Ilaria Capua e vaccini "agili": cosa sappiamo sullo spray nasale
La virologa Ilaria Capua riflette sulle soluzioni da approfondire in futuro per contrastare le prossime pandemie
“Vaccini più agili”: è questa la soluzione immaginata dalla virologa Ilaria Capua per sconfiggere definitivamente il coronavirus e le sue ondate. Vaccini più facili da trasportare e conservare, che prevedano quindi l'”abbandono della catena del freddo”. Sul Corriere della Sera, la virologa approfondisce una riflessione sulla direzione che potrebbe prendere la ricerca sui vaccini, tra spray nasali e cerotti, per rendere più snella e rapida l’immunizzazione della popolazione contro un certo virus.
Ilaria Capua: “Dobbiamo avere vaccini più agili”
Capua si spinge oltre e immagina dei vaccini “recapitabili per posta e auto-somministrabili”, conservabili a temperature facilmente raggiungibili, che alleggeriscano quindi tutte le difficoltà riscontrate oggi dalla logistica tra stoccaggio, distribuzione e somministrazione.
Per Ilaria Capua è questo il momento giusto per riflettere sulle soluzioni da adottare durante le prossime (eventuali, ma probabili) pandemie.
Se da un lato ci sono laboratori che sperimentano sui virus per renderli più virulenti (e a questo proposito, l’Oms ha inviato una commissione a Wuhan per cercare di fare chiarezza sull’origine del coronavirus), dall’altro si fa forte l’esigenza di far confluire gli sforzi dei ricercatori su vaccini più facili da somministrare.
Il vaccino di AstraZeneca in formato spray? Inizia lo studio di fase 1
Ma quanto è concreta la possibilità di uno spray nasale che protegga dal Covid-19? Per quanto ne sappiamo, l’azienda farmaceutica AstraZeneca ha iniziato a fine marzo il reclutamento di volontari per la sperimentazione di fase 1 del loro vaccino in formato spray.
Sul sito dell’Università di Oxford sono riportate le parole del dottor Sandy Douglas, medico-scienziato e capo investigatore dello studio: “Alcuni immunologi ritengono che somministrando il vaccino al sito di infezione si possa ottenere una maggiore protezione, soprattutto contro la trasmissione e la malattia lieve”.
“Ci auguriamo che questo piccolo studio incentrato sulla sicurezza getti le basi per futuri studi più ampi, che sono necessari per verificare se somministrare il vaccino in questo modo protegga dall’infezione da coronavirus”, ha aggiunto Douglas.