L'autista Alberto Rizzotto del bus di Mestre aveva problemi di cuore: ipotesi battaglia legale sull'incidente
La seconda consulenza sul corpo dell'autista Alberto Rizzotto ha evidenziato problemi di cuore: da capire se siano collegati all'incidente di Mestre
Arrivano novità sulla tragedia di Mestre dello scorso 3 ottobre, quando il bus guidato da Alberto Rizzotto è precipitato dal cavalcavia causando diversi morti e feriti. Da subito si è seguiti la pista di un possibile malore del conducente, smentito dall’autopsia. Una seconda consulenza ha appurato però che il 40enne avesse davvero problemi di cuore.
- L'autista Alberto Rizzotto aveva problemi di cuore
- La famiglia del 40enne aveva escluso problemi
- Nella tragedia di Mestre resta il giallo della sbandata
L’autista Alberto Rizzotto aveva problemi di cuore
Stando a quanto riferito dal Corriere della Sera, il nuovo esame medico-legale condotto nella mattinata di martedì 29 novembre avrebbe accertato che l’autista trevigiano avesse effettivamente dei problemi di cuore, nello specifico qualcosa che non andava nel tessuto cardiaco.
È il dettaglio per cui gli inquirenti hanno ritenuto necessario avviare ulteriori accertamenti medici, condotti dall’anatomopatologa dell’Università di Padova Cristina Basso. Ciò che è emerso, ha spinto a fissare una nuova seduta per il 21 dicembre in modo da fare esami ancora più approfonditi.
Un’immagine scattata la sera del disastro di Mestre
È presto per dire se i problemi riscontrati al cuore di Alberto Rizzotto possano essere collegati al tragico incidente di Mestre, ma se venisse invece confermato abbiano svolto un ruolo e che fossero conclamati potrebbe iniziare una battaglia legale.
La famiglia del 40enne aveva escluso problemi
Tale ipotesi è stata precedentemente smentita dai parenti di Rizzotto, rappresentati dall’avvocato Francesco Stilo. L’uomo aveva negato che il 40enne autista fosse andato al pronto soccorso per problemi cardiaci prima dell’incidente costato la vita a 21 persone.
Anche i consulenti della famiglia, ovvero il medico legale Roberto Rondolini e il luminare delle malattie improvvise Gaetano Thiene, durante l’esame di martedì avrebbero escluso episodi organici acuti tali da giustificare una perdita di coscienza e la conseguente tragedia.
Dall’autopsia effettuata pochi giorni dopo, non erano emerse chiare evidenze di un malore. Questa ipotesi avrebbe spiegato l’assenza di segni di frenata o di controsterzo. Questo fatto potrebbe essere spiegato con un colpo di sonno (ma l’incidente è avvenuto alle 19,40) oppure, in alternativa, con una distrazione.
Nella tragedia di Mestre resta il giallo della sbandata
Il 2 ottobre il bus guidato da Alberto Rizzotto era impegnato in un servizio di navetta tra il Tronchetto e il camping Hu di Marghera quando, senza toccare altri mezzi, si è spostato verso destra, strisciando per circa 50 metri lungo il guardrail senza alcun segno di frenata o tentativo di rimettersi in carreggiata.
A un certo punto la barriera è finita a causa di un varco ampio circa 2 metri. Il bus ha scartato ulteriormente verso destra, è stato trafitto dal guardrail che ripartiva di fronte ed è precipitato per circa 20 metri sulla sottostante via della Pila.
Oltre al malore, c’è poi un’ulteriore ipotesi sul tavolo: quella del guasto. In un primo momento questa pista aveva preso poco credito dal momento che il bus protagonista dell’incidente è un nuovissimo Yutong E-12, con propulsione totalmente elettrica, entrato nella flotta solo un anno fa.
In questo scenario, la strisciata sul guardrail potrebbe essere interpretata come un atto volontario del conducente nel tentativo di arrestare la corsa del bus. Dall’autopsia sarebbero emerse delle lesioni sulle dita che potrebbero significare che il conducente ha stretto il volante con molta forza.