Integratori per combattere influenza e Covid, funzionano davvero? L'intervista al virologo Fabrizio Pregliasco
Il virologo Fabrizio Pregliasco fa chiarezza sugli integratori che promettono di contrastare malattie, Covid compreso: “Non sostituiscono i vaccini"
Il picco dell’influenza arriverà tra dicembre e gennaio, come sempre, mentre i contagi Covid rimangono nella soglia fisiologica, senza più destare l’allarme dei tempi della pandemia. Ma non vanno sottovalutati e, soprattutto, non si può pensare di combattere le due patologie con la sola assunzione di integratori. Il monito arriva dagli esperti, proprio mentre si registra un boom nel ricorso a questo tipo di prodotti. L’intervista al virologo Fabrizio Pregliasco, direttore sanitario dell’IRCCS Galeazzi-Sant’Ambrogio e Direttore della Scuola di specializzazione di igiene e medicina preventiva dell’Università degli Studi di Milano.
L’integratore contro il Long Covid
“Una nostra recente revisione di 200 studi su decine di composti ha dimostrato che solo pochi hanno un effetto ‘booster’ sul sistema immunitario e soltanto su consiglio medico e se affiancati a una dieta equilibrata e a una regolare attività fisica”, ha spiegato Francesco Landi, direttore del Dipartimento Scienze dell’invecchiamento, già presidente della Società italiana di gerontologia e geriatria (Sigg) e autore di una recente revisione sul ruolo dei nutrienti e degli integratori dietetici negli anziani con Long Covid.
Proprio per contrastare gli effetti del Long Covid, due fratelli farmacisti hanno appena messo a punto un integratore che aiuterebbe nel ridurne i sintomi come stanchezza, affaticamento, difficoltà di concentrazione. Si chiamano Luca e Barbara Spagnolo, il loro lavoro è stato condotto in un piccolo laboratorio in Puglia durante la pandemia on la collaborazione del reparto di Medicina interna dell’ospedale Perrino di Brindisi: recentemente è stato pubblicato sulla rivista Clinical and Experimental Medicine. Dopo un test condotto su 177 pazienti, l’Università di Bari ha vagliato i dati statistici.
Il virologo Fabrizio Pregliasco
L’intervista a Fabrizio Pregliasco sugli integratori
Ma quanto possono servire gli integratori nel contrasto al Covid e all’influenza? “Sicuramente possono fornire un aiuto al sistema immunitario, ma in genere si tratta di un supporto aspecifico, cioè non mirato per la singola patologia”, premette il virologo Fabrizio Pregliasco, a Virgilio Notizie, che poi precisa: “Purtroppo sotto il nome di ‘integratori’ finiscono diversi prodotti molto differenti tra loro. Si spazia da quelli veri e propri ai dispositivi medici fino ai farmaci, come sono classificati alcuni probiotici molto diffusi in commercio. Il principio attivo può essere lo stesso, ma molto dipende dalla concentrazione e composizione del prodotto finale”.
Quanto possono essere utili gli integratori e in che misura?
“Gli integratori di per sé hanno una robustezza di studi limitata, significa che le dimostrazioni sulla loro efficacia non sono paragonabili a quelle dei farmaci. Questo perché occorrono studi di laboratorio che hanno un costo elevato e quindi non sono portati avanti dalle case produttrici se non in casi rari”.
Ma ci si può fidare di ciò che si legge sulle confezioni e che spesso attraggono i consumatori?
“I claim formali con i quali sono pubblicizzati riportano espressioni come ‘aiuta’, ‘coaiudiva’ o ‘riduce l’intensità’ proprio perché non è possibile dimostrarne l’azione terapeutica in senso stretto. Io stesso in passato ho firmato alcuni studi condotto su immunostimolanti di vario genere, come alcune proteine. Ma non si tratta di vaccini e non sono paragonabili”.
Cosa sono gli immunostimolanti?
“Si tratta di frammenti di batteri che si pensava di poter usare per una stimolazione del sistema immunitario aspecifica. Gli ultimi ritrovati sono soprattutto probiotici, la cui somministrazione in qualche modo ci permette di ‘tranquillizzare’ l’intestino: di fatto introducendo batteri buoni che colonizzano l’intestino, si lasciano più energie al contrasto di eventuali altre patologie. Ma va anche detto che in questo una corretta alimentazione ha un’efficacia analoga”.
Significa che mangiando in modo equilibrato non servirebbe alcuna integrazione?
“Esattamente. L’azione dei probiotici ha alcune evidenze, ma non sono così forti. Il loro apporto si inserisce nel più ampio quadro di uno stile di vita corretto e di una dieta equilibrata, come sarebbe quella mediterranea. Il problema è che la si segue sempre meno. La maggior parte degli integratori contiene zinco, minerali e vitamine del gruppo B che possono esercitare un ruolo positivo sul sistema immunitario, che però possono essere assunti tramite gli alimenti comuni”.
Un tempo si suggeriva l’integrazione della vitamina C, oggi cosa si consiglia?
“Anche in questo campo ci sono ‘mode’, proprio come quella della vitamina C. In passato e sulla scia del Premio Nobel assegnato a Linus Pauling, che dedicò i suoi studi a questo componente, si è assistito persino a un abuso della vitamina C, peraltro inutile perché quando assunta in dosi eccessive viene eliminata. Non occorre, quindi, una quantità esagerata: quella che si assume mangiando arance e kiwi è sufficiente”.
In cosa consiste lo stile di vita corretto e perché può aiutare contro influenza e altre malattie?
“Conta molto perché rafforza il sistema immunitario. Va prestata attenzione soltanto alla cosiddetta ‘finestra dello spogliatoio’, quella in cui la stanchezza e lo sforzo possono momentaneamente ridurre le difese immunitarie. Ma gli effetti di un allenamento nel tempo sono veri stimolanti del sistema immunitario”.
Venendo al Covid, esistono integratori in grado di aumentare la protezione contro la malattia? Durante la pandemia si era parlato molto della presunta azione della vitamina D…
“In quel momento si è detto di tutto. Oggi, purtroppo, i vaccini sono stati demonizzati e se ne è messa in dubbio l’efficacia e l’utilità, che invece sono state determinanti per la riduzione della pandemia. Se ne sono sottolineati gli effetti avversi, che ci sono per tutti i farmaci. La negatività che oggi li circonda ha determinato una scarsa adesione alla campagna vaccinale, che invece rimane fondamentale per i fragili. Un richiamo annuale andrebbe fatto anche nei soggetti più soggetti più giovani, però, perché è dimostrato che dopo 6 mesi dalla guarigione del Covid, o dall’ultima dose, la capacità protettiva del sistema immunitario cala drasticamente“.
Se quella per il Covid stenta a decollare, come sta andando la campagna vaccinale per l’influenza?
“Non bene, anche in questo caso l’adesione rimane bassa: di fatto si è tornati ai livelli pre-Covid, con poco più del 50% degli over 65enni che si è vaccinata. Una percentuale non elevata”.