I verbali dell'interrogatorio di Turetta dopo l'omicidio di Giulia Cecchettin: "Ho provato a soffocarmi"
Dopo l'omicidio di Giulia Cecchettin, Filippo Turetta ha tentato il suicidio due volte. I dettagli emersi dai verbali dell'interrogatorio del 22enne
“Ho provato con un sacchetto a soffocarmi, però anche dopo averlo legato con lo scotch non sono riuscito e l’ho strappato all’ultimo”. Dopo aver ucciso l’ex fidanzata Giulia Cecchettin, Filippo Turetta avrebbe tentato il suicidio per ben due volte. Le confessioni erano arrivate nel carcere di Verona, durante l’interrogatorio davanti al pubblico ministero di Venezia, Andrea Petroni. A distanza di oltre sei mesi, i verbali di quel colloquio sono stati diffusi.
- Le confessioni di Filippo Turetta dopo l'omicidio di Giulia Cecchettin
- Il secondo tentativo di suicidio
- I dettagli sulla lite
Le confessioni di Filippo Turetta dopo l’omicidio di Giulia Cecchettin
“Ho imboccato la strada per Barcis. Mi sono fermato in un punto in cui non c’erano case e sono rimasto un po’ lì”, ha raccontato il ragazzo nel verbale che è stato diffuso dalla trasmissione Quarto Grado (Rete4).
“Ho provato – prosegue il documento – anche con un sacchetto a soffocarmi, però anche dopo averlo legato con lo scotch non sono riuscito e l’ho strappato all’ultimo. Allora ho preso lei e sono andato a nasconderla”.
Un momento dei funerali di Giulia Cecchettin
Il giovane sarebbe stato poi arrestato il successivo 18 novembre vicino Lipsia, in Germania, dopo una fuga durata giorni.
Il secondo tentativo di suicidio
L’interrogatorio prosegue con il ragazzo che racconta di avere avuto un pacchetto di patatine in macchina e una scatolina con qualche biscotto. Non avrebbe comprato nulla da mangiare in quanto tutti i soldi erano stati spesi in rifornimenti di benzina.
Prosegue Turetta:
“Volevo togliermi la vita con un coltello che avevo comprato, ma non ci sono riuscito. Pensavo che se avessi fumato e bevuto sambuca sarebbe stato più facile suicidarmi, ma invece ho vomitato in macchina”.
Poi la decisione di non farla finita, dopo l’appello dei genitori:
“Ho riacceso il telefono. Cercavo notizie che mi facessero stare abbastanza male da avere il coraggio per suicidarmi, ma ho letto che i miei genitori speravano di trovarmi ancora vivo e ciò ha avuto l’effetto opposto. Mi sono rassegnato a non suicidarmi più e ad essere arrestato“.
I dettagli sulla lite
Dalla confessione emergono anche gli ultimi momenti di vita di Giulia, prima della lite:
“Volevo darle un regalo una scimmietta mostriciattolo. Con me avevo uno zainetto che conteneva altri regali: un’altra scimmietta di peluche, una lampada piccolina, un libretto d’illustrazione per bambini. Lei si è rifiutata di prenderlo. Abbiamo iniziato a discutere. Mi ha detto che ero troppo dipendente, troppo appiccicoso con lei. Voleva andare avanti, stava creando nuove relazioni, si stava sentendo con un altro ragazzo”.
Il giovane aggiunge di aver gridato di aver bisogno di lei e di averle detto che si sarebbe tolto la vita in caso di rottura. Dopo un’ulteriore risposta negativa, la ragazza è scesa dalla macchina, gridando e chiedendo di essere lasciata in pace.
“Ero molto arrabbiato. Prima di uscire anch’io, ho preso un coltello dalla tasca posteriore del sedile del guidatore. L’ho rincorsa, l’ho afferrata per un braccio tenendo il coltello nella destra“. Al racconto fanno seguito dettagli macabri e ininfluenti.