Il prete ai funerali di Giovanna Pedretti, la ristoratrice trovata morta: "Uccide più la lingua che la spada"
L'omelia del sacerdote Don Enzo Raimondi durante i funerali di Giovanna Pedretti, la ristoratrice trovata morta 8 giorni fa nel greto del fiume Lambro
Si sono svolti nella mattinata di lunedì 22 gennaio i funerali di Giovanna Pedretti, la ristoratrice 59enne trovata morta 8 giorni fa nel greto del fiume Lambro. Nei giorni precedenti la sua morte, la donna era stata lodata per aver risposto a tono alla recensione di un cliente che si lamentava di aver mangiato nel suo locale vicino a due omosessuali e un disabile ma poi era stata accusata di aver inventato la recensione solo per farsi pubblicità.
- Un migliaio di persone ai funerali di Giovanna Pedretti
- Lo striscione contro stampa e tv
- Le parole di Don Enzo Raimondi ai funerali di Giovanna Pedretti
Un migliaio di persone ai funerali di Giovanna Pedretti
Ai funerali di Giovanna Pedretti ha partecipato un migliaio di persone.
Lo striscione contro stampa e tv
Lo striscione per chiedere ai giornalisti di rispettare il momento di dolore, che era comparso nei giorni scorsi vicino all’abitazione della donna, che si trova sopra la pizzeria, è stato esposto sul sagrato della basilica.
“Stampa e tv: rispettate la famiglia. Non fatevi vedere più” si legge sullo striscione.
Le parole di Don Enzo Raimondi ai funerali di Giovanna Pedretti
Don Enzo Raimondi, che ha celebrato le esequie con tutti i parroci di Sant’Angelo, all’arrivo della bara di Giovanna Pedretti in chiesa ha detto che “non è il clamore mediatico che ci riunisce qui ma l’amicizia con Giovanna e la vicinanza ai familiari. Siamo qui per lei”.
In un passaggio della sua omelia, riportata dall’agenzia ‘ANSA’, don Enzo Raimondi ha detto:
“Da una parte c’è una comunità provata, come la nostra, desiderosa solo di essere vicina alla famiglia e di regalare l’ultimo saluto a Giovanna, per restituirle quello che le è stato tolto. Dall’altra il chiedersi come fare per evitare tragedie simili. Come impedire ai leoni da tastiera di riversare impunemente il loro odio, dimenticando il potere distruttivo che possono avere anche semplici parole, che è il significato della massima ‘Ne uccide più la lingua che la spada‘”.
Nella vicenda di Giovanna Pedretti, ha detto ancora Don Enzo Raimondi, “c’è il giudizio sommario, senza appello, senza misericordia, di chi parla senza sapere, senza conoscere”.
Il sacerdote ha parlato anche del “rincorrersi, senza alcun filtro, dei sospetti, pesanti come macigni. Costruiti per soddisfare i pruriti di gente ormai frustrata al punto da bramare la narrazione delle disgrazie altrui. Dove il teorema da dimostrare, il dubbio da alimentare è che anche dove c’è del bene si nasconde, alla fine, un interesse, un tornaconto. Facendo così diventare le ombre tenebra”
Don Enzo Raimondi ha poi aggiunto: “Dolore, clamore: due parole così assonanti e dissonanti allo stesso tempo da produrre note stonate che noi abbiamo dovuto, nostro malgrado, ascoltare in questi giorni”.
Riferendosi a Giovanna Pedretti, che secondo gli investigatori si sarebbe uccisa gettandosi nelle acque del Lambro, il sacerdote ha parlato del “dolore di chi si è visto messo, radicalmente, in discussone nella propria sincerità e autenticità”.
Ancora Don Enzo Raimondi: “Da una parte la famiglia, dall’altra l’invadenza, l’insistenza. L’arroganza di chi crede di poter distruggere e poi restituire la stima e la dignità di qualcuno ma che, in realtà, non ha avuto nessuna possibilità di far vacillare chi ha conosciuto Giovanna, nel credere alla sua acclarata onestà e generosità”.
Il sacerdote ha concluso: “Giovanna non era sola, non lo è in questo momento. Dio le è stato vicino anche negli ultimi momenti come è vicino alla famiglia, a tutti noi. Abbiamo visto il male cosa può fare. Ci sentiamo, a volte, così svuotati che la cattiveria ci dà il colpo di grazia. Lasciamo che Dio ci aiuti a pensare Giovanna libera, serena, tra le braccia del padre”.