Inquinamento: pneumatici efficienti possono ridurlo
I motori a scoppio non sono l’unica fonte inquinante dei nostri veicoli: anche gli pneumatici concorrono alle emissioni nocive
Il settore automobilistico ha avviato un percorso di lenta ma inesorabile trasformazione che prevede da parte di tutte le case automobilistiche un’offerta di modelli sempre più orientati al contenimento delle emissioni di CO2 e di agenti inquinanti.
I tradizionali motori a scoppio alimentati a benzina o diesel saranno progressivamente sostituiti da motori ibridi o alimentati al 100% da batterie elettriche.
Inizialmente le case automobilistiche avevano provato a difendere almeno le motorizzazioni diesel, accampando il “pretesto” che in realtà considerando anche le emissioni necessarie a produrre le auto e i loro componenti, le auto ibride elettriche non erano meno dannose di quelle con motorizzazioni diesel.
Poi, con il moltiplicarsi degli studi scientifici e delle evidenze, tutte le parti sono oggi, più o meno d’accordo che, già oggi, anche considerando l’intero ciclo vita, un’auto elettrica emette una quantità di CO2 inferiore per almeno il 25-30% rispetto a un veicolo alimentato da un motore a combustione.
Questa stima è stata realizzata ipotizzando una percorrenza media, nel corso della vita utile dell’auto, di 150.000 km e un mix energetico pari alla media europea.
Il mix energetico rappresenta le quote di energia prodotta tramite l’utilizzo di fonti rinnovabili rispetto alle quote di energia prodotta utilizzando fonti fossili.
Negli stati, come l’Italia in cui la percentuale di utilizzo di fonti rinnovabili è superiore alla media europea il beneficio legato all’utilizzo di un’automobile elettrica rispetto a un’automobile alimentata a benzina o gasolio cresce fino al 50%.
Inoltre questo beneficio sarà comunque destinato a crescere sempre più in ragione dell’incremento delle prestazioni di tecnologie di produzione dell’energia elettrica come il solare e l’eolico a detrimento del petrolio.
Altro fattore che giocherà un ruolo positivo sempre più rilevante sarà l’incremento delle prestazioni delle batterie che equipaggeranno i nuovi modelli di auto elettriche che potranno garantire una durata sempre più prolungata e una miglior resa.
L’altro fattore che legato all’inquinamento delle auto, indipendentemente dal tipo di motorizzazione, che fino ad oggi è stato scarsamente considerato è invece quello legato alle emissioni di polveri inquinanti da parte degli pneumatici e all’inquinamento da essi generato in fase di smaltimento.
In base a una serie di studi effettuati negli ultimi due anni che saranno pubblicati a breve dall’Organizzazione mondiale per la Salute (OMS) gli pneumatici, a causa dell’attrito con l’asfalto, rilasciano nell’aria un mix di sostanze chimiche tossiche e cancerogene che possono causare malattie cardiovascolari e disturbi delle vie respiratorie.
Le aree più a rischio sono quelle delle città molto trafficate e i soggetti più a rischio sono gli anziani e i bambini, con difese immunitarie ridotte.
Per cercare di arginare questo problema si stanno mettendo a punto una serie di misure e suggerimenti finalizzate a mitigare gli effetti negativi. Ecco le principali:
- Creazione di nuove zone a traffico limitato nei centri cittadini per risolvere alla fonte il problema dell’eccessiva presenza di autoveicoli nelle nostre città.
- Nuovi limiti alla circolazione del traffico pesante nei centri cittadini (gli pneumatici dei mezzi pesanti sono molto più soggetti al fenomeno di deterioramento)
- Aumento dei controlli da parte delle forze dell’ordine sullo stato di efficienza dei pneumatici degli autoveicoli per cui sarebbe meglio tenerle sempre in stato ottimale, rivolgendosi al gommista di fiducia o ai vari siti di gomme online (un pneumatico usurato è molto più soggetto alla dispersione di frammenti nell’aria di uno pneumatico in ottimo stato)
- Incremento dei fondi dedicati alla ricerca tecnologica finalizzata a individuare nuove mescole di gomma meno soggette al deterioramento nel tempo.
- Incentivazione di controlli periodici sullo stato degli pneumatici volte a favorire un cambio stagionale e un controllo della convergenza e dello stato dei battistrada (tutti elementi che permettono di limitare il fenomeno dello sfaldamento)
- Nuovi stanziamenti dedicati a mitigare i problemi del manto stradale (buche e altri elementi che aumentano la resistenza a un rotolamento ottimale)
L’ulteriore aspetto che dovrà essere sempre più attenzionato da parte delle amministrazioni e delle forze dell’ordine è quello legato al corretto smaltimento degli pneumatici giunti alla fine del loro ciclo di vita.
Le sanzioni per chi sarà scoperto a smaltire pneumatici con modalità vietate dalla legge saranno aumentate così come i controlli.
Il lavoro da fare è al momento ancora notevole se si pensa ai casi di cronaca dello scorso 2019, con decine di migliaia di pneumatici scoperti in capannoni illegali, stoccati con il fine di essere lavorati e rivenduti in violazione della legge o destinati ad essere smaltiti illegalmente (generalmente dati alle fiamme).
Per contrastare questi fenomeni, nel 2016, è stato un primo passo la costituzione di un Osservatorio che vede la collaborazione dei tre principali consorzi di raccolta di Pneumatici Fuori Uso (PFU): Ecopneus, EcoTyre e Greentire, con Legambiente, con le associazioni di categoria Confartigianato–Imprese, CNA, Assogomma, Airp e Federpneus.
Obiettivo comune è quello di frenare l’illegalità e promuovere lo smaltimento virtuoso di una media annuale di oltre 380.000 tonnellate di PFU raccolte presso gommisti, autofficine e stazioni di servizio.