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I sospetti di Messina Denaro dal 41 bis: le accuse alla "Palermo bene che trema" e che forse l'ha tradito

Il boss punta il dito contro i salotti della "Palermo bene" che potrebbero averlo tradito a gennaio

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Sono passati due mesi dall’arresto di Matteo Messina Denaro a Palermo, alla clinica La Maddalena dove si trovava per dei controlli di routine a causa del cancro diagnosticatogli nei mesi precedenti. Recluso da gennaio al 41 bis in un carcere di massima sicurezza a L’Aquila, il boss punta il dito contro la “Palermo bene”, quella che ha frequentato per anni da latitante e che forse, secondo “U Siccu”, l’ha tradito.

Le accuse di Messina Denaro

Matteo Messina Denaro torna a parlare e lo fa direttamente dal carcere di L’Aquila dove si trova dallo scorso gennaio in seguito all’arresto avvenuto a Palermo. Il boss, secondo quanto riferito da La Repubblica, si è intrattenuto con una dottoressa che lo ha visitato in carcere chiedendole se avesse mai visitato Palermo.

“È una città bellissima di un milione di abitanti” ha detto “U Siccu” al medico, con un ghigno che ha rapito l’attenzione. Il boss, infatti, si è lasciato andare a delle dichiarazioni di scherno contro la “Palermo bene” che lo ha accolto negli ultimi anni con la consapevolezza di chi fosse. La stessa società che oggi, secondo Messina Denaro, “trema e ha paura” per quello che il boss potrebbe dire dal carcere.

Secondo l’ex latitante, i volti noti dei salotti d’élite di Palermo avrebbero “ammucciato le unghie” (nascosto, ndr), si starebbero nascondendo per timore di quello che lui potrebbe dire.

I sospetti del boss dal carcere

Mentre le indagini sulla rete di favoreggiatori proseguono, Messina Denaro dal carcere starebbe pensando da giorni a chi potrebbe averlo tradito. A Campobello di Mazara, dove è stata scoperta una rete di tutto rispetto che ha coperto per anni il boss, i sospetti sono pochi.

È allora proprio in quei salotti della “Palermo bene” che secondo il 60enne di Castelvetrano potrebbe essere nato il tradimento. Secondo quanto riferito da La Repubblica, infatti, per il boss il sospetto è che qualcuno l’abbia venduto e abbia spinto le forze dell’ordine a La Maddalena.

La rete che ha protetto Messina Denaro

Intanto giovedì 16 marzo 2023 il Ros ed il comando provinciale Carabinieri di trapani hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Tribunale di Palermo, su richiesta della locale direzione distrettuale antimafia e antiterrorismo, a carico di due persone che avrebbero favorito la latitanza di Messina Denaro. Si tratta di Emanuele Bonafede (cugino del prestanome Andrea Bonafede) e Lorena Ninfa Lanceri.

I due si vanno a inserire nella già nota rete di amicizie che hanno permesso al boss di stare al sicuro a Campobello: finiti già in manette la sorella Rosalia, Andrea Bonafede e il medico del latitante.

covo-messina-denaro Fonte foto: Ansa
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