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Identità digitale Spid, governo Meloni pronto a sostituirla: le possibili novità per i cittadini

Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all'Innovazione tecnologica Butti ha confermato l'intenzione del governo di "spegnere lo Spid"

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Dopo le modifiche strutturali al Reddito di cittadinanza il governo Meloni sta pensando di attuare un altro importante cambiamento: l’identità digitale Spid ormai posseduta da trentatré milioni di cittadini italiani potrebbe essere presto messa da parte per dar vita a un unico sistema di identificazione digitale. La conferma è arrivata da Alessio Butti, sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all’Innovazione tecnologica. Ecco quali potrebbero essere le novità.

Le parole del sottosegretario Butti

Intervenuto sabato 17 dicembre all’evento dedicato ai dieci anni di Fratelli d’Italia a Roma, Butti ha spiegato che l’intenzione è quella di “spegnere gradualmente Spid” e avere “come unica identità digitale la carta d’identità elettronica “, ossia l’attuale Cie. In questo modo, ha evidenziato, si faciliterebbero le azioni con la Pubblica amministrazione.

In una lettera indirizzata al ‘Corriere della Sera’ il sottosegretario ha poi chiarito che l’esecutivo sta lavorando per una sola identità digitale “nazionale e gestita dallo Stato (proprio come quella che gli italiani portano nel loro portafogli dal 1931)”.

spid carta identità elettronica governo meloniFonte foto: ANSA
Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alessio Butti e la premier Giorgia Meloni a Palazzo Chigi

Cosa è lo Spid e perché è diverso dalla Cie

Lo Spid (Sistema pubblico di identità digitale) consente a tutti i cittadini italiani che lo posseggono di accedere ai servizi online delle Pubbliche amministrazioni per effettuare pagamenti, iscrizioni o accedere a bonus e agevolazioni. Sul sito del governo viene descritto come “la chiave di accesso semplice, veloce e sicura ai servizi digitali delle amministrazioni locali e centrali”. Può essere erogato da diversi “identity provider” accreditati e non è quindi gestito dallo Stato.

La carta di identità elettronica (Cie) è l’evoluzione della carta d’identità cartacea. Ad oggi la detengono circa trentadue milioni di persone, più o meno lo stesso numero di quelle che hanno lo Spid. Dalle dimensioni standard di una carta di pagamento, ha due microchip che contengono i dati personali del titolare e le informazioni per l’autenticazione online della Pa.

Anche la Cie può quindi essere utilizzata per l’accesso ai servizi sul web delle Pubbliche amministrazioni. E oltre ad accertate l’identità del titolare, permette di firmare documenti digitali attraverso la firma elettronica avanzata (Fea).

Chi vuole ad oggi accedere al sito dell’Agenzia delle entrate o dell’Inps può dunque utilizzare sia lo Spid che la Cie. L’autenticazione via cellulare è abbastanza simile per entrambi gli strumenti (si tratta di inserire codici o avvicinare la carta al dispositivo mobile).

La differenza sostanziale è per chi utilizza il pc: coloro che possiedono la carta d’identità elettronica devono infatti avere un software dedicato e un lettore di smart card, a differenza dello Spid che invece non lo richiede.

Il nodo della “migrazione” dei dati

Se è vero che il governo vuole “spegnere” lo Spid, come affermato dal sottosegretario Alessio Butti, resta da capire se le identità digitali già attive spariranno definitivamente o se invece confluiranno direttamente nel nuovo progetto unico della Cie. ‘Il Corriere della Sera’ fa notare che la “migrazione” porta con sé delle problematiche.

Lo Spid, a differenza della carta che potrebbe prendere il suo posto e che viene gestita dal ministero dell’Interno, viene erogato come detto da vari “identity provider”, come per esempio Poste Italiane, Aruba, Intesa e tanti altri.

Per questo bisognerebbe capire come potrebbe avvenire il trasferimento delle trentatré milioni di identità digitali, soprattutto considerando che attualmente non esiste un gestore pubblico deputato che se ne possa occupare. Il secondo problema sarebbe legato al lettore di smart card, che oggi non tutti possiedono.

D’altro canto però lasciare la Cie come esclusivo strumento per confermare la propria identità sia offline che online potrebbe anche essere utile per realizzare quel livello di sicurezza richiesto dall’Unione europea per l’identità digitale europea che potrebbe vedere la luce nel 2025.

identita-digitale-spid-governo-meloni-carta-elettronica Fonte foto: ANSA
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