L'amico di Ramy Elgaml alla guida dello scooter accusa i carabinieri, la testimonianza di Fares Bouzidi
Morte di Ramy Elgaml, l'amico Fares Bouzidi accusa i carabinieri alla guida della gazzella: "Non c'è stato un alt, non ho perso il controllo"
Fares Bouzidi, l’amico di Ramy Elgaml, ha puntato il dito contro i carabinieri nel corso dell’interrogatorio davanti al gip di Milano. Lo riferisce il suo avvocato Marco Romagnoli, che lo assiste insieme alla collega Debora Piazza. Il 22enne era alla guida dello scooter nella notte del 24 novembre e ha accusato i militari di aver tamponato il mezzo con la loro gazzella.
- Farez Bouzidi accusa i carabinieri: il racconto
- La dinamica secondo l'amico di Ramy Elgaml
- L'avvocato chiede la revoca dei domiciliari
Farez Bouzidi accusa i carabinieri: il racconto
Giovedì 12 dicembre Fares Bouzidi, l’amico di Ramy Elgaml che il 24 novembre si trovava alla guida dello scooter, è stato interrogato dal gip di Milano.
Il 22enne ha raccontato che quella notte lo schianto sarebbe avvenuto a seguito di un tamponamento da parte dell’auto dei carabinieri.
Fares ha raccontato di aver avvertito “l’urto con la macchina dei carabinieri” per poi svegliarsi in ospedale. Lo riferisce il suo avvocato Marco Romagnoli, difensore insieme alla collega Debora Piazza, come riportato da Ansa. La sua versione contrasta con quanto riferito dai militari che hanno sempre riportato che il 22enne avrebbe perso il controllo dello scooter prima dello schianto.
Bouzidi, invece, spiega: “Non ho perso io il controllo“. Inoltre nega che ci fosse stato un precedente alt da parte dei militari, piuttosto avrebbe incrociato la gazzella e si sarebbe dato alla fuga in quanto sprovvisto di patente.
La dinamica secondo l’amico di Ramy Elgaml
“Ho incrociato la macchina dei carabinieri, ho reagito scappando quando si sono avvicinati perché ho avuto paura, non avevo la patente”, racconta Bouizidi al gip. Durante la corsa il 22enne avrebbe cercato un modo per rallentare “per permettere a Ramy di scendere”. Bouzidi spiega inoltre di non essersi accorto che l’amico avesse perso il casco.
Quindi i carabinieri “sono venuti dietro” e lui avrebbe accelerato, ma i militari si sarebbero lanciati all’inseguimento. La corsa si è protratta per 8 kilometri per un totale di 20 minuti di tempo. Infine, la tragedia tra via Quaranta e via Ripamonti: “Ho sentito questa botta, questo urto, questa spinta da dietro, poi siamo volati“.
Non ricorda altro, Fares, che conclude raccontando che successivamente si è svegliato in ospedale. Il 22enne porta ancora i segni di quella notte. In Procura, infatti, è arrivato con l’ausilio delle stampelle.
L’avvocato chiede la revoca dei domiciliari
Dopo il suo risveglio all’ospedale Fares Bouzidi è stato posto agli arresti domiciliari che sta scontando in casa della sorella. Al termine dell’interrogatorio l’avvocato Romagnoli ha chiesto la revoca del provvedimento.
Fares, infatti, è indagato a piede libero per omicidio stradale insieme al vicebrigadiere che la notte del 24 novembre era alla guida della gazzella. In un altro fascicolo, quello per cui è stato interrogato giovedì 12 dicembre dal gip, il giovane è indagato per resistenza a pubblico ufficiale.
Alla richiesta della difesa i pm hanno dato risposta negativa. Ora si attende la relazione dell’ingegnere Domenico Romaniello incaricato di eseguire una perizia cinematica che ricostruisca le dinamiche della tragedia. L’esperto ha 45 giorni di tempo per depositare la sua relazione. Per la vicenda sei carabinieri si trovano sotto l’occhio della Procura di Milano.