Influencer e redditi non dichiarati: parla chi ha condotto l'operazione, "così funziona questo mondo"
Parla il colonnello che ha guidato l’operazione anti evasione contro influencer, youtuber e sex worker, tra i quali Gianluca Vacchi e Luis Sal
Scoperti 11 milioni di euro non dichiarati al fisco: la Guardia di Finanza di Bologna ha condotto una scrupolosa operazione su redditi non presentati da noti influencer, youtuber e sex worker. Nomi di peso quelli coinvolti nel caso, ad esempio quelli di Gianluca Vacchi e Luis Sal.
A spiegare i dettagli del lavoro svolto, tramite un’intervista rilasciata a Repubblica, è stato il colonnello Selvaggio Sarri, comandante del Secondo gruppo della GdF del capoluogo emiliano.
- I milioni recuperati da influencer e youtuber, parla il colonnello che ha diretto l'operazione
- Le indagini e i post da 80 mila euro
- Regolamentazione influencer e sponsorizzazioni, c'è ancora molto da fare
I milioni recuperati da influencer e youtuber, parla il colonnello che ha diretto l’operazione
Sarri ha rivelato che “tutto è nato nel 2022, dal controllo di uno degli imprenditori coinvolti nell’operazione”. Poi sono state allargate le verifiche, “perché quello degli influencer è un mondo che, non essendo ancora regolamentato, si presta all’evasione fiscale“.
A far suonare il campanello d’allarme sono stati i primi accertamenti dai quali, ha evidenziato il colonnello, si è subito compreso “che il settore dei creatori digitali, che dopo il Covid ha conosciuto un’importante espansione, meritava un approfondimento”. Approfondimento che “è stato reso più efficace dal protocollo a tutela dell’economia legale del giugno 2023”.
Sarri ha sottolineato che l’Italia è il Paese europeo con il maggior numero di influencer pro-capite. All’inizio dell’operazione la GdF ha individuato i professionisti con un maggior numero di follower, quindi ha dato il via a ulteriori accertamenti scoprendo dei redditi ‘ballerini’.
Le indagini e i post da 80 mila euro
Nel corso delle indagini è emerso che in alcuni casi “c’era una sproporzione evidente tra i redditi dichiarati dai professionisti e gli introiti pubblicitari derivanti dai singoli post”.
Nel mondo dell’ “influencer marketing” ci sono dei tariffari consultabili online che stabiliscono quanto si può ottenere per sponsorizzare il prodotto di un’azienda. Gli introiti si alzano a seconda del bacino di follower garantito dagli influencer. Sarri ha spiegato che “si può arrivare a guadagnare fino a 80 mila euro per un solo post. In altri casi i creator erano persone del tutto sconosciute al fisco”.
Nel corso dell’operazione della GdF è venuto a galla che alcuni influencer non hanno mai presentato una dichiarazione dei redditi. Così il colonnello sulla questione: “Molti di loro erano attivi anche su piattaforme di sex work, come OnlyFans o Escort Advisor. E la maggior parte dei ricavi li ottenevano proprio attraverso quelle attività svolte in libera professione, che chiaramente andrebbero dichiarate”.
Sarri ha poi spiegato che gli 11 milioni di euro di cui si parla sono l’ammontare complessivo delle cifre non dichiarate, “sulle quali va poi calcolata la tassazione da versare. Qui il totale ammonta a circa 2,8 milioni da restituire all’erario. E praticamente tutti hanno già provveduto, dimostrandosi estremamente collaborativi“.
L’uomo delle Fiamme Gialle ha inoltre sottolineato che non c’è alcun filone penale sulla vicenda: “Non sempre quando c’è un’evasione fiscale si verifica anche un reato. Questa operazione non riguarda un contesto penale, rimane in ambito prettamente amministrativo”.
Regolamentazione influencer e sponsorizzazioni, c’è ancora molto da fare
Sarri ha infine spiegato che c’è ancora molto da fare per quel che riguarda la regolamentazione nei rapporti tra gli influencer, i loro follower e le sponsorizzazioni.
“Per quanto riguarda l’ambito del marketing ora l’antitrust ha emanato delle linee guida, che però pongono dei paletti solo per chi ha più di un milione di follower. Ma anche chi ha un bacino minore è in grado di influenzare il pubblico in maniera importante e serve una norma per tutelare tutti gli utenti”, ha concluso il colonnello.