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I negoziati tra Ucraina e Russia non stanno andando bene: quali sono gli ostacoli per arrivare alla pace

I negoziati fra Russia e Ucraina sembrano non avere più quella centralità che avevano nei mesi scorsi. Ecco perché e cosa manca per arrivare alla pace

Di: VirgilioNotizie | Pubblicato:

I negoziati fra Russia e Ucraina sono finiti su un binario morto mentre la guerra prosegue con i raid russi su tutto il Paese, con l’obiettivo di rendere difficoltoso il transito di uomini e mezzi di Kiev verso il Donbass, dove si svolge la più atroce delle battaglie. I motivi per i quali la diplomazia sembra non riuscire più a fare passi in avanti, sono molteplici.

A poco è servito il recente tentativo di mediazione del Segretario delle Nazioni Unite António Guterres, volato a Mosca per chiedere un immediato cessato il fuoco e la fine della guerra, “al più presto”. Guterres raggiunge un accordo con Putin e consente così alle Nazioni Unite e al Comitato internazionale della Croce Rossa di aiutare a evacuare i civili ucraini dall’acciaieria assediata di Azovstal, l’ultimo baluardo di resistenza della città portuale di Mariupol. Ma il cessate il fuoco non arriva e la Federazione Russa continua la sua campagna militare nel sud e nell’est dell’Ucraina.

Lescalation verbale e la difficile via del dialogo Ucraina-Russia

Come osserva il Washington Post, una soluzione diplomatica sembra essere lontana, con le due parti che si accusano a vicenda di sabotare e rendere impossibili i negoziati. Lavrov afferma che le attuali prospettive di un accordo sono “tristi”, addossando la colpa al presidente ucraino Volodymyr Zelensky per la mancanza di sincerità nei negoziati.

Gli ucraini replicano che le atrocità russe contro i loro civili rendono impossibile qualsiasi prospettiva di concessioni territoriali o politica e che, con il sostegno degli Usa e delle nazioni della Nato, stanno sconfiggendo la Russia sul campo.

I colloqui in Turchia non hanno dato gli esiti sperati 

Dopo i primi colloqui in Bielorussia, le due parti s’incontrano in Turchia, Paese che si è offerto di fare da mediatore. Il round di negoziati di Ankara – siamo al 29 marzo – fanno emergere qualche piccolo progresso: Kiev conferma la sua disponibilità di non aderire alla Nato, mentre Mosca si dice disponibile a non opporsi all’ingresso dell’Ucraina nell’Ue. Il nodo cruciale rimane il Donbass, rispetto al quale le due parti non trovano una possibilità di accordo.

È il 2 aprile quando la guerra prende una piega inaspettata che pesa fortemente sui già fragili negoziati. Quando cominciano a circolare i primi video e foto dei civili uccisi all’interno di Bucha, cittadina che si trova nel quadrante nordoccidentale della periferia di Kiev, i colloqui di pace s’interrompono bruscamente.

Gli ucraini accusano i russi di aver compiuto una strage di civili, mentre la controparte sostiene che il governo di Kiev ha inscenato un “false-flag” per sensibilizzare l’opinione pubblica, soprattutto occidentale, al fine di ricevere nuovi aiuti e armi.

L’escalation che allontana la diplomazia 

Ad allontanare la prospettiva di una risoluzione diplomatica ci mette del suo anche il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden. Al vertice di Varsavia del 27 marzo, il presidente Usa definisce l’omologo russo un “macellaio” che “non può più restare al potere”. Dopotutto, oggi l’obiettivo degli Stati Uniti, come spiega il Segretario alla Difesa degli Stati Uniti, Llyod Austin a seguito di un incontro a Kiev con il presidente ucraino Volodymyr Zelenesky, è quello di ridurre il potere della Russia a lungo termine, e non di trovare la pace nel breve periodo.

Washington, infatti, è convinta che Putin non si fermerà. “Vogliamo vedere una Russia indebolita al punto che non possa invadere altri Paesi come ha fatto invadendo l’Ucraina”.

Cosa manca, dunque, per tornare al tavolo dei negoziati? Oltre agli interessi divergenti, manca un attore internazionale capace di avere l’influenza necessaria per convincere Russia, Ucraina (e Stati Uniti) a riaprire la partita diplomatica e mettersi attorno al tavolo.

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