evitare l'attacco nucleare
La minaccia della bomba atomica dell'Iran preoccupa Israele, col premier Netanyahu che avrebbe un piano per scongiurare l'attacco nucleare da parte di Teheran
La bomba atomica a disposizione dell’Iran spaventa non poco Israele e il suo premier Benjamin Netanyahu che, dopo il raid con missili e droni, teme l’attacco nucleare da parte di Teheran. Un timore che avrebbe fatto mettere a punto un piano da parte di Tel Aviv, con l’obiettivo di neutralizzare le strutture che permettono all’esercito iraniano di poter continuare lo sviluppo della bomba.
- L'atomica iraniana che preoccupa
- Il piano di Netanyahu
- Dall'infiltrazione ai bombardamenti per fermare il nucleare
- Gli ostacoli al piano d'Israele
L’atomica iraniana che preoccupa
La minaccia nucleare, oltre che dalla Russia di Putin, arriva anche dal Medio Oriente. Le tensioni sempre più forti tra Israele e Iran, sfociate con l’attacco di Teheran nella notte tra sabato 13 e domenica 14 con raid missilistici e droni neutralizzati, fanno temere il ricorso alla atomica che l’esercito iraniano ha a disposizione.
Ne è preoccupato il premier israeliano Benjamin Netanyahu, così come buona parte dei governi mondiali.
Ma ogni piano di Israele di “annullare” la minaccia si è concluso con un nulla di fatto. Perché tanto gli Stati Uniti, quanto i vicini di casa dell’Iran, hanno dato il loro secco “no” a ogni operazione per debellare il problema.
Il piano di Netanyahu
L’idea di Israele, infatti, sarebbe quella di bombardare le strutture in cui l’Iran arricchisce l’uranio e quella di distruggere tutti laboratori in cui si progetta la bomba atomica. Un progetto a più fasi da parte di Tel Aviv, che però si scontra con le intenzioni degli Usa.
Il no di Washington, infatti, pesa e non poco sull’azione israeliana che, dal canto suo, ha già messo a punto tutto il piano per cercare di arrivare preparati nel momento giusto.
Il premier israeliano Benjamin Netanyahu
Il governo Netanyahu, infatti, da anni addestra i suoi uomini per bloccare la marcia di Teheran verso il nucleare, con operazioni aggiornate di anno in anno in base alle novità che arrivano sullo stato delle cose dall’Iran.
Dall’infiltrazione ai bombardamenti per fermare il nucleare
Secondo quanto trapela, infatti, il piano prevede delle tappe essenziali che partono dall’infiltrazione sul territorio iraniano fino all’effettiva neutralizzazione dei siti nucleari di Teheran.
Il primo passo, come detto, è quello dell’infiltrazione di varie squadre di F35, composte da quattro aerei ciascuno, lungo rotte differenziate lunghe dai 1.200 agli oltre 2mila chilometri che, volando a bassa quota, raggiungeranno il territorio iraniano muovendosi tra i cieli di Giordania, Arabia Saudita e Golfo Persico.
Una volta sui cieli iraniani l’obiettivo è l’eliminazione delle difese contraeree intorno ai siti nucleari, col lavoro degli F35 che lascerebbe spazio di manovra agli squadroni di F15, F16 ed F 35 pronti a sganciare le “bunker buster” Gbu 72, ordigni da 2.500 chili di fabbricazione americana capaci di penetrare decine di metri di cemento e distruggere i laboratori nascosti nel sottosuolo.
L’obiettivo è radere al suolo il laboratorio Fordow, costruito nel cuore di una montagna e con ambienti scavati a 80 metri di profondità. Si tratterebbe del “sancta sanctorum” della ricerca nucleare iraniana.
Gli ostacoli al piano d’Israele
Ma si tratta di un piano che, al momento, è difficile da mettere in atto. In primis perché la prima parte dovrà essere autorizzata dall’Iraq, che al momento ha negato ogni permesso di infiltrazione aerea per l’attacco a Teheran.
Il secondo ostacolo, più importante, è legato agli Usa. L’unico ordigno capace di raggiungere la profondità del Fordow è la Gbu 57A/B di fabbricazione americana e Washington continua a rifiutarne la fornitura ad Israele proprio per evitare raid non autorizzati.