Inchiesta sui dati sensibili rubati, indagati anche Leonardo Maria Del Vecchio e Matteo Arpe: le accuse
Inchiesta sulla sottrazione di dati sensibili provenienti da database italiani strategici: ecco perché Leonardo Maria Del Vecchio e Matteo Arpe sono indagati
La Procura di Milano ha condotto un’inchiesta sulla sottrazione di dati sensibili provenienti da database italiani strategici. Le perquisizioni, effettuate in varie località, hanno portato alla luce un presunto sistema di spionaggio di informazioni riservate, con l’obiettivo di raccogliere informazioni preziose per poi rivenderle a fini commerciali e di concorrenza sleale. Tra i nomi più illustri coinvolti spiccano Leonardo Maria Del Vecchio, figlio del fondatore di Luxottica, e Matteo Arpe, noto finanziere e imprenditore.
- Dati rubati, indagati Leonardo Maria Del Vecchio e Matteo Arpe
- Il ruolo di Equalize srl
- Un mercato clandestino di informazioni riservate
Dati rubati, indagati Leonardo Maria Del Vecchio e Matteo Arpe
Come riporta Ansa, l’indagine è stata condotta in collaborazione tra la Direzione Distrettuale Antimafia di Milano e la Direzione Nazionale Antimafia, mettendo in luce una presunta rete criminale che avrebbe trafugato informazioni a beneficio di importanti figure del mondo economico.
Del Vecchio jr. e Arpe sono accusati di aver commissionato ricerche su dati sensibili per motivi personali e aziendali. Secondo le ipotesi della Procura, Del Vecchio avrebbe richiesto informazioni durante la complessa gestione dell’eredità familiare, che coinvolge grandi partecipazioni industriali e finanziarie, mentre Arpe avrebbe utilizzato i dati per finalità personali.
Leonardo Maria Del Vecchio, figlio del fondatore di Luxottica
I due sarebbero clienti dell’agenzia di investigazioni Equalize Srl, il cui amministratore delegato, l’ex poliziotto Carmine Gallo, è attualmente ai domiciliari.
Il ruolo di Equalize srl
Al centro dell’inchiesta vi è Equalize srl, una società che si occupava di investigazioni private e che, secondo le autorità, ha costruito un sistema di accessi abusivi a piattaforme informatiche strategiche.
La Dda di Milano ha documentato migliaia di accessi non autorizzati a database pubblici e riservati, come il sistema Sdi della Polizia, Serpico dell’Agenzia delle Entrate e l’Anagrafe nazionale della popolazione residente.
L’organizzazione si sarebbe avvalsa di pubblici ufficiali infedeli per accedere ai dati, utilizzati poi per redigere dossier utili a condizionare le attività dei concorrenti o a favorire i clienti, tra cui Del Vecchio e Arpe.
Un mercato clandestino di informazioni riservate
Secondo il procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo, l’inchiesta ha rivelato un “mercato clandestino delle informazioni riservate” che ha generato profitti per centinaia di migliaia di euro.
I dossier venivano venduti a tariffe variabili a seconda della sensibilità delle informazioni richieste. Oltre ai dati estratti dalle banche dati, l’organizzazione avrebbe effettuato intercettazioni illecite, analisi del traffico telefonico e persino localizzazioni Gps.