Il messaggio di Gianfranco Fini dopo la morte di Silvio Berlusconi: nel 2010 il clamoroso litigio e la rottura
Gianfranco Fini esprime il suo cordoglio per la morte di Silvio Berlusconi con un messaggio alla sua famiglia. Nel 2010 lo strappo al Congresso
Tra i tanti messaggi di cordoglio dopo la morte di Silvio Berlusconi arriva anche il pensiero Gianfranco Fini. In queste ore in onore del Cav sono state spese parole piene di rispetto da ogni parte politica. All’appello mancava l’ex leader di Alleanza Nazionale ed ex presidente della Camera dei Deputati. Il suo commento era atteso a seguito della storica frattura con Berlusconi del 2010. Nell’aprile di quell’anno, infatti, Berlusconi e Fini si fronteggiarono di fronte alla platea del Consiglio Nazionale del Popolo delle Libertà.
- Gianfranco fini commenta la morte di Berlusconi
- Le tensioni con Berlusconi
- Lo strappo del 2010: "Che fai, mi cacci?"
Gianfranco fini commenta la morte di Berlusconi
Gianfranco Fini ha commentato la morte di Silvio Berlusconi con una nota pubblicata da ‘Askanews’.
L’ex presidente della Camera si rivolge sia al Cav che alla famiglia, mettendo da parte lo strappo del 2010 e trovando soltanto parole di rispetto e affetto.
Gianfranco Fini ha ricordato Silvio Berlusconi in una nota inviata dopo la morte del Cav
Le parole di Gianfranco Fini: “Sul mio rapporto politico con Silvio Berlusconi sono state dette da entrambi migliaia di parole. Nell’ora della sua dolorosa scomparsa desidero rendergli omaggio ricordandone la grande umanità”.
Quindi: “Nel febbraio 2008 quando, a pochi giorni di distanza, tutti e due perdemmo nostra madre, Silvio fu davvero, in un momento doloroso per entrambi, un amico che mi fu di conforto”.
Infine Gianfranco Fini si rivolge ai familiari di Berlusconi per stringersi attorno al loro dolore: “Con identico sentimento rivolgo ai figli, ai familiari e alla comunità di Forza Italia le mie sentite condoglianze“.
Le tensioni con Berlusconi
Il Popolo della Libertà era nato dalla fusione tra Forza Italia e Alleanza Nazionale, due anime del centrodestra capeggiate da leader certamente ambiziosi e carismatici.
Proprio per le due teste a capo delle due formazioni iniziarono a farsi sentire delle frizioni interne, che Ignazio La Russa in un’intervista al ‘Corriere della sera’ ricordava con queste parole: “Fini non accettava i modi da padrone di casa di Berlusconi, e quest’ultimo mal sopportava il ruolo da protagonista del primo”.
La Russa nel 2020, quindi, ricordava quella frattura come “l’epilogo di uno scontro che andava avanti da tempo”.
Nei fatti, come ricostruisce ‘Libero Quotidiano’, le prime tensioni arrivarono nel 1999 quando Fini aderì con Mario Segni ad un patto in occasione del referendum anti-proporzionale, una mossa che indispettì Silvio Berlusconi ma che, tuttavia, portò avanti il suo progetto di creare un partito unico, un’unica maxi coalizione di centrodestra.
Nel 2009 nacque il Popolo della Libertà e Gianfranco Fini e Silvio Berlusconi si ritrovarono fianco a fianco, e proprio una volta realizzato il progetto del partito unico tra i due si confermarono le divergenze.
Lo strappo del 2010: “Che fai, mi cacci?”
Nel tempo Gianfranco Fini sentiva un’insoddisfazione sempre maggiore, per questo arrivò a dire: “Ho contribuito a fondare il Pdl, ma così come è il Pdl non mi piace“.
Le ripetute manifestazioni di dissenso di Fini – arrivò a dire che Berlusconi confondeva “la leadership con la monarchia assoluta” – stancarono Berlusconi, e si arrivò all’aprile quando in via della Conciliazione a Roma, in occasione del Congresso Nazionale, il Cav si scagliò direttamente contro l’alleato con queste parole: “Se vuoi fare politica la fai da uomo politico e non da presidente della Camera”.
La reazione di Gianfranco Fini entrò nella storia: l’ex leader di An si alzò, puntò il dito contro Berlusconi e gli urlò: “Che fai, mi cacci?“. L’episodio siglò la fine della collaborazione tra Berlusconi e Fini.