Diritto all'oblio oncologico è legge per chi è guarito dal tumore: cosa significa il voto unanime del Senato
Arriva il 'sì' unanime al Senato sul ddl per il diritto all'oblio oncologico a tutela degli ex pazienti discriminati per aver avuto un tumore
Niente più discriminazioni per chi ha avuto un tumore e vuole chiedere un mutuo, un prestito, stipulare un’assicurazione o fare domanda di adozione. Dopo il sì alla Camera, il ddl sul cosiddetto diritto all’oblio oncologico riceve l’approvazione all’unanimità anche al Senato e diventa legge in via definitiva.
L’approvazione in Parlamento
Arrivato con 139 voti favorevoli, il via libera alla norma è stato accolto in Aula con un lungo applauso e permetterà all’Italia di allinearsi ad altri Paesi che prevedono una legislazione simile in materia, come Francia, Lussemburgo, Belgio, Olanda, Portogallo, Spagna e Romania. La legge sull’oblio oncologico aveva ricevuto 281 ‘sì’ alla Camera lo scorso agosto.
“Complimenti al Senato, perché abbiamo votato una grande legge”, ha commentato il presidente di turno, Gian Marco Centinaio.
Ignazio La Russa, presidente del Senato
Cosa prevede la legge sul diritto all’oblio oncologico
Il provvedimento sulle “Disposizioni per la prevenzione delle discriminazioni e la tutela dei diritti delle persone che sono state affette da malattie oncologiche” vieterà le richieste di informazioni sullo stato di salute riguardanti chi in passato ha avuto un tumore, nei casi, ad esempio, di stipulazione o del rinnovo di contratti relativi a servizi bancari, finanziari, di investimento e assicurativi, così come per la partecipazione a concorsi o la richiesta di adozione di bambini.
Secondo quanto stabilito nella normativa, il diritto tutelerà gli individui che hanno sofferto di patologie oncologiche il cui trattamento attivo si sia concluso, senza episodi di recidiva, da più di 10 anni alla data della richiesta.
Il periodo sarà ridotto a 5 anni nel caso in cui la malattia sia insorta prima del compimento del 21esimo anno di età. Le informazioni non potranno essere acquisite neanche da fonti diverse dal contraente e, qualora siano comunque nella disponibilità dell’operatore o dell’intermediario, non possono essere utilizzate per la determinazione delle condizioni contrattuali.
Come riportato dal ddl, viene rimessa a un decreto del ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, di concerto con il ministro della Salute e dopo un confronto con le organizzazioni di pazienti oncologici iscritte nella sezione Reti associative del Registro unico nazionale del Terzo settore o con forma giuridica di associazioni di secondo livello iscritte, la promozione di specifiche politiche attive per assicurare, a ogni persona che sia stata affetta da una patologia oncologica, uguaglianza di opportunità nell’inserimento e nella permanenza al lavoro, nella fruizione dei relativi servizi, e nella riqualificazione dei percorsi di carriera e retributivi.
Sarà compito del Garante per la protezione dei dati personali vigilare sull’applicazione delle disposizioni di legge.
Le reazioni
Sull’approvazione della legge sul diritto all’oblio oncologico si è espressa così la premier Giorgia Meloni: “Accolgo con grande gioia l’approvazione all’unanimità della proposta di legge parlamentare sull’oblio oncologico – ha scritto in una nota – Una norma di civiltà, che il Governo ha convintamente sostenuto e che cancellerà quelle umilianti e ingiuste discriminazioni che pesavano sulle persone guarite da patologie oncologiche. Grazie a tutte le forze politiche che hanno consentito di raggiungere oggi questo obiettivo”.
Esultano le associazioni a tutela dei diritti dei pazienti oncologici: “La legge sul diritto all’oblio oncologico rappresenta una attesa conquista di civiltà per tutti gli ex pazienti oncologici del nostro paese, di tutte le età, e per le loro famiglie”, ha dichiarato Paolo Viti, presidente Fiagop, la Federazione italiana associazioni genitori e guariti oncologia pediatrica.
“Un ‘atto dovuto’ che, seppur tardivamente, spazza via lo stigma della malattia imposto da una burocrazia obsoleta – ha sottolineato – per restituire anche ai guariti da tumore pediatrico il diritto di vivere e di progettare la propria vita con le stesse opportunità normative garantite dallo Stato ad ogni altra cittadina e cittadino”.
“Come società di riferimento nell’ambito specifico, abbiamo considerato essenziale affrontare questa disparità”, ha affermato Arcangelo Prete, presidente dell’Associazione italiana ematologia oncologia pediatrica, che insieme alla Fiagop ha contribuito alla realizzazione del provvedimento, una norma che riguarda direttamente circa 1 milione di italiani, a fronte di 3,6 milioni che vivono con una diagnosi di cancro.
“Quotidianamente ci impegniamo a promuovere non solo cure all’avanguardia – ha aggiunto il presidente Aieop – ma anche una legislazione che comprenda appieno le specificità dei nostri pazienti. Il differenziare il trattamento rispetto agli adulti tiene conto delle sfide uniche che i giovani pazienti devono affrontare nel corso della loro vita”.