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I testimoni che hanno fatto arrestare Moussa Sangare: "Anche noi eravamo stranieri, era nostro dovere"

I testimoni che hanno fatto arrestare Moussa Sangare hanno parlato delle loro origini: "Anche noi eravamo stranieri"

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Parlano i testimoni. I due uomini che hanno aiutato i carabinieri a identificare Moussa Sangare, l’assassino reo confesso di Sharon Verzeni, hanno parlato in un’intervista delle loro origini e di quanto accaduto.

I testimoni che hanno fatto arrestare Sangare: “Anche noi eravamo stranieri”

I due uomini che ragazzi aiutato i carabinieri a identificare l’assassino reo confesso di Sharon Verzeni, Moussa Sangare, hanno rilasciato un’intervista al quotidiano la Repubblica.

Si tratta di un ragazzo di 25 anni e di uno di 23. Entrambi sono italiani ma, come Sangare, sono nati da genitori di origine straniera e hanno ottenuto la cittadinanza soltanto dopo un decennio e mezzo in Italia.

moussa sangare sharon testimoniFonte foto: ANSA
Un momento della conferenza stampa con cui la procura ha annunciato la confessione di Sangare

“Abbiamo avuto la cittadinanza da ragazzini, a 15 anni. Vogliamo far riflettere che se il killer è di origini straniere, lo siamo anche noi. Forse senza la nostra testimonianza sarebbe libero. Pensiamo di aver fatto il nostro dovere” hanno detto.

Il racconto della testimonianza

I due hanno raccontato quanto accaduto durante la notte dell’omicidio dal loro punto di vista. Erano entrambi usciti di casa la sera per correre e evitare la calura estiva delle ore diurne.

Eravamo usciti come al solito molto tardi per allenarci. Era più o meno mezzanotte, eravamo a Chignolo vicino alla farmacia davanti al cimitero, dove ci siamo fermati per fare delle flessioni” hanno dichiarato i due.

“A quel punto sono passati due nordafricani in bicicletta, poi un terzo. Lui ci è rimasto impresso, perché era un po’ strano. Aveva una bandana in testa e un cappellino, uno zaino e gli occhiali. Ci ha fissato a lungo e poi ci ha fatto una smorfia. Non lo avevamo mai visto prima” hanno continuato.

Il rimpianto dei testimoni

Durante l’intervista i due ragazzi hanno raccontato anche della loro collaborazione con i carabinieri che ha permesso alle forze dell’ordine di rintracciare l’assassino di Sharon Verzeni.

“Abbiamo raccontato di quel ragazzo quando siamo stati chiamati in caserma. A un certo punto ci hanno fatto anche i complimenti perché ci ricordavamo tutto. Ora ci sentiamo orgogliosi per essere stati utili all’identificazione dell’assassino” hanno raccontato i due.

Il rimpianto che ci resta è non aver potuto fare qualcosa per Sharon. Non essere stati più vicini a via Castegnate. In quel caso forse avremmo potuto salvarla. Magari l’assassino ha visto una preda facile, come quei due ragazzini che voleva aggredire. Quando ha incrociato noi, invece, ci ha solo guardato male ed è andato avanti” hanno poi concluso.

moussa-sangare-sharon-testimoni-stranieri Fonte foto: ANSA
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