Incendio Malagrotta, allarme diossina a Roma: quali sono i rischi per la salute e l'ambiente
È allarme diossina a Roma a causa dell'incendio nell'impianto di smaltimento dei rifiuti di Malagrotta: asili chiusi e attività all'aperto vietate
Continua l’allerta per l’incendio del Tmb di Malagrotta, nella periferia Ovest di Roma, il centro di trattamento dei rifiuti che si trova nella più grande discarica di rifiuti solidi urbani d’Europa e che da tempo viene definita come una bomba pronta a esplodere e a causare una catastrofe ambientale senza precedenti.
Il rogo al momento è sotto controllo, ma ci vorranno diversi giorni per estinguerlo definitivamente. Con ripercussioni a breve e lungo termine sulla salute dei cittadini della Capitale.
L’Arpa della Regione Lazio sta posizionando centraline per monitorare la qualità dell’aria e verificare l’eventuale quantità di diossina dispersa dalla nube.
Si parla già di “un disastro ambientale di dimensioni incalcolabili”, come ha scritto Gianluca Lanzi, presidente del Municipio XI in un post su Facebook.
- Asili e uffici chiusi a Roma per l'allarme diossina nell'aria
- Cos'è la diossina e perché viene liberata nell'ambiente
- Quali sono le malattie e i disturbi causati dalla diossina
- I disastri ambientali in Italia: da Seveso all'ex Ilva
Asili e uffici chiusi a Roma per l’allarme diossina nell’aria
Dopo l’incendio che ha interessato l’impianto di trattamento meccanico e biologico capitolino, con una nube nera che si è sollevata coprendo il quadrante occidentale della città.
In un perimetro di 6 chilometri dalla discarica la Asl ha disposto il divieto di fare attività all’aperto e consigliato alla popolazione di tenere le finestre chiuse e i condizionatori spenti.
Gli asili nido sono stati chiusi nella stessa area. Rimangono serrati anche diversi uffici privati e pubblici, come quello del Consiglio regionale del Lazio sito in via della Pisana.
Cos’è la diossina e perché viene liberata nell’ambiente
Le diossine e i composti diossino-simili sono una classe di agenti altamente tossici per l’uomo. Sono prodotte dalla combustione dei rifiuti, in presenza di catalizzatori come il rame e il ferro, a contatto con il cloro.
Sono emesse nell’aria, nell’acqua e nel terreno anche dagli impianti industriali, in particolare dal settore siderurgico e metallurgico, ma anche farmaceutico.
L’esposizione alla diossina avviene in genere per la vicinanza a impianti inquinanti, ma anche attraverso gli alimenti, in particolare con l’ingestione di carne proveniente da animali che pascolano a ridosso di fabbriche e inceneritori.
Le diossine risalgono infatti la catena alimentare per il fenomeno dell’accumulo biologico, per cui una sostanza tossica si accumula in un organismo in concentrazioni superiori a quelle riscontrate nell’ambiente circostante.
Durante la guerra in Vietnam gli americani utilizzavano l’Agente Arancio per deforestare le aree meridionali del Paese occupate dai Viet Cong, rilasciando diossine nell’aria. Avvelenando i civili e causando malformazioni nei nascituri.
Seveso, a pochi chilometri da Milano, nel 1976, quando fuoriuscì una nube tossica dall’Icmesa.
Quali sono le malattie e i disturbi causati dalla diossina
Nel gruppo delle diossine rientrano anche composti estremamente tossici e cancerogeni per l’uomo e gli animali anche in bassissime concentrazioni. Per arrivare a ridurre la concentrazione di alcuni tipi di diossine nel corpo umano del 50%, sono necessari fino a 11 anni.
Anche l’esposizione acuta, limitata nel tempo ma con alte concentrazioni, può causare effetti gravi sulla salute.
- Malattie della pelle, come la cloracne, che si manifesta con eruzioni cutanee e pustole localizzate su tutto il corpo che lasciano cicatrici permanenti.
- Alterazioni delle funzioni del fegato.
- Difficoltà nel metabolismo del glucosio.
L’esposizione cronica a basse concentrazioni è invece causa di altri tipi di disturbi.
- Malattie ai danni del sistema immunitario e del sistema endocrino.
- Malformazioni del feto e dei neonati.
Essendo agenti cancerogeni possono causare tumori del tessuto linfatico, tumori del tessuto emopoietico (che colpiscono i tessuti e gli organi che producono globuli rossi, bianchi e piastrine), leucemia, linfomi non Hodgkin e tumore al seno. Diversi studi evidenziano anche un collegamento tra le diossine e l’endometriosi.
I disastri ambientali in Italia: da Seveso all’ex Ilva
Anche in Italia ci sono stati diversi disastri ambientali la cui conseguenza è stata la dispersione di diossine nell’ambiente. Il più famoso è il disastro di Seveso, del 1976. La città è stata ribattezzata dalla stampa, a posteriori, “la Chernobyl italiana”.
In seguito a un incidente dello stabilimento chimico dell’Icmesa di Meda è fuoriuscito un quantitativo elevato di diossine nell’aria, che ha portato anche all’istituzione di una zona di contenimento che è stata evacuata e successivamente bonificata distruggendo anche le case e gli edifici che si trovavano nell’area.
Da anni le associazioni si battono per la bonifica dell’ex Ilva di Taranto e lamentano la costante emissione di diossine nell’aria. Situazione in progressivo miglioramento grazie agli interventi fatti nell’impianto, ma ancora pericolosa per l’uomo.
Anche in Campania, durante l’emergenza rifiuti che ha investito la regione 15 anni fa, sono state riscontrate alte concentrazioni di diossina nell’aria e nel terreno.