Jean Marie Le Pen morto a 96 anni, era ricoverato da settimane: padre di Marine, aveva fondato Front National
Morto Jean Marie Le Pen, il padre di Marine aveva 96 anni: storico leader di estrema destra, era ricoverato da settimane in una struttura
Lo storico leader dell’estrema destra, Jean-Marie Le Pen, è morto in Francia a 96 anni. Fondatore di Front National, era il padre di Marine, a sua volta guida di Rassemblement National, partito nato proprio dalle ceneri di Front National, sciolto nel 2018. Jean-Marie Le Pen era ricoverato da settimane in una struttura, come ha confermato la famiglia.
- Morto Jean-Marie Le Pen: il comunicato della famiglia
- Chi era Jean-Marie Le Pen
- La vita prima della politica
- L'espulsione dal partito Front National
- Il rapporto con la figlia Marine
- I processi giudiziari
- I problemi di salute
- La descrizione di Le Monde
Morto Jean-Marie Le Pen: il comunicato della famiglia
A confermare la morte di Jean-Marie Le Pen è stata la famiglia, attraverso un comunicato ufficiale diramato subito dopo il decesso, avvenuto martedì 7 gennaio.
Questa la nota:
“Circondato dai suoi cari, Jean-Marie Le Pen, è stato richiamato a Dio oggi alle 12”.
Chi era Jean-Marie Le Pen
Jean-Marie Le Pen era nato a Trinité-sur-Mer il 20 giugno 1928.
Era stato fondatore e leader del partito di estrema destra, Front National, creato nel 1972 in opposizione al partito gollista.
Jean-Marie Le Pen
Deputato all’Assemblea nazionale e per più legislature all’Europarlamento, Jean-Marie Le Pen era diventato famoso per le sue posizioni conservatrici e reazionarie, che spesso lo hanno spinto a rilasciare dichiarazioni controverse e provocatorie per decenni.
Si è candidato in diverse elezioni presidenziali francesi, arrivando al ballottaggio del secondo turno contro Jacques Chirac nel 2002, quando ottenne il 17,79%.
Alle presidenziali 2007 aveva ottenuto al primo turno 3.834.530 voti (10,44%), venendo escluso dal successivo ballottaggio vinto poi da Nicolas Sarkozy.
La vita prima della politica
Laureato in Giurisprudenza, nel 1953 si era arruolato nella Legione straniera da volontario nel I reggimento paracadutisti, venendo spedito in Indocina (1954), Algeria e Suez (1956).
Prima di scendere in politica, Jean-Marie Le Pen era stato – ricorda Il Corriere della Sera – pescatore, minatore, geometra e perfino proprietario di una casa discografica.
Nel 1960 aveva sposato Pierrette Lalanne da cui ebbe 3 figli.
Da lei divorziò nel 1987, rifiutando di pagare gli alimenti alla moglie, apparsa su Playboy vestita da cameriera sexy.
L’espulsione dal partito Front National
Nel 2011 aveva lasciato la guida del partito Front National alla figlia Marine, venendo poi espulso nel 2015 per divergenze politiche.
Abbandonata la politica, è stato fautore di una lotta radicale contro l’immigrazione, che non ha mai cessato di dividere la Francia.
Nell’agosto 2020 aveva creato un istituto a suo nome, in cui aveva conservato gli archivi sulla sua carriera politica.
Diversi suoi avversari lo hanno definito razzista, xenofobo, antisemita.
Il rapporto con la figlia Marine
Jean-Marie Le Pen aveva lasciato l’incarico di presidente di Front National alla figlia Marine, diventando presidente onorario.
Sospeso nel 2015 per divergenze politiche, ha rilasciato alcune dichiarazioni che hanno portato la figlia a sancirne l’espulsione: in diverse interviste aveva dichiarato di sentirsi “tradito” e “trattato in modo oltraggioso”, definendo il comitato esecutivo che lo ha sospeso per 7 voti contro 1 come “un’assemblea di stipendiati, cortigiani, un plotone di esecuzione con sette mercenari” e ha detto di volere una sconfitta della figlia alle presidenziali del 2017.
Aveva persino dichiarato: “Mi vergogno che il presidente del Front National abbia il mio cognome e mi auguro che lo perda il prima possibile”.
In un’intervista a Europe 1, rivolgendosi direttamente alla figlia aveva aggiunto: “Le ho detto: ‘Sposati‘, così potrai cambiare cognome e alleggerire la mia coscienza”.
I processi giudiziari
Le sue provocazioni lo hanno spesso portato a condanne giudiziarie.
Nel 1996 è stato condannato da un tribunale francese per il reato di incitamento all’odio razziale dopo aver definito le camere a gas, in cui vennero sterminati gli ebrei, “un semplice dettaglio nella storia della seconda guerra mondiale”.
Nel 2012 è stato condannato a 10 mila euro di multa per la frase: “Almeno in Francia l’occupazione tedesca non era particolarmente disumana“.
Nel marzo 2018 è stato condannato, in via definitiva, a pagare una multa di 30 mila euro per aver nuovamente definito, nell’aprile del 2015, le camere a gas naziste come un “dettaglio” della storia della seconda guerra mondiale.
I problemi di salute
Nel 2022 era stato ricoverato dopo un ictus, così come nel 2023: allora, i medici avevano definito il suo stato “grave”.
Nell’aprile 2024, era stato posto “sotto protezione legale” su richiesta della sua famiglia.
La descrizione di Le Monde
Il giornale francese Le Monde lo ha definito così:
“L’uomo che ha riportato l’estrema destra al centro della politica francese”.