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Il primo interrogatorio di Matteo Messina Denaro morto a 61 anni: "Non sono un mafioso, non mi pentirò mai"

Neanche un cenno di pentimento nel primo interrogatorio di Matteo Messina Denaro davanti ai giudici di Palermo: diceva di non conoscere Cosa Nostra

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Non si sarebbe mai pentito. Matteo Messina Denaro lo aveva detto e ha mantenuto la parola data fino alla morte. “Non sono un mafioso”, aveva detto il 13 febbraio nel suo primo interrogatorio dopo l’arresto del 16 gennaio 2023. “Non mi pentirò mai”, aveva aggiunto davanti ai magistrati di Palermo il super latitante catturato dopo 30 anni.

Messina Denaro: “Mi avete preso per la mia malattia”

L’ultimo boss di Cosa Nostra aveva reso il suo primo interrogatorio dopo la latitanza davanti al procuratore capo di Palermo Maurizio de Lucia e al procuratore aggiunto Paolo Guido.

Era il 13 febbraio 2023 e poco meno di un mese prima Matteo Messina Denaro era stato arrestato dopo essere sparito per 30 anni, dal 1993 al 2023.

Matteo Messina DenaroFonte foto: ANSA
L’arresto del boss Matteo Messina Denaro, il 16 gennaio 2023 

Non voglio fare il superuomo e nemmeno l’arrogante”, avanzava il boss parlando di mafia, famiglia e dei reati per cui è stato condannato.

“Voi – si rivolgeva ai giudici – mi avete preso per la mia malattia”. Il riferimento era alla cattura avvenuta all’interno di una clinica di Palermo dove Messina Denaro si trovava per una seduta di chemioterapia per via del tumore al colon che gli era stato diagnosticato nel 2020.

Nessun cenno di pentimento nelle parole del boss

Anche il fratello del giudice Borsellino, Salvatore, era convinto che Messina Denaro non si sarebbe mai pentito.

Lo si è dedotto da quell’interrogatorio in cui il boss diceva di non sapere cosa fosse cosa Nostra: “La conosco dai giornali”, aveva dichiarato. “Magari ci facevo affari e non sapevo che era Cosa Nostra”, aveva aggiunto.

Nelle parole del super latitante, neanche un’ammissione: “Stragi e omicidi…non c’entro nella maniera più assoluta”. Messina Denaro aveva negato anche l’omicidio del piccolo Giuseppe Di Matteo, il figlio di un pentito sciolto nell’acido dopo mesi di prigionia.

“Non sono un santo, ma con l’omicidio del bambino non c’entro”, aveva detto ai magistrati spiegando che a decidere tutto era Giovanni Brusca: “E io mi sento appioppare un omicidio, invece secondo me mi devono appioppare il sequestro di persona“.

La latitanza passata a Campobello di Mazara sotto falso nome

Messina Denaro era consapevole del poco tempo che la malattia gli aveva lasciato a disposizione e nel suo primo interrogatorio, parlando della latitanza, aveva ammesso di aver vissuto a Campobello di Mazara sotto il falso nome di Francesco Salsi, un medico in pensione.

Giocavo a poker e mangiavo al ristorante“, ha detto il 13 febbraio ai magistrati di Palermo.

Nell’interrogatorio, inoltre, Messina Denaro ha anche rivelando di aver deciso di stare lontano dalla tecnologia per non farsi trovare e di aver scritto a Bernardo Provenzano per chiedergli favori: “Se me li poteva fare e lui chiedeva favori a me se glieli potevo fare”.

Chi comanda Cosa Nostra dopo la morte di Matteo Messina Denaro: i possibili eredi del boss di Castelvetrano Fonte foto: ANSA/Carabinieri
Chi comanda Cosa Nostra dopo la morte di Matteo Messina Denaro: i possibili eredi del boss di Castelvetrano
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