Perché i partiti sono tornati a litigare sullo Ius Soli
Cosa cambia tra Ius Soli e Ius soli sportivo, quali i provvedimenti fermi in Parlamento. Perché i partiti sono tornati a litigare sullo Ius Soli
A chiunque abbia seguito almeno un minimo le Olimpiadi, sarà apparso chiaro che l’Italia è stata rappresentata a Tokyo 2020 da un team di atleti multietnico. Già prima del record storico di medaglie ottenute dai campioni inviati in Giappone, un nuovo dibattito sullo Ius Soli, la cittadinanza per gli stranieri nati in Italia, era nell’aria. Il tema è tuttavia stato rilanciato con forza da un medagliere senza precedenti, in particolare dalla medaglia d’oro vinta da Marcell Jacobs nei cento metri piani – tuttavia è bene chiarire fin da subito che il velocista, il cui padre è un militare afroamericano, è italiano.
Sarà anche che è in pieno svolgimento la campagna elettorale per un seggio a Siena, che vede in campo il segretario del Pd Letta, ma il tema sta tenendo banco in questa lunga pausa di Ferragosto, spaccando i partiti, i ministri, il mondo dello sport e i commentatori. Prima di passare in rassegna le posizioni, più o meno tutte peraltro rappresentate in una maggioranza di governo composita, è bene però capire di cosa, di preciso, stiamo parlando. Sì perché il botta e risposta della politica ruota intorno ad alcune parole chiave, che sono Ius Soli (temperato e “puro”) e Ius Culturae, ma anche Ius Soli sportivo. In cosa consistono le differenze?
Quali sono le diffenze tra Ius soli, Ius soli sportivo e Ius Culturae
Si tratta in tutti e tre i casi di norme più inclusive rispetto a quella attualmente in vigore in Italia: lo Ius Sanguinis. Sulla base di quello che dal latino di traduce con “diritto del sangue” la cittadinanza italiana può essere richiesta solo da un bambino nato con almeno uno dei genitori italiani. Al contrario, un bambino nato da due genitori stranieri deve aspettare la maggiore età per diventare, dal punto di vista della cittadinanza, italiano – la condizione è a questo punto che abbia vissuto in Italia “ininterrottamente e legalmente”.
In passato si è parlato di Ius Culturae contestualmente alla riforma della giustizia dell’ex ministro della Giustizia, in quota Cinque Stelle, Alfonso Bonafede – che ha ricoperto l’incarico nel Conte I e nel Conte II. La differenza con lo Ius Culturae è stata spiegata su Virgilio qui. Lo Ius soli sportivo, poi,in realtà già esiste, ma è sottoposto ad alcune limitazioni. In particolare, nella legge del giorno 1 febbraio 2016, si legge che sì, un ragazzo che abita in Italia può essere tesserato e partecipare alle competizioni sotto la bandiera italiana, a patto però che abiti nella Penisola “almeno dal compimento del decimo anno di età”. Il senso della richiesta di Giovanni Malagò (“a 18 anni e un minuto chi ha quei requisiti deve avere la cittadinanza italiana”) sta appunto nel non considerare alcuna limitazione.
Il presidente del CONI ha evocato lo Ius Soli sportivo perché è di sport che si occupa il Comitato da lui presieduto, ma, per alcuni commentatori, sarebbe un errore trasformare il diritto alla cittadinanza in un premio paragonabile a una coppa. Il dibattito è stato rilanciato facendo leva sulla misura, più inclusiva, dello Ius Soli, che in forma “pura” prevedrebbe l’ottenimento della cittadinanza per chiunque nasca sul territorio Italiano; in forma temperata prevedrebbe comunque qualche tipo di limitazione.
La prima tipologia esiste solo negli Stati Uniti. Per quanto riguarda la forma attenuata, la si prevede – prendendo in considerazione solo le nazioni europee – nel Regno Unito, in Francia e in Germania. In passato il Parlamento aveva già tentato l’approvazione del diritto di cittadinanza per gli stranieri nati in Italia nella forma temperata, ma il provvedimento si era fermato dopo il muro contro muro della politica. Adesso le condizioni sono cambiate?
Quali sono le posizioni dei partiti sullo Ius Soli
Dal successo delle Olimpiadi, è ormai chiaro che quello della cittadinanza è un tema: prevedibilmente, è il Partito Democratico a spingere maggiormente per l’approvazione della misura. Al contrario, la Lega – che fa pur sempre parte della maggioranza – non intende cambiare l’attuale legge, cioè lo Ius sanguinis. L’incognita tuttavia sembra essere il Movimento Cinque Stelle, che, già in passato, sulle questioni più politicizzate, è apparso diviso tra due sensibilità: una più conservatrice, una più progressista.
Ad esempio la vicepresidente pentastellata del Senato Paola Taverna ha espresso una posizione personale dichiarando, in un’intervista a La Repubblica: “Credo che nell’attuale situazione politica ci siano altre priorità”. La stessa senatrice romana però rinvia l’ultima decisione a Conte: sarà lui a dover fare la sintesi. In molti nel Pd considererebbero l’uscita di Taverna un residuo di una vecchia sensibilità del Movimento, nel frattempo spostatosi più a sinistra. Altri tuttavia temono un asse tra i grillini e Salvini, che non ha mai perso occasione per ribadire una ferma intenzione a non superare la legge del ‘92, attualmente in vigore.
Uno degli ultimi interventi del leader leghista c’è stato in occasione delle parole di Jacobs a Il Foglio: “La risposta di Marcell Jacobs all’assalto di quei giornalisti che lo vogliono far diventare a tutti i costi simbolo dello Ius Soli, dimenticando peraltro che il campione delle Fiamme Oro è italiano fin dalla nascita”, con queste parole l’ex ministro dell’Interno ha ritwittato la dichiarazione rilasciata dal corridore: “Cosa ne penso dello Ius soli? Non mi interessa, non sono preparato”. E ancora: “Non ho letto nulla su questo argomento. Direi cose per accontentare o scontentare qualcuno. Faccio l’atleta. Voglio essere un simbolo per quello che faccio in pista”. Poche battute che hanno innescato un botta e risposta lungo tutto lo spettro politico, tanto più ironicamente se si considera che Jacobs aveva messo in chiaro di non voler “essere usato”.
Jacobs “ha detto ciò che è libero di dire ma non cambia di una virgola la questione, è un cittadino italiano dalla nascita e lo Ius soli non ha a che fare con casi come il suo”, ha sottolineato Enrico Letta dalla sua Toscana, dove è in tour elettorale. Sul tema è arrivato anche l’intervento della ministra dell’Interno Luciana Lamorgese: “È un tema che si pone e di cui dobbiamo ricordarci non solo quando i nostri atleti vincono delle medaglie”, ha detto a La Stampa parlando della cittadinanza per chi nasce in Italia, passando poi il testimone alla politica, “che dovrà fare i suoi riscontri”, e sperando “in una sintesi” che faccia sentire “parte integrante della società” le seconde generazioni”.
Quando potrebbe essere approvata una nuova legge sulla cittadinanza italiana agli stranieri nati in Italia
Non c’è dubbio che, alla ripresa dei lavori, lo Ius soli sarà ragione di scontro tra i partiti fuori, ma anche dentro, la maggioranza. Enrico Letta ha già manifestato l’intenzione di chiedere subito dopo il termine della pausa estiva la calendarizzazione dei tre ddl arenati in commissione Affari costituzionali a Montecitorio. L’intenzione è di “arrivare in tempi brevi all’adozione di un testo base e all’approvazione della legge entro fine legislatura”, è questa la deadline auspicata da Matteo Mauri, responsabile Immigrazione dei dem.
Le tre proposte approdate nella massima Assise riguardano lo Ius soli temperato o lo Ius culturae. Sullo Ius soli sportivo per il momento ha vinto l’ostruzionismo della Lega, ma fa scuola il caso Desalu: l’atleta, di origini nigeriane, medaglia d’oro – insieme a Jacobs, Tortu e Lorenzo Patta – nella staffetta 4X100 metri maschile, ha potuto cantare l’inno e indossare la maglia azzurra solo dopo la maggiore età, nonostante sia nato in Italia.