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L'intervista a Roberto Vannacci dopo l'uscita del libro "Il coraggio vince": chi è l'uomo dietro al generale

L'intervista a Roberto Vannacci dopo l'uscita del libro "Il coraggio vince": dall'Esercito alla famiglia, chi è l'uomo dietro al generale

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Roberto Vannacci è il generale più chiacchierato del momento. La sua fama è schizzata alle stelle con l’uscita del suo primo libro, Il mondo al contrario. Molto discusso, ha acceso il dibattito e ha fatto molto parlare di sé per i suoi contenuti, bollati da molti come omofobi e razzisti. L’uscita del tomo gli ha causato conseguenze anche lavorative, dal momento che l’Ufficio Disciplina dello Stato Maggiore ha sospeso il militare dall’incarico per 11 mesi dopo il procedimento disciplinare nei suoi confronti. A distanza di meno di un anno, Vannacci torna con un secondo libro, Il coraggio vince, pubblicato con la casa editrice Piemme: ripercorre la sua vita, con qualche accenno anche ai momenti vissuti dopo l’uscita di Il mondo al contrario. L’intervista concessa a Virgilio Notizie.

L’intervista al generale Roberto Vannacci

Il coraggio vince ripercorre la sua vita, ma cosa è cambiato per lei dopo la pubblicazione de Il mondo al contrario?

“La mia vita è cambiata, certamente, mi sono trovato al centro di una ciclopica polemica che non avevo potuto prevedere. Ho solo cercato di non farmi travolgere. Sono diventato un personaggio mediatico: un obiettivo da attaccare, per tanti, o un riferimento per molti altri. Ho dovuto espormi per cercare di far trionfare la verità e la genuina interpretazione di quanto avessi scritto nel mio libro e per smascherare i moltissimi che spesso per ignoranza – perché non avevano letto il libro –  per partito preso, per sciatteria ma anche spesso per malafede, cercavano di farmi apparire come omofobo, razzista, xenofobo, antisemita, putiniano, fascista e chi più ne ha più ne metta. L’ultima personalità che ci ha provato è stata l’onorevole Vittoria Baldino che, durante la trasmissione L’aria che tira, mi ha catalogato come antisemita senza che nel mio libro compaia una sola parola riguardo gli ebrei, Israele o il sionismo. Anche da un punto di vista privato la mia vita è cambiata: passo meno tempo con la famiglia, rispondo a innumerevoli chiamate da parte di giornalisti e opinionisti, mi vedo in tantissimi quotidiani e trasmissioni. Non ero abituato a tale popolarità. Fortunatamente nel focolare domestico abbiamo mantenuto la nostra serenità e semplicità e anche io non mi sono mai montato la testa sapendo che questa popolarità, prima o poi, svanirà con la stessa rapidità con la quale si è formata”.

E dal punto di vista lavorativo? Di recente è stato sospeso undici mesi…

“Faccio altro. Promuovo i miei libri, faccio i compiti con le mie figlie, le accompagno agli allenamenti sportivi, leggo un po’ di più, mi dedico a tante attività a cui prima non avevo il tempo di dedicarmi”.

intervista roberto vannacci generale virgilio notizieFonte foto: ANSA
Il generale Roberto Vannacci

Dalle parole usate in Il coraggio vince emerge che le accuse di omofobia e razzismo l’hanno offesa. Spesso ha cercato di spiegare il suo punto di vista: pensa di esserci riuscito?

“Credo che tutte le persone oneste lo abbiano capito da subito che il mio libro non fosse offensivo per nessuno. Tra queste persone rientrano, oltre a tantissima gente comune, nientepopodimeno che il sociologo Luca Ricolfi e la studiosa storica e femminista Lucetta Scaraffia. Per quelli che invece ragionano per sentito dire spero di aver seminato il germe del dubbio. Per quelli che da subito hanno agito in malafede e col fine di strumentalizzare quello che ho scritto – sono parecchi e, soprattutto, sono personalità in vista – non ci riuscirò mai. Me ne sono fatto una ragione”.

Si aspettava tanto clamore quando è uscito Il mondo al contrario? E se ne aspetta altrettanto per questo libro?

“Certo che no. Pensavo di diffondere il libro tra poche centinaia di persone che sono poi i miei contatti, i miei amici, le persone che mi conoscono, gli amici degli amici, tutto qua. Il successo proviene dalle polemiche che sono nate dopo la sua pubblicazione e, soprattutto, dopo i due articoli di Repubblica e Corriere della Sera dei giornalisti Matteo Pucciarelli e Aldo Cazzullo. Altro motivo di successo è stata la condivisione di quanto espresso nel libro da una grande fetta della società che, forse, non aveva più l’ardire e il coraggio di manifestare le stesse opinioni a voce alta. Molti dicono che il libro faccia schifo, sia sgrammaticato, pesante e, per giunta, irricevibile, ma i numeri dicono il contrario. Significa anche che chi ne parla in maniera negativa, molto spesso, non lo ha letto e si basa su trafiletti, estratti già commentati su altre testate o sul semplice sentito dire.  D’altra parte, criticare i libri che non si sono letti ed esprimere sentenze su ciò che non si conosce fa parte della sciatteria di molti commentatori e opinionisti molto in vista”.

Considera Il coraggio vince il modo per esprimere meglio il suo punto di vista?

“Sì, serve a fornire l’interpretazione originale de Il mondo al contrario e a capire il perché Roberto Vannacci la pensi così”.

Il libro tratteggia Roberto Vannacci militare: la sua carriera, alcune delle sue missioni, compresa quella che definisce il punto di svolta, la Somalia. Come è stata?

“La prima missione operativa, quella che lascia il segno. La prima volta che mi sono confrontato con il combattimento, con la guerra, con il fardello del comando, con la responsabilità di guidare uomini eccezionali dai quali ho imparato moltissimo”.

Delle varie missioni, che ripercorre nel corso del volume, quale le è rimasta più impressa?

“Il Ruanda è forse quella che ricordo più vividamente. Un Paese distrutto in cui era in atto un genocidio terrificante. Una missione molto pericolosa condotta in completo isolamento in un contesto ad altissimo rischio senza la garanzia di poter tornare a casa. Un’avventura, nel vero senso della parola, che fortunatamente ha avuto un lieto fine”.

Tra le tante tappe della sua vita, che ricostruisce nel suo nuovo libro, c’è uno spazio per la sua vita sentimentale: racconta ai lettori di Camelia, del vostro primo incontro, di quando vi siete ritrovati e del dopo. Oggi è sua moglie. Cosa le dice dei suoi libri?

Il Mondo al contrario non lo ha ancora letto per intero, ma ne conosce alcuni tratti che le illustravo mentre lo stavo scrivendo. Il coraggio vince lo ha iniziato a leggere pochi giorni fa: mi farà sapere. Comunque Camelia non mi ha fatto mai mancare il suo supporto, anche nei momenti più difficili e critici di questa vicenda. Le sono estremamente grato per questo suo positivo atteggiamento e per la serenità che ha sempre saputo garantire nell’ambito familiare”.

Il coraggio vince fa emergere l’uomo dietro la figura pubblica, che è diventata nota con la pubblicazione del primo libro: questo era il suo obiettivo? Farsi conoscere meglio?

“Certo, uscire un po’ dallo stereotipo descritto da molti giornali: il militare burbero, ignorante, gretto e volgare. Chi legge l’ultimo libro saprà chi sono, da dove provengo, quali esperienze ho fatto e in quali situazioni mi sono trovato, forse capirà meglio perché sono convinto di alcune idee e principi che a molti possono sembrare strani o desueti”.

Lei ha detto che sta valutando di entrare in politica, ora ha le idee più chiare a riguardo o continua a riflettere? Intanto si è radunato un comitato in suo nome, che ne pensa?

Per la politica sto ancora valutando. Il Comitato, invece, è un’associazione culturale a cui esprimo la mia gratitudine per essersi proposto lo scopo di diffondere le idee e i principi che illustro nel libro Il mondo al contrario”.

Il coraggio vince di Roberto Vannacci si può acquistare anche su Amazon

Preferirebbe fondare un suo partito o candidarsi con la Lega di Salvini? E, se dovesse scegliere la prima opzione, quali potrebbero essere i suoi alleati, secondo lei?

“Non mi occupo di politica e quindi non so quali siano i passi per fondare un partito o per aderire a una specifica fazione. Vedremo in futuro, anche in base a quello che succederà nei prossimi mesi”.

Quante copie ha venduto Il mondo al contrario

Roberto Vannacci ha riferito che “a fronte delle quasi 7800 recensioni del libro su Amazon, l’85% è a 5 stelle e il 9% a 4 stelle totalizzando un 94% di recensioni estremamente positive. Ciò significa che il libro è forse il più recensito su Amazon e che i detrattori veri, tra quelli che hanno letto il libro, sono pochissimi”.

I dati fino al dicembre 2023 parlano di 230 mila copie vendute.

Chi è il generale Roberto Vannacci

Roberto Vannacci è nato a La Spezia il 20 ottobre 1968.

Ex comandante della Brigata Folgore e del reggimento paracadutisti Col Moschin, ha conseguito la laurea magistrale in Scienze Strategiche presso l’Università di Torino, la laurea magistrale in Scienze Internazionali e Diplomatiche a Trieste e la laurea magistrale in Scienze Militari all’università di Bucarest.

Ha conseguito inoltre il Master di II livello in Scienze Strategiche all’università di Torino e il Master di II livello in Studi Internazionali Strategico-Militari in collaborazione con l’Università Cattolica di Milano e l’Università LUISS di Roma.

Ha iniziato la sua carriera militare come ufficiale paracadutista nell’unità di incursori dell’Esercito, il Reggimento d’assalto Paracadutisti Col Moschin. Ha anche ricoperto l’incarico di “Chief Special Forces” presso il Corpo d’Armata di reazione Rapida della NATO a Solbiate Olona

Ha partecipato a numerose operazioni militari in Somalia, Ruanda, Yemen, Costa d’Avorio, nei Balcani, in Iraq, Afghanistan e Libia, sempre al comando di unità di forze speciali.

È stato comandante del contingente italiano durante la guerra in Iraq nel 2017. In Afghanistan è stato prima comandante dell’unità militare Task Force 45 e poi Capo di Stato Maggiore delle Forze Speciali della NATO.

In Libia nel 2011 è stato impiegato in supporto alle autorità diplomatiche italiane dove, tra l’altro, ha organizzato e portato a termine l’evacuazione d’emergenza della sede diplomatica di Tripoli

intervista-roberto-vannacci-generale-virgilio-notizie Fonte foto: ANSA
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