Il Ponte sullo Stretto potrebbe costare la casa a centinaia di persone: intervista all'ingegnere Santi Trovato
Santi Trovato, presidente dell’Ordine degli Ingegneri di Messina, spiega perché fare il Ponte non è solo possibile, ma necessario (e quanto costerà)
Si è tornati a parlare del Ponte sullo Stretto di Messina, che collegherebbe la Sicilia alla Calabria. Il ministro dei Trasporti, Matteo Salvini, ha annunciato la nascita di Società Stretto di Messina per il Ponte, parlando dell’opera “che unirà finalmente l’Italia” come “la più green del secolo”. Di parere contratio l’Anticorruzione (Anac), che nel dl sul Ponte rileva “uno squilibrio nel rapporto tra il concedente pubblico e la parte privata, a danno del pubblico, sul quale finisce per essere trasferita la maggior parte dei rischi”. Cosa ne pensa invece l’Ordine degli Ingegneri di Messina? L’intervista al suo presidente, Santi Trovato, concessa ai microfoni di Virgilio Notizie.
I dubbi dell’Anac
Nel dl sul ponte dello Stretto “rileviamo uno squilibrio nel rapporto tra il concedente pubblico e la parte privata, a danno del pubblico, sul quale finisce per essere trasferita la maggior parte dei rischi”. Così il presidente dell’Anac, Giuseppe Busia, presentando al Parlamento la relazione annuale sull’attività dell’Anticorruzione giovedì 8 giugno.
Sul dl che si basa su un progetto elaborato oltre dieci anni fa, l’Anac ha proposto alcuni interventi emendativi per “rafforzare le garanzie della parte pubblica, non accolti, tuttavia, dal Governo in sede di conversione del decreto”.
Matteo Salvini, ministro dei Trasporti
Il M5S contro Salvini
Dopo queste parole i parlamentari delle commissioni Trasporti di Camera e Senato (Antonino Iaria, Luciano Cantone, Roberto Traversi, Giorgio Fede, Gabriella Di Girolamo, Elena Sironi e Antonio Trevisi) hanno diffuso una nota in cui sottolineano che “a Salvini e ai suoi alleati interessa solo l’affare Ponte sullo Stretto, al fine di saziare gli appetiti dei soliti noti”.
“A questo punto – aggiungono – una domanda sorge spontanea: cosa aspetta la premier Meloni a mettere un argine ai disastri di Salvini? Se davvero ha a cuore la patria come spesso dice, la leader di Fdi dovrebbe stoppare lo sgangherato e dannoso disegno del ministro dei Trasporti sul Ponte. Che è un colossale e costoso pasticcio, il cui prezzo lo stanno già pagando gli italiani”.
L’intervista a Santi Trovato
Santi Trovato, presidente dell’Ordine degli Ingegneri di Messina, racconta a Virgilio Notizie i segreti del Ponte, le specifiche del progetto, le sfide da affrontare sul territorio di Messina e – soprattutto – l’importanza dell’opera in una prospettiva europea.
Una testimonianza importantissima, visto che l’Ordine di Messina è l’unico ordine locale che ha potuto dire la sua sul progetto e ha avuto, dunque, accesso a dati riservati.
Il tema del ponte è tornato alla ribalta: perché è così importante? Cosa lo rende fondamentale?
“L’argomento non può essere affrontato in una prospettiva puramente pratica: non è solo il fatto che viaggiare da Roma a Messina richiederà 4 ore anziché 6. Il ponte consentirà un completamente di una rete infrastrutturale: il cosiddetto Corridoio 9 Berlino-Malta. Si tratta di un progetto che comprende nove corridoi infrastrutturali, al cui ammodernamento sta lavorando la Commissione Europea, con obiettivo il 2030. Uno degli obblighi degli Stati membri è di eliminare i cosiddetti colli di bottiglia: uno di questi è proprio lo Stretto di Messina. Il ponte, al momento, è l’unico strumento in grado di risolvere questa criticità”.
Il progetto è realistico e realizzabile nella forma in cui lo sta proponendo il Governo?
“La questione è se credere o meno alla scienza. Le società di progettazione e di verifiche più importanti del mondo, le più grandi università, non solo italiane, ci dicono la stessa cosa: il ponte resiste. Ricordiamoci che il progetto del 2011 aveva già ottenuto l’approvazione del Consiglio Superiore per i Lavori Pubblici, tranne che per la parte ambientale. La scienza ci dice che la campata unica regge. Le torri, che saranno le più alte del mondo: 400 metri contro le 300 attuali, reggeranno. Il progresso della scienza ci dice che oggi il ponte si può fare. Ovviamente bisognerà fare modifiche: il progetto andrà rivisto da un punto di vista sismico, ambientale, urbanistico. Lo stesso decreto legge 35 prevede, se ricordo bene, che c’è la necessità di adeguare il progetto“.
Quali modifiche vanno fatte al progetto del 2011?
“Considero questioni come ‘la campata regge’ o ‘le torri dell’impalcato reggono‘ superate dai fatti, perché credo nel progresso della scienza. I rischi sono quelli che riguardano un intervento massiccio su un territorio fortemente urbanizzato e antropizzato: rischio che riguarda più la sponda siciliana che quella calabra, assai meno abitata. La vera sfida è ridurre l’impatto sulla cittadinanza e gestire l’interazione dei numerosissimi cantieri. A tal proposito il mese scorso abbiamo lanciato l’idea di riattivare il Comitato Tecnico-Istituzionale, che avevamo fondato nel 2004 e che si è sciolto nel 2011, con tutte le istituzioni e organizzazioni tecniche della città. Tutta la classe professionale dovrà scommettere sul progetto. Il progetto va anche rivisto alla luce della nuova normativa antisismica, diversa rispetto al 2011″.
E per quel che riguarda il traffico navale, visto che il progetto del 2011 era stato contestato per via dell’altezza dei mercantili?
“I numeri ci dicono che il ponte consentirà certamente il traffico navale. Di supercontainer che arrivano a 70-75 metri ce ne saranno una decina al mondo. Magari nel futuro verranno costruite navi alte 200 metri, ma oggi questo è semplicemente un falso problema“.
Per quanto concerne invece i treni?
“Ci saranno 4 corsie per il traffico e due per il trasporto ferroviario. La Sicilia è ultimamente oggetto di grandi investimenti ferroviari. Ci sono certamente grandi criticità, ma credo che il Ponte possa creare uno ‘shock positivo’ per tutta la regione”.
Il Governo prevede l’inizio dei lavori tra un anno e 5 anni per la costruzione. Si tratta di tempistiche realistiche?
“Queste tempitiche potrebbero non essere realistiche, queste opere gigantesche hanno tempistiche straordinarie. Tuttavia, ritengo che ci si darà da fare perché le scadenze vengano rispettate: il cantiere infatti bloccherà la vita tra le due sponde. Dunque, la tempistica dovrà forzatamente rimanere reale. Messina dovrà muoversi con una voce unica: la Commissione del 2004 aveva già individuato le opere complementare necessarie, che saranno necessarie per un migliore utilizzo della infrastruttura”.
Cosa si intende con opere complementari?
“Intendo i raccordi con la rete viaria esistente, i sistemi di interconnessione e anche i parcheggi, così da programmare i flussi di traffico futuri che certamente aumenteranno. Ci saranno moltissimi cantieri nel territorio Messinese: bisognerà organizzarsi bene e acquisire tempistiche europee“.
Cosa ne pensano i siciliani e quale sarà l’impatto sulla regione?
“Abbiamo già un impatto di tipo mediatico da decenni. Ci sono molte speranze di carattere economico, sociale, di rilancio. Ma anche forti preoccupazione per i cantieri in città, la gestione delle zone urbanizzate, il traffico. Tutti problemi che dovremo imparare a gestire e vivere come una sfida“.
Quanti edifici bisognerà abbattere?
“Purtroppo sì, ci sarà un piano di espropri, e molti abbattimenti. Non abbiamo dati certi, ma dalla mia esperienza nel Comitato prevedo che centinaia di cittadini dovranno lasciare le loro case, anche se bisogna dire che si tratta spesso di seconde abitazioni. Dovranno essere abbattuti anche locali commerciali. Bisognerà programmare gli interventi sul territorio per creare menodisagiopossibile. Oltre al Ponte in sé sono molti altri i lavori da fare”.
Quanto costerà davvero l progetto? E quanti posti di lavoro creerà?
“Per i dati del 2011, abbiamo calcolato il costo del Ponte tra gli 11 e i 13 miliardi di euro: dunque, un costo assolutamente sostenibile. Per i posti di lavoro, prevediamo almeno 4 mila per il ponte in sé, che toccherà gli 8 mila includendo i lavori complementari. A pieno regime, il Ponte potrebbe dare lavoro a oltre 12 mila persone“.
Potrebbe diventare un’attrazione?
“Stiamo parlando di un’opera unica al mondo. Un ponte che resista a quel tipo di azione sismica e condizioni ambientali è un’opera d’arte di altissima ingegneria. Non ho dubbi che possa diventare un’attrazione turistica. Ma non è questo il cuore della questione: il fatto che avrà una forma rotondeggiante, avveniristica o quant’altro ci interessa fino a un certo punto“.
Come sarà integrato nella viabilità? Chi lo gestirà e quanto potrebbe costare attraversarlo?
“Non ci sono ancora piani che ci abbiano coinvolto riguardo al prezzo o alla gestione. Di certo, dopo tutta questa fatica, non c’è alcun dubbio che sarà integrato nel circuito viario, sia autostradale sia ferroviario. Se non nell’alta velocità, perlomeno nell’alta capacità. Come si è detto abbiamo fino al 2030 per creare questo collegamento, nel Corridoio 9, da Berlino fino a Palermo. Il ponte non può essere un’opera fine a se stessa: non per andare da Messina a Reggio, in macchina anziché scafo, ma per integrarci nell’Europa e rispettare le condizioni europee. Sperando, in tutto ciò, di avere accesso anche ad aiuti finanziari da parte di Bruxelles“.
Ma questo ponte, alla fine, si farà?
“Guardi, io ho ormai ho perso qualsiasi certezza… (ride). Il punto non è il classico ‘ora o mai più’, bensì il fatto che si tratta di un territorio molto urbanizzato. E più passa il tempo, più si urbanizza: e più si urbanizza, più saranno ‘i casini’ che si dovranno affrontare con la cittadinanza. Si tratta di una zona molto bella, quella di Faro, ed è naturale sempre più gente ci andrà ad abitare. Ogni volta che si riapre il discorso ‘Ponte’ si torna a imporre vincoli urbanistici ed edilizi. Criticità che la città non può più subire: c’è già un piano regolatore in atto. Bisogna capire se il ponte si farà o meno, ma credo che questa volta ci siano tutte le condizioni”.