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Gli strascichi del Long Covid e dell'influenza dopo la guarigione: gli effetti su gusto, olfatto, udito e voce

Covid e influenza lasciano una serie di strascichi, tra cui i disturbi udito, gusto, olfatto e voce: la spiegazione della logopedista

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Strascichi. Anusmia, parosmia iposmia, fantosmia: tutti disturbi legati all’olfatto, che può essere modificato in seguito a una malattia. Ma anche problemi a carico della voce. Se ne è parlato molto soprattutto durante la pandemia Covid, perché uno dei sintomi classici nella prima fase dell’emergenza sanitaria è stata proprio la perdita dell’olfatto e del gusto, o difficoltà nel recupero vocale perché l’infezione ha riguardato le vie respiratorie. In qualche caso i segnali del contagio da virus Sars-CoV-2 sono rimasti, e rimangono anche con le sottovarianti attualmente in circolazione. Secondo molti esperti otorinolaringoiatri, però, si tratta anche di effetti frequenti con la classica influenza.

Un recente studio statunitense ha cercato di indagare le cause di queste conseguenze del Long Covid, quindi di strascichi nel tempo anche dopo la guarigione. Il team di ricercatori della Duke University School of Medicine in Durham (North Carolina), ad esempio, ha scoperto come la percezione distorta di sapori e odori (parosmia) o la loro diminuzione (iposmia, causata da una infiammazione a livello nasale) in genere possono durare da un paio di mesi fino a un anno. Altri dati sul Covid hanno anche confermato la diffusione di questi disturbi: il 65% di chi ha avuto un contagio ha riferito anche di problemi nel momento del mangiare o del bere, con effetti prolungati in non meno di 1 infettato su 10 fino a 6 mesi dopo la guarigione.

In caso di difficoltà nel tornare ad apprezzare odori e sapori, o nel recuperare il normale tono vocale, oltre a rivolgersi all’otorino è possibile procedere con terapie di riabilitazione olfattiva che sono offerte anche da logopedisti. Ne parla, a Virgilio Notizie, la logopedista Marina Tripodi, past president della Società italiana di foniatria e logopedia (Sifel).

Anche i logopedisti possono aiutare chi ha difficoltà a percepire sapori e odori dopo il Covid o l’influenza?

“Sì, è possibile proporre una rieducazione olfattiva. Ma va fatta una premessa. La presa in carico del paziente è multidisciplinare e coinvolge professionisti sanitari che si occupano di valutazione e riabilitazione, e questo include sicuramente la figura professionale del logopedista. È importante, però, che questo abbia una formazione e una competenza specifica (neuropsicologiche, ndr). L’ambito della logopedia è molto ampio e lo sviluppo di competenze specifiche è assolutamente necessario sia nella presa incarico sia per la risoluzione della patologia”, spiega la docente al Master di Vocologia Clinica e Artistica dell’Università di Bologna (sede Ravenna, ndr) e fondatrice del Centro Voce di Napoli.

Quali sono le principali problematiche a carico di gola e naso che possono verificarsi dopo il Covid?

“Una è la disosmia, intesa come un’alterazione della percezione olfattiva a causa di determinate condizioni fisiologiche. A sua volta potrebbe indurre a parosmia, ovvero a una distorsione della qualità dell’odore percepito, e ad allucinazioni olfattive, ossia la percezione di odori senza che ci sia effettivamente la presenza di uno stimolo olfattivo. Per quanto riguarda le variazioni gustative, invece, si possono evidenziare disfunzioni qualitative, come disgeusia e fantogeusia, e quantitative, come ipergeusia, ipogeusia e ageusia. Le prime si hanno quando si percepisce in modo sgradevole un sapore o quando si ha la sensazione di percepire uno stimolo gustativo, ma questo non è realmente presente. Le ultime tre, invece, riguardano rispettivamente un innalzamento, riduzione o totale perdita della sensibilità gustativa”, spiega l’esperta.

Quali sono le conseguenze principali di queste condizioni, che possono verificarsi anche nel Long Covid?

“Gli effetti possono essere disagianti: si pensi, ad esempio, a quanto possa essere pericoloso ingerire alimenti di cui non si riesce a cogliere la qualità nutrizionale e quanto questo possa portare a rischi per la propria salute fisica; si verificherebbe, inoltre, una riduzione dell’interesse verso il cibo con conseguente ritiro sociale – spiega Tripodi -: queste sintomatologie cliniche sono molto frequenti tra i pazienti che hanno presentato Covid-19 e, ancor più, in coloro che si presume siano asintomatici. L’anosmia, in particolare, sembra prevalere sull’ageusia”.

long covidFonte foto: ANSA

Come si interviene?

“In base agli studi scientifici è possibile elaborare un protocollo per la riabilitazione olfattiva che comprenda al suo interno sedute guidate dal terapeuta e un training olfattivo che dovrà essere svolto autonomamente dal paziente. Nelle prime sedute il team multidisciplinare valuterà la disfunzione olfattiva e, solo successivamente, il terapista mostrerà al paziente come eseguire il training olfattivo e proporrà degli esercizi specifici, alcuni dei quali potranno essere eseguiti a casa dal paziente stesso. Alcuni di questi avranno l’obiettivo di risvegliare la percezione olfattiva attraverso il recupero e la visualizzazione mentale di ricordi emotivamente significativi per il paziente, che sono collegati a quel cibo. Gli esercizi sono incentrati sulla memoria episodica, quella che riguarda i ricordi emozionali legati a determinati odori. Anche se solitamente, più che di ricordi specifici, si tratta di particolari situazioni associate a sensazioni piacevoli, di benessere emotivo o affettivo per la persona in questione”.

Perché si interviene anche sulla voce, nei casi di post Covid o Long Covid?

“Alcuni effetti dell’infezione Covid-19 a lungo termine includono problemi respiratori, fisici, cognitivi e psicologici. Molti pazienti hanno manifestato almeno l’affaticamento respiratorio e dispnea, oltre a una riduzione della funzione respiratoria e fonatoria, che potrebbero determinare importanti problematiche per cantanti e insegnanti di canto, e in tutte le categorie dei professionisti della voce. Anche brevi periodi di intubazione o un danno al nervo vago possono dare paralisi e ipomotilità delle corde vocali”, spiega Tripodi.

Che tipo di percorso si segue per superare queste difficoltà?

“Il piano terapeutico è strettamente individuale, la voce di ognuno di noi è unica e rappresenta chi siamo. L’inquadramento diagnostico, a cura del medico specialista, segue naturalmente i protocolli nazionali come quello definito dalla nostra società scientifica (Sifel, ndr), ma il piano di terapia deve tener conto della persona. A grandi linee, l’obiettivo da raggiungere, per me logopedista, è quello di ottenere la miglior voce possibile. Ad esempio si eseguono vocalizzi con difficoltà crescente, così come si operano manovre di manipolazione laringea per facilitare la chiusura della glottide. Ma c’è anche un grande lavoro di counseling logopedico per sostenere la motivazione del paziente, molti di loro sono spaventati perché la voce non si può vedere e pertanto sfugge al nostro controllo e il pericolo che non ritorni più è costante nella mente del paziente”, spiega Tripodi.

Può capitare di aver bisogno di questo tipo di supporto anche dopo l’influenza?

“Quando di tratta di influenza causata da virus influenzale con conseguente lesione al nervo vago, si può incorrere in paresi delle corde vocali che può rientrare entro i 6 mesi dalla diagnosi, o sfociare in paralisi delle corde vocali, che è irreversibile. In tutti e due i casi, un buon training logopedico può assolutamente recuperare la voce”, spiega la logopedista. “Secondo la mia esperienza clinica quotidiana, con il Covid sono aumentate le richieste per il recupero della voce, che per qualsiasi individuo significa rinunciare alla comunicazione e in molti casi – come per insegnanti, cantanti, attori, giornalisti, speaker – determina dover rinunciare al proprio lavoro”, conclude l’esperta.

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covid Fonte foto: ANSA
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