Kate Middleton e le ipotesi sull'intervento chirurgico: dall'isterectomia alla rimozione della milza
Nuove teorie sulle possibili cause del ricovero di Kate Middleton, operata all’addome. L’ipotesi più accreditata è quella di un’isterectomia
Le informazioni diffuse da Kesington Palace sono vaghe e non spiegano i motivi del lungo ricovero in clinica, si parla di 14 giorni, e della successiva degenza di due mesi di Kate Middleton. I media si rincorrono con ipotesi e illazioni e, tra le possibilità più plausibili, spunta l’isterectomia, intervento di asportazione dell’utero.
Le cause del ricovero di Kate Middleton
La consorte dell’erede al trono di Inghilterra, Kate Middleton è attualmente ricoverata in una clinica privata di Londra, dopo esser stata sottoposta a un intervento all’addome.
Il principe William le è al fianco e la coppia reale ha annullato tutti i prossimi impegni pubblici. Per Middleton si prevede un ricovero di 10-14 giorni e circa 2 mesi di degenza.
La clinica privata dove è ricoverata Kate Middleton
I lunghi tempi di ripresa lasciano pensare a qualcosa di serio, seppur – per lo meno stando a quanto riportato dai media britannici – sembra essere esclusa l’ipotesi di un tumore.
Il Daily Mail, interrogando sulla questione il medico Martin Scurr, ipotizza, considerata Kate una donna di 42 anni e in forma, appendiciti o calcoli biliari che, tuttavia, non chiederebbero, salvo complicanze, una degenza così lunga.
E si inizia così a parlare, senza conferme ufficiali, anche di una possibile isterectomia.
Isterectomia, in cosa consiste la rimozione dell’utero
L’isterectomia è l’intervento chirurgico volto alla rimozione dell’utero e può essere effettuato per via vaginale, con tecnica chirurgica mini-invasiva per via laparoscopica o per via addominale.
L’apertura della parete addominale – e Middleton è stata sottoposta appunto a un intervento di tal genere – si predilige oggi quasi esclusivamente in caso di uteri fibromatosi di grandi dimensioni, così come spiegato al Corriere della Sera da Nicola Colacurci, Professore Ordinario di Ginecologia ed Ostetricia presso l’università della Campania Luigi Vanvitelli.
Le conseguenze di un’isterectomia, lì dove si asporti solo l’utero e non le ovaie, comporta la perdita del flusso mestruale e, per questo motivo, non è solitamente praticata su donne in età fertile, in quanto comporta l’impossibilità di avere altri figli.
Di norma, prosegue Colacurci, i tempi di degenza in caso di interventi programmati (così come pare esser stato quello di Middleton ) non vanno oltre i 4-5 giorni, che si superano solo in caso di grave anemia o sepsi prechirurgica.
Si ricorre a un intervento di isterectomia in caso di cancro dell’utero o della cervice uterina (ipotesi che sembra esclusa per la reale) o in caso di lesioni pre-cancerose rinvenute sul collo dell’utero a seguito di un Pap Test.
La più frequente indicazione è, tuttavia, quella di menometrorragia (abbondanti perdite di sangue tra un ciclo e l’altro) impossibile da curare in altro modo. Vi sono poi i casi di fibromi, tumori benigni molto comuni tra le donne e le più gravi forme di endometriosi.
Infine, l’isterectomia è indicata in quelle pazienti per cui diverse terapie non sono riuscite a risolvere il dolore pelvico cronico o il prolasso uterino.