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Il nuovo presidente dell'Iran è il riformista Pezeshkian, cosa cambia nei rapporti con gli Usa e Israele

Il riformista Masoud Pezeshkian è il nuovo presidente dell'Iran: cosa cambia nei rapporti con Israele e Usa

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“Tenderemo una mano di amicizia a tutti”. Ha esordito così alla presidenza dell’Iran il riformista Masoud Pezeshkian, che ha battuto l’ultraconservatore Said Jalili. Difficilmente però Teheran cambierà rotta in politica estera.

I risultati delle elezioni in Iran

Il riformista Masoud Pezeshkian ha vinto il ballottaggio per le 14 elezioni presidenziali in Iran. Lo riferiscono i media locali, che citano fonti delle autorità delegate al controllo delle elezioni della Repubblica islamica.

Masoud Pezeshkian ha vinto con oltre 16 milioni di voti, battendo di quasi 3 milioni il suo rivale, Saeed Jalili, ultraconservatore. L’affluenza è stata di poco inferiore al 50%, circa 30 milioni di persone.

iran presidente Pezeshkian elezioniFonte foto: ANSA
Lo sconfitto Saeed Jalili

“Tenderemo la mano dell’amicizia a tutti. Siamo tutti popolo di questo Paese. Ci sarà bisogno dell’aiuto di tutti per il progresso” ha dichiarato Masoud Pezeshkian nel suo primo discorso pubblico da presidente eletto.

Chi è Pezeshkian: il nuovo presidente dell’Iran

Pezeshkian non è un volto nuovo della politica iraniana. Chirurgo, è stato ministro della sanità dal 2001 al 2005, quando il presidente era Mohammad Khatamim, anche lui riformista e considerato uno dei fondatori del movimento per le riforme in Iran.

È stato anche membro dell’Assemblea Consultiva Islamica, il parlamento iraniano, per 5 legislature consecutive in maniera ininterrotta dal 2008. È stato anche vicepresidente del parlamento tra il 2016 e il 2020.

Pezeshkian aveva già tentato diverse volte di farsi eleggere a presidente dell’Iran. La sua prima corsa risale al 2013, quando però si ritirò. Ci riprovò nel 2021 ma la sua candidatura fu respinta dalla guida suprema.

Cosa cambierà nei rapporti con Israele e gli Usa

L’elezione di un riformista alla presidenza dell’Iran cambia nettamente l’orientamento politico del governo del Paese, da anni in mano ai conservatori. Gli effetti potrebbero sentirsi principalmente all’interno del Paese.

È possibile che Pezeshkian abbia un atteggiamento meno duro nei confronti dei dissidenti, specialmente delle donne le cui proteste hanno causato disordini durante la presidenza di Raisi.

Difficile però che vi sia un cambiamento radicale nei confronti della politica estera. Pur ricoprendo una carica importante infatti, il presidente è ben lontano dall’essere il leader del Paese come può esserlo quello degli Usa. L’Iran rimane una teocrazia e il potere quasi assoluto risiede nella figura della guida suprema, l’ayatollah Ali Khamenei.

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