Giulia Cecchettin e la confessione di Filippo Turetta: qualcosa non torna, tutti i dubbi degli inquirenti
Emergono i primi dubbi dopo la confessione di Filippo Turetta sull'omicidio di Giulia Cecchettin, dal cellulare della vittima alla fuga
Qualcosa non torna nella confessione di Filippo Turetta dell’omicidio di Giulia Cecchettin: i dubbi degli inquirenti riguardano il racconto sulla fuga del 22enne, e le perplessità sono dovute agli esami condotti nell’auto dell’indagato e le analisi al computer. Sin dalla sua cattura in Germania, Turetta si è attribuito le responsabilità della morte della studentessa ma ha respinto la premeditazione.
I dubbi sulla confessione di Filippo Turetta
Come ricostruisce ‘Corriere della sera’, la confessione di Filippo Turetta sarebbe costellata di "forse" e discrepanze che il pm ha subito fatto notare all’indagato.
In primo luogo, resta un mistero il luogo in cui Turetta si sarebbe liberato del coltello, del proprio tablet e del cellulare della ragazza. Il ragazzo ha raccontato di aver gettato quel materiale in "un piccolo fosso" nei pressi di "una strada secondaria" che avrebbe imboccato dopo "una rotonda grande" che si troverebbe "non molto tempo di distanza da Fossò".
Eppure, nonostante la descrizione e nonostante le ricerche palmo a palmo nella zona di Fossò in cui si è consumato il secondo stadio dell’omicidio di Giulia Cecchettin, del cellulare della vittima non si trova traccia.
Gli altri dubbi sulla confessione di Filippo Turetta riguardano la fuga. Il 22enne, infatti, ha raccontato che dopo l’omicidio aveva deciso di "andare verso nord" anche per porre in atto il suo primo intento suicidario, ma soprattutto "volevo cercare un posto dove non essere subito trovato" e nel quale ci volesse più tempo per trovare il corpo di Giulia.
Proprio questi dettagli sono stati contestati dal pm, che ha presentato all’indagato le discrepanze tra la sua verità e quella riscontrata dai rilievi effettuati sulla sua auto.
La lettera di addio ai genitori
Quando ancora valutava l’ipotesi del suicidio, Filippo Turetta ha scritto una lettera indirizzata ai suoi genitori, appuntata su "dei fogli di carta". Il giovane aveva pensato di togliersi la vita a Berlino.
Nella lettera aveva confessato il femminicidio di Giulia Cecchettin e aveva indicato il punto in cui si trovava il corpo, poi aveva chiesto perdono ai suoi genitori.
Il rinvio a giudizio
La Procura ha richiesto il rinvio a giudizio per Filippo Turetta, che dovrà rispondere di omicidio volontario aggravato da premeditazione, crudeltà ed efferatezza, sequestro di persona, stalking e occultamento di cadavere. Con questi capi di accusa l’indagato rischia l’ergastolo.
Le udienze sono state fissate per il 15 e il 18 luglio di fronte al gup Claudia Maria Ardita, ma potrebbero saltare dal momento che i difensori del 22enne hanno tempo fino al 12 luglio per chiedere il giudizio immediato in Corte d’Assise.