Javier Milei vuole cambiare l'Argentina chiedendo pieni poteri: rischio svolta autoritaria con il plebiscito
Le ultime mosse di Javier Milei in Argentina, con la minaccia di un plebiscito per ottenere pieni poteri. Futuro della democrazia in bilico
Javier Milei, il nuovo presidente anti-establishment dell’Argentina fresco d’elezione, ha provocato una certa apprensione in grado di travalicare i confini nazionali dopo l’annuncio di un possibile plebiscito per ottenere il consenso popolare sulle riforme in agenda. Questa mossa solleva preoccupazioni sulla stabilità democratica, in quanto potrebbe esautorare il Parlamento di Buenos Aires. Milei ha presentato anche una “legge omnibus” al Congresso, richiedendo pieni poteri per gestire l’emergenza in diversi settori, minacciando quindi di assumere un ruolo autoritario.
- Milei e il rischio di svolta autoritaria in Argentina
- La "legge omnibus" di Milei
- L'estensione dello stato di emergenza
- Le reazioni
Milei e il rischio di svolta autoritaria in Argentina
L’annuncio del presidente argentino Javier Milei è giunto a soli venti giorni dall’insediamento alla Casa Rosada e ha attirato l’attenzione su una possibile deriva autoritaria.
Il presidente ha dichiarato che, in caso di rifiuto del Parlamento di approvare un megadecreto mirante a modificare centinaia di leggi economiche, convocherà un plebiscito per affidare al popolo argentino la decisione finale.
Sindacati e opposizioni hanno annunciato azioni di protesta contro i propositi di Javier Milei
La “legge omnibus” di Milei
La situazione ha preso una piega ancor più incerta con la presentazione di una “legge omnibus” al Congresso, una proposta che chiede al Parlamento di concedere a Milei una maggiore autonomia per affrontare l’emergenza in diversi settori chiave, tra cui economia, finanza, sicurezza e sanità.
Si tratta, a tutti gli effetti, di un tentativo autentico per ottenere i pieni poteri che, se andasse a buon fine, permetterebbe a Milei di assumere il controllo su questioni normalmente riservate al legislatore.
L’estensione dello stato di emergenza
Questa mossa, definita “Legge delle basi e punti di partenza per la libertà degli argentini”, mira a prolungare lo stato di emergenza fino al 31 dicembre 2025, con la possibilità di ulteriori estensioni per altri due anni.
Durante questo periodo, Milei avrebbe il potere di legiferare su questioni costituzionalmente riservate al Parlamento, consolidando così nelle sue mani sia il potere esecutivo che quello legislativo.
Le reazioni
Le intenzioni del presidente argentino sono apparse chiare fin dal suo insediamento: accelerare il processo decisionale e attuare rapidamente le riforme promesse durante la sua campagna elettorale. Nonostante Milei abbia ottenuto una vittoria significativa con il 56% dei voti al ballottaggio, il suo partito, La Libertad Avanza, conta solo su 40 deputati, il 15% del totale. Questa mancanza di rappresentanza potrebbe spingere Milei a cercare alternative per garantire l’attuazione delle sue politiche.
Le reazioni a queste mosse non si sono fatte attendere. Sindacati e opposizione hanno già annunciato battaglia, anticipando manifestazioni e uno sciopero generale a fine gennaio. Il clima politico in Argentina si infiamma, con le prospettive di un confronto acceso in Parlamento e nella società civile.