I geni dell'uomo di Neanderthal responsabili di Covid in forma grave nella provincia di Bergamo: la ricerca
Lo studio associa la discendenza dai Neanderthal con un maggiore rischio di Covid-19 grave, la zona della Val Seriana e l'alto numero di vittime
Gli studi sulla pandemia di COVID-19 hanno portato alla luce i più disparati fattori capaci di influenzare la gravità della malattia, tra cui la componente genetica. Una recente ricerca, intitolata “Origin,” ha rivelato ora un legame significativo tra i fattori genetici e la gravità del COVID-19 nella provincia bergamasca, individuando una nuova coincidenza significativa: la discendenza dall’uomo di Neanderthal. Secondo lo studio, il ramo del genere umano si sarebbe evoluto in modo differente e sarebbe responsabile di un aumento della gravità della malattia.
Lo studio
La ricerca ha coinvolto oltre 9.700 residenti della provincia bergamasca ed è stato pubblicato sulla rivista scientifica iScience. I risultati sono stati presentati durante un convegno ospitato dal Presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana.
Quello che è l’aspetto più interessante della ricerca riguarda l’identificazione di una regione specifica del genoma umano, che è fortemente associata al rischio di sviluppare una forma grave della malattia.
La conferenza di presentazione dei risultati ottenuti dalla ricerca “Origin”
I geni dell’uomo di Neanderthal
Sorprendentemente, 3 dei 6 geni coinvolti in questo rischio hanno origini neanderthaliane. Tali geni sono stati trasmessi dalla popolazione di Neanderthal attraverso il genoma di Vindija, risalente a 50.000 anni fa.
In passato, questi ultimi davano la possibilità di proteggersi da alcune infezioni, ma oggi comportano una reazione immunitaria eccessiva che aumenta la gravità della malattia.
Il fattore di familiarità
Lo studio ha anche confermato che molte persone che hanno sperimentato una forma grave del Coronavirus avevano parenti di primo grado che erano deceduti a causa dell’infezione.
Inoltre, coloro che portavano l’aplotipo neanderthaliano, che rappresenta le variazioni nei nucleotidi del DNA, avevano un rischio più che raddoppiato di sviluppare forme gravi di malattia.
Inoltre, riscontrato anche un rischio triplicato di necessitare di terapia intensiva e un rischio ancora maggiore di richiedere la ventilazione meccanica rispetto a coloro che non avevano questo aplotipo.
Il valore dello studio
Questi risultati rivoluzionari offrono nuove prospettive sulla comprensione della predisposizione genetica alle forme gravi di COVID-19. La novità è rappresentata dalla constatazione che la genetica neanderthaliana possa svolgere un ruolo significativo in questa malattia.
Questa scoperta, alla luce delle nuove varianti Covid che si stanno diffondendo nelle ultime settimane, potrebbe aiutare a identificare più efficacemente le persone a rischio e rafforzare le misure preventive, come ad esempio la realizzazione di vaccini mirati, e per evitare il peggioramento della malattia nelle categorie più vulnerabili.