Giulia Cecchettin uccisa a coltellate da Filippo Turetta: cos'è successo esattamente la notte del femminicidio
Il femminicidio di Giulia Cecchettin ha sconvolto l'Italia: Filippo Turetta arrestato in Germania, cos'è successo la sera di sabato 11 novembre
Il femminicidio di Giulia Cecchettin, uccisa dall’ex fidanzato Filippo Turetta a pochi giorni dalla laurea, ha sconvolto l’Italia. Il 22enne, dopo l’arresto in Germania, è in attesa dell’estradizione per essere processato. Ecco cosa sappiamo sulla notte dell’omicidio, in attesa della chiusura delle indagini e della versione di Filippo Turetta.
- Il centro commerciale
- L'ultimo messaggio alla sorella
- La lite nel parcheggio e la telefonata del testimone
- L'aggressione a Fossò
- La fuga di Filippo Turetta
- L'arresto in Germania
Il centro commerciale
Sabato 11 novembre Giulia Cecchettin e Filippo Turetta si incontrano verso le ore 18.
La laureanda sta cercando un paio di scarpe da indossare nel giorno della discussione della tesi, prevista per giovedì 16 novembre.
I due trascorrono qualche ora al centro commerciale ‘Nave de Vero‘ di Marghera, dove mangiano un panino in un fastfood.
L’ultimo messaggio alla sorella
Alle 22:43 Giulia Cecchettin scrive un messaggio su WhatsApp alla sorella Elena: sarà l’ultimo.
È la stessa Elena Cecchettin a svelarne il contenuto: “Sembrava fosse tutto tranquillo, stavamo parlando di vestiti”.
La lite nel parcheggio e la telefonata del testimone
Passano pochi minuti e tra Giulia e Filippo scoppia una lite.
Un testimone racconta di averli visti in un parcheggio di Vigonovo, il paese dove viveva Giulia, intorno alle 23:15.
La ragazza viene strattonata e scaraventata in auto: il testimone chiama le forze dell’ordine, ma mentre parla al telefono la Fiat Punto nera sparisce nel nulla.
L’aggressione a Fossò
Le telecamere riprendono l’auto nella zona industriale di Fossò, a circa 5 chilometri da Vigonovo, verso le 23:30.
La videosorveglianza della fabbrica di calzature Dior registra la scena: l’Adnkronos, citando le carte degli inquirenti, rivela che Filippo Turetta avrebbe aggredito Giulia Cecchettin a mani nude e che lo stesso 22enne “poneva in essere atti idonei e diretti in modo non equivoco a cagionare la morte colpendola nuovamente al fine di evitare che la stessa fuggisse”.
Giulia Cecchettin urla e scappa dall’auto, ma viene rincorsa, raggiunta e colpita da Filippo Turetta, che la aggredisce di nuovo “producendole, quale conseguenza della propria azione ulteriori ferite e ulteriori copiosi sanguinamenti”.
La ragazza resta a terra, non si capisce se sia già morta o meno: davanti allo stabilimento, alcuni dipendenti troveranno chiazze di sangue e ciocche di capelli.
Nel frattempo, viene caricata in auto da Turetta, che guida per circa 120 chilometri fino al lago di Barcis, dove getta il cadavere (dai primi esami, infatti, Giulia era già morta prima di essere fatta cadere per decine di metri).
La fuga di Filippo Turetta
Dopo essersi sbarazzato del corpo, Filippo Turetta arriva a Palafavera (in provincia di Belluno) solo alle 7:37 della mattina di domenica 12 novembre: il tempo di gettare il corpo di Giulia Cecchettin.
Nel tragitto, viene ripreso mentre fa rifornimento, pagando in contanti al distributore a Ospitale, sopra Cortina d’Ampezzo: qualche giorno dopo – riporta Il Corriere della Sera – il gestore avrebbe notato anche una banconota da 20 euro insanguinata.
L’arresto in Germania
Turetta guida verso l’Austria, quindi arriva in Germania: è lì che viene arrestato tra sabato 18 e domenica 19 novembre, praticamente una settimana dopo l’omicidio dell’ex fidanzata, sull’autostrada A9 all’altezza della cittadina di Bad Durrenberg. Era rimasto senza soldi e senza benzina.
Fermato proprio nel giorno del ritrovamento del cadavere di Giulia Cecchettin: sul corpo, segni di percosse e ferite da coltello anche sulle mani, dalle quali si capirebbe – secondo gli esperti – che avrebbe provato a difendersi.