Giornata mondiale della felicità, quali sono gli ormoni che influiscono sull'umore e come allenarli
Il 20 marzo è la Giornata internazionale della felicità, che può essere “allenata” grazie ad alcuni ormoni: come farlo secondo l’esperto
Se a gennaio ricorre il Blue Monday, il giorno più triste dell’anno che arriva dopo le vacanze natalizie, ecco che il 20 marzo è la volta della Giornata mondiale della Felicità, istituita dall’Assemblea generale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite. L’obiettivo dell’Onu è celebrare la felicità in ogni sua forma, perché è uno dei diritti fondamentali dell’uomo, che deve essere tutelato e garantito. Ma anche ‘alimentato’ nella quotidianità. Un aiuto, nella vita di tutti i giorni, può arrivare anche dagli ormoni, come conferma Massimiliano Petrelli, medico specialista in endocrinologia e malattie del metabolismo, referente della Società italiana di chirurgia bariatrica (Sicob) per la Regione Marche.
Da quanto esiste la giornata mondiale della felicità
La giornata mondiale della felicità è stata istituita dall’Onu il 28 giugno 2012.
La risoluzione A/RES/66/281 dell’Assemblea stabilisce che “la ricerca della felicità” è “uno scopo fondamentale dell’umanità“.
La sede dell’Onu, a New York
Inoltre, “riconoscendo la necessità di un approccio più inclusivo, equo ed equilibrato alla crescita economica che promuova lo sviluppo sostenibile, l’eradicazione della povertà, la felicità e il benessere di tutte le persone”, l’Assemblea dell’Onu “invita tutti gli Stati membri, le organizzazioni del sistema delle Nazioni Unite, e altri organismi internazionali e regionali, così come la società civile, incluse le organizzazioni non governative e i singoli individui” a celebrare la ricorrenza in maniera appropriata, “anche attraverso attività educative di crescita della consapevolezza pubblica”.
L’intervista a Massimiliano Petrelli
Massimiliano Petrelli, referente Sicob per la Regione Mache, sottolinea che “gli ormoni sicuramente influiscono sull’umore, anche se andrebbe fatta una precisazione. Per ormoni intendiamo quelle sostanze prodotte delle ghiandole endocrine, come l’ipofisi, o sessuali (nel caso di ormoni come estrogeni o testosterone, ndr) o come il THS prodotto dalla tiroide. Ma a questa classificazione, che risale al passato, si sono aggiunte altre sostanze, prodotte da altri organi, che però hanno la stessa funzione di portare un messaggio da una parte all’altra del corpo: rientrano in questa categoria, per esempio, i neurotrasmettitori come la serotonina, che ha la funzione proprio di un ormone”.
A proposito dalla serotonina, a cosa serve e in che meccanismi è implicata?
“Potremmo chiamarlo ‘ormone della felicità’ dell’equilibrio, ha l’effetto di dare tranquillità. È implicata in molti meccanismi vitali della vita quotidiana, come il ritmo sonno-veglia e appetito-sazietà, ma può influire anche sulla memoria e su quella che era un’altra necessità dell’uomo primitivo, cioè la riproduzione, quindi nel senso di benessere legato al rapporto sessuale. Questo significa che se, per esempio, si altera l’alternanza sonno-veglia, si può risentire in termini di cattivo umore o di difficoltà della memoria. Ma attenzione: non ci sono ormoni che fanno bene o male in assoluto: il benessere è dato dall’equilibrio di tutti nel loro complesso”, spiega Petrelli.
Come si può agire sulla serotonina, per favorirne la produzione o regolazione?
“I livelli di serotonina possono variare a seconda degli stimoli che riceviamo, che a loro volta ne regolano la giusta secrezione: per esempio, se stiamo davanti a uno schermo o a un’illuminazione artificiale di sera e a lungo, potremmo sregolarne la produzione – spiega l’endocrinologo – La conseguenza potrebbe essere una maggior ansia, depressione o perdita di sonno che possono causare rabbia o tristezza”, chiarisce l’esperto, che aggiunge: “Al contrario, l’attività fisica può aiutare, in particolare se fatta con regolarità: mezzora tutti i giorni è un buon modo per mantenere una corretta produzione di serotonina, in equilibrio con altri ormoni. Un altro aspetto da non trascurare è anche l’alimentazione: mantenere una regolarità intestinale, dunque agire sul microbiota, può avere effetti positivi. Ben vengano, quindi, una corretta idratazione bevendo acqua, ma anche l’introduzione di fibre tramite frutta e verdura, o mangiando yogurt”.
Ci sono altri cibi che possono aiutare a produrre maggiore serotonina?
“Sì. Tra i cibi che hanno precursori utili a sintetizzare la serotonina ci sono gli amminoacidi contenuti per esempio in carne, pesce (specie salmone), uova, latte, frutta secca oleosa come mandorle, nocciole, noci”, spiega Petrelli.
L’ossitocina è considerato l’ormone dell’amore, in particolare di quello per esempio di una madre nei confronti del proprio figlio. È forse meno noto, ma la cui azione è altrettanto incisiva. In che modo?
“Sì, questo è considerato l’ormone dei legami affettivi, come quello materno tanto che questo ormone è stimolato, per esempio, dalla suzione quando si allatta. Dà benessere e gioia, ma non solo a livello psicologico: a livello fisico si attivano alcuni neurotrasmettitori, anche nell’uomo o nelle donne non più in età fertile. Di solito accade con le coccole, le carezze e i massaggi, che dunque contribuiscono ad aumentarne la presenza”, spiega l’endocrinologo.
La dopamina viene rilasciata quando il cervello si aspetta una ricompensa, persino quando si è connessi ai social e si ricevono dei ‘like’. Quanto può essere utile al benessere generale?
“La dopamina è detta anche ‘ormone dell’euforia’ o della gratificazione, agisce rapidamente rapido e viene rilasciato tramite il meccanismo della ricompensa: se compiamo un’azione che produce un effetto positivo, la dopamina fornisce un rinforzo psicologico che ci porta a replicare dell’azione. È la stessa che viene rilasciata quando appunto riceviamo un ‘like’ sui social. In maniera analoga è coinvolta anche nella dipendenza da gioco perché siamo portati a tentare nuovamente finché non avremo quella sensazione di benessere data dalla vincita”, chiarisce Petrelli.
La dopamina può essere stimolata anche da alcuni cibi, analogamente alla serotonina?
“Sì, in questo caso sono particolarmente indicati anche i cereali, specie integrali. Dal momento che, come spiegavamo in precedenza, gli ormoni funzionano ‘bene’ se sono in equilibrio, il suggerimento potrebbe essere quello di unire le proteine utili alla stimolazione della serotonina con i cereali che aiutano la produzione di dopamina. Un classico potrebbe essere un piatto di pasta e fagioli o ceci, o risi e bisi. In Asia si potrebbe sostituire pasta o riso con la soia, in America il riso con i fagioli rossi messicani. Queste combinazioni forniscono un corretto apporto proteico ai neurotrasmettitori. A volte viene anche citato il cioccolato, come comfort food, ma attenzione: dovrebbe sempre essere fondente almeno al 75%. È vero che ha molte calorie, come la frutta secca oleosa, ma ne bastano 10/12 grammi (un quadratino) all’interno di una dieta varia ed equilibrata: queste sono calorie ‘buone’”, spiega l’esperto.
Le endorfine possono alleviare il dolore, ridurre lo stress e generare una sensazione di euforia e benessere: sono spesso associate ad attività sportiva, ma anche meditativa. Come è possibile?
“Le endorfine sono dei veri antidolorifici naturali che il nostro corpo produce da sempre, fin da quando, ad esempio, era un uomo primitivo e veniva ferito: durante il riposo servivano ad alleviare il dolore e a produrre le prostaglandine, che aiutavano nel riparare la ferita – spiega Petrelli – Alla fine dell’attività fisica per alleviare la stanchezza: non a caso i recettori sono gli stessi della morfina, un potente antidolorifico. Un altro effetto è quello di dare il senso di soddisfazione e placare quindi il malessere non solo muscolare, ma anche psicofisico. Sono rilasciate, anche in questo caso, quando si fanno attività piacevoli, come quelle fisiche, che siano sport, meditazione o rapporti sessuali”, conclude Petrelli.