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Influenza australiana ed encefaliti, quali sono i rischi per il cervello: i sintomi a cui prestare attenzione

Pier Luigi Lopalco sull'influenza australiana e il rischio di encefaliti: “Non va sottovalutata, ma i virus possono dare problemi neurologici da sempre”

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L’influenza australiana può causare encefaliti? Sino a pochi giorni fa la preoccupazione riguardava la potenziale diffusione, in termini di contagio, col rischio che potesse colpire una larga fascia di popolazione. Adesso arriva un nuovo allarme: il virus che causa la classica malattia di stagione, l’A-H3N2, potrebbe interessare anche l’apparato neurologico (e il cervello), oltre ai polmoni. L’intervista di Virgilio Notizie a Pier Luigi Lopalco, professore ordinario di Igiene presso l’Università del Salento.

I sintomi dell’influenza a cui prestare attenzione

I sintomi dell’influenza stagionale sono quelli classici e noti fin dalle scorse settimane, quando sono iniziate le prime campagne vaccinali, su base regionale:

  • raffreddamento
  • naso che cola
  • tosse
  • febbre che supera i 38 gradi.

Si tratta di campanelli d’allarme che, come ricordano gli esperti, non vanno sottovalutati.

Il consiglio è ricorrere a rimedi e farmaci antinfiammatori, senza abusarne per non mascherarne eccessivamente i sintomi, col rischio di trascurarli.

Tra gli organi che possono essere colpiti ci sono i polmoni, ma non solo: come ha spiegato l’infettivologo del San Martino di Genova, Matteo Bassetti, il virus responsabile dell’influenza di quest’anno può portare anche a problemi di tipo neurologico.

L’influenza australiana può causare encefaliti: i rischi per il cervello

A preoccupare è proprio questo aspetto: come riportato dal direttore della Clinica di Malattie infettive dell’ospedale genovese, si possono verificare:

  • vertigini
  • convulsioni
  • encefaliti
  • confusione mentale (come quella che ha colpito un anziano paziente di Genova, che non ha riconosciuto la moglie).

Un’altra caratteristica del virus A-H3N2 è l’immunoevasività, cioè la capacità di eludere parte delle difese del sistema immunitario.

L’intervista a Pier Luigi Lopalco

Il primo aspetto del virus responsabile dell’influenza di quest’anno è l’immunoevasività. Di cosa si tratta?

"È la capacità di evadere le difese immunitarie che molti virus possono avere. Quelli responsabili dell’influenza hanno questa caratteristica. La dimostrazione è che se effettuiamo una sorveglianza virologica su una popolazione all’inizio della stagione influenzale e poi procediamo con un nuovo controllo sullo stesso campione e alla fine della stessa stagione, quindi dopo 2-3 mesi, noteremo che il virus sarà cambiato. Le mutazioni possono essere anche molto efficienti e dunque in grado di evadere il sistema immunitario, sia per quanto riguarda le risposte naturali, sia per quelle mutuate dalle vaccinazioni".

È la prima volta che accade con un virus influenzale?

"No, non è la prima volta. Il motivo è legato proprio alle caratteristiche dei virus responsabili dell’influenza, che si comportano in questo modo. Purtroppo l’influenza viene spesso sottovalutata".

L’altro aspetto che preoccupa è il fatto che la malattia possa dare anche sintomi di tipo neurologico: cosa significa e cosa comporta?

"Il virus influenzale stagionale, come altri virus respiratori (un esempio è stato anche il Sars-Cov2, responsabile del Covid) possono avere effetti sul sistema nervoso, sia in modo diretto per la presenza stessa del virus, sia perché si possono attivare processi infiammatori. Gli effetti, quindi, possono essere costituiti da danni legati alla reazione all’azione del virus".

Di che tipo possono essere?

"La gamma può essere molto ampia. Si può andare da sintomi più lievi, come vertigini e stato confusionale, fino a possibili complicanze molto serie, legate a infiammazioni virali, come la sindrome di Guillain-Barré (una neuropatia causata dal danneggiamento dei nervi, che può portare a debolezza o persino paralisi, NdR). Non è una novità assoluta, quindi, che i virus possano colpire il sistema nervoso".

Sono problemi reversibili?

"Generalmente sì. Ma, come per ogni problema di tipo neurologico, ci possono essere ritardi nel recupero delle piene funzionalità, o recuperi non completi al 100%, con la possibilità di qualche leggero strascico".

Chi sono i soggetti più a rischio?

"Come sempre le persone più a rischio di forme gravi di influenza sono gli anziani, a causa della immunosenescenza del sistema immunitario, cioè il suo invecchiamento, normale col passare degli anni. Poi occorre attenzione con i soggetti che abbiano patologie concomitanti, che potrebbero predisporre a forme gravi (come i soggetti con malattie cardiovascolari, insufficienza renale, problemi respiratori, malattie gravi che indeboliscono l’organismo, come nel caso di persone che seguono terapie immunologiche)".

Come ci si deve comportare?

"Contro influenza abbiamo a disposizione degli antivirali, che però non hanno dimostrato una grandissima efficacia, quindi sono limitati nel loro utilizzo: si somministrano in genere soltanto in caso di forme gravi e con persone immunodepresse. Non avendo farmaci da usare in modo routinario, quindi, valgono le norme generali: il riposo, l’assunzione di farmaci sintomatici come il paracetamolo per controllare la febbre. Non va preso l’antibiotico, né per la cura, né per una eventuale ‘prevenzione’ di complicanze batteriche, perché non serve".

Quanto agli altri sintomi, nei bambini si possono presentare anche diarrea, pianto e febbre, mentre negli anziani ci possono essere maggiori difficoltà respiratorie. Come comportarsi?

"È sempre bene rivolgersi al medico curante. Sconsiglierei di andare al pronto soccorso, anche nel caso di bambini, per almeno due motivi: il primo è che si rischia di diffondere il virus, il secondo è che il soggetto stesso viene inutilmente esposto a rischi senza alcun vantaggio. È meglio chiamare il proprio medico o pediatra, che potrà decidere una terapia sulla base di un quadro completo".

L’allarme di Fabrizio Pregliasco

influenza-australiana-encefaliti Fonte foto: ANSA
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