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L'arma del delitto di via Poma non fu il tagliacarte: la nuova ipotesi sull'omicidio di Simonetta Cesaroni

Quale arma fu usata nel delitto di via Poma? La svolta del criminologo Franco Posa: "A uccidere Simonetta Cesaroni non fu un tagliacarte"

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“Compatibilità oggettivamente non valida”, è quanto sostiene il criminologo Franco Posa alle telecamere di ‘Quarto Grado’ sul tagliacarte, l’arma più volte indicata come quella usata nell’omicidio di Simonetta Cesaroni. Il criminologo, professore dell’Istituto di Neuroscienze Forensi nonché consulente della famiglia Cesaroni, è giunto a questa conclusione dopo mesi di test e ricerche.

Il tagliacarte non sarebbe compatibile con le ferite presenti sul corpo di Simonetta Cesaroni, uccisa il 7 agosto 1990 a Roma mentre si trovava presso gli uffici dell’Associazione Italiana Alberghi della Gioventù (AIAG). Sul suo cadavere i segni di 29 colpi inferti, a questo punto, con un oggetto certamente adatto all’offesa ma non un tagliacarte. Per Franco Posa lo spazio che un tagliacarte occuperebbe in una ferita “è troppo piccolo”, dunque l’oggetto di cui si parla da più di 33 anni non avrebbe le dimensioni compatibili con quelle delle ferite inferte sul corpo di Simonetta Cesaroni.

Dunque, con quale arma si è consumato il delitto di via Poma? Una risposta chiara non c’è, ma Posa specifica che “mancano le codette“, dunque “non c’è un tagliente“. L’oggetto che ha ucciso la ragazza non sarebbe dunque un’arma da taglio, ma uno strumento “bombato e tondeggiante”, e probabilmente non era presente all’interno degli uffici dell’AIAG. L’assassino lo aveva già con sé? Il delitto di via Poma era premeditato?

delitto-di-via-poma Fonte foto: ANSA
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