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Giornata mondiale dell’asma, svolta nella ricerca per un vaccino: le nuove cure e i consigli degli esperti

Si lavora per un vaccino contro l'asma, nel frattempo è boom di casi soprattutto tra i più piccoli: l'intervista al presidente Simri, Fabio Midulla

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Il vaccino contro l’asma sembra più vicino. La buona notizia è arrivata a ridosso della Giornata mondiale dell’asma, che si celebra il 2 maggio. La scoperta potrebbe cambiare la vita di centinaia di milioni di persone in tutto il mondo.

Il vaccino contro l’asma

I ricercatori dell’Institut national de la santé et de la recherche médicale (Inserm), del Centre national de la recherche scientifique (Cnrs), dell’Institut Pasteur e dell’Università di Tolosa stanno lavorando per metterlo a punto insieme all’azienda farmaceutica Neovacs.

Dai primi risultati emerge come sia stato possibile produrre anticorpi in grado di neutralizzare le proteine immunitarie che svolgono un ruolo chiave nell’asma di tipo allergico. Lo studio, pubblicato sulla rivista Allergy, è stato condotto su topi umanizzati, cioè modificati in modo da produrre un determinato tipo di geni umani.

vaccino asma

Quante persone soffrono d’asma

Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), ad avere l’asma in tutto il mondo è un numero di persone che oscilla tra i 100 e i 150 milioni.

L’asma bronchiale è una delle patologie croniche più diffuse e, in età pediatrica, rappresenta la malattia cronica più rilevante proprio per la sua diffusione: interessa circa 1 bambino su 10 nei Paesi occidentali.

In attesa di un vaccino per l’uomo sono proprio i dati sull’incidenza a preoccupare, specie tra i più piccoli. Secondo Fabio Midulla, presidente della Società italiana per le malattie respiratorie infantili (Simri), nonché professore ordinario di Pediatria e responsabile di Pediatria d’urgenza presso il Dipartimento materno infantile e scienze Urologiche del Policlinico Umberto I di Roma, “assistiamo a un aumento per due motivi: il primo è che disponiamo di tecniche differenziate che ci permettono di diagnosticare l’asma anche in età pediatrica, quindi più precocemente; il secondo ha invece a che fare con gli stili di vita, specie nella società occidentale, che portano a maggiori reazioni allergiche. L’inquinamento indoor, il fumo passivo, la minor attività sportiva e alcuni alimenti che possono contenere ingredienti a rischio, come coloranti, conservanti e altri additivi, possono modificare il funzionamento del sistema immunitario“.

Neppure l’Italia fa eccezione: l’asma ha una prevalenza di circa il 10% nella popolazione pediatrica e il 2% dei bambini e adolescenti asmatici soffre di asma grave, una rara ma impegnativa condizione che tutt’oggi rappresenta un’importante causa di costi sanitari, assenze scolastiche, ricoveri, accessi in pronto soccorso e scarsa qualità di vita.

L’intervista a Fabio Midulla

In occasione della Giornata mondiale dell’asma sono state organizzate molte iniziative di sensibilizzazione: quali sono e perché sono importanti?

“Circa 30 centri italiani di Pneumologia pediatrica associati a Simri faranno valutazioni spirometriche pediatriche gratuite durante tutto il mese di maggio. Ogni centro, secondo le proprie disponibilità, dedicherà un giorno del mese a questa iniziativa. La campagna vede coinvolte anche la Società italiana di pediatria, nonché alcune associazioni di pazienti come AsmAllergia Bimbi e Federasma e Allergia”. La lista dei centri con tutte le informazioni è disponibile sul sito della Simri (www.simri.it).

Quanto è importante una diagnosi precoce di allergia asmatica?

Non esiste un esame standard per la diagnosi di asma, ma ci sono sintomi che si possono riconoscere in fase di anamnesi. Un indicatore è comunque la presenza di ossido nitrico nell’aria esalata: è segno di una infiammazione bronchiale e chi ha l’asma generalmente ha questo valore alto. Si possono anche effettuare test di broncodilatazione con la spirometria”.

Quali sono le cure attualmente disponibili?

“Le cure più diffuse per soggetto asmatico sono tre: quella ambientale, che prevede di agire sui fattori esterni, come per esempio evitare il fumo passivo i campi in fiore durante l’impollinazione, oppure l’adozione di misure anti-acaro o di vaccini contro l’influenza e i virus che possono causare l’attacco di asma; la terapia dell’attacco acuto, che si adotta nei soggetti che alternano periodi in cui stanno bene a periodi nei quali si assiste a una riacutizzazione con tosse, respiro corto e dolore toracico: si somministrano farmaci come broncodilatatori e cortisonici per bocca, anche se è importante il ruolo della famiglia, nei più piccoli, per riconoscere segni premonitori come tosse, pizzicorio alla gola, occhi alonati e minor appetito; infine c’è una serie di farmaci antinfiammatori per l’asma cronica, che variano in base al tipo di asma, come broncodilatatori o cortisonici per via inalatoria, a dosi alte, basse o associati a broncodilatatori di lunga durata, a seconda del quadro clinico specifico”.

Cosa ne pensa del vaccino a cui lavora il team svizzero-francese?

“Se si parla di vaccini va fatta una precisazione: contro l’allergene ce ne sono da tempo e ora sono più precisi. Si individua l’antigene che determina la reazione, come nel caso della rinite allergica, e si interviene con questi prodotti che funzionano molto bene. In futuro, però, speriamo di poter disporre anche di vaccini efficaci contro l’asma di tipo allergico. Oggi, intanto, abbiamo anche alcuni anticorpi monoclonali, che si stanno continuando a studiare, perché al momento ne abbiamo solo due approvati per l’età pediatrica. Funzionano molto bene, ma al momento si usano solo per le forme di asma grave, che non rispondono alle terapie tradizionali, perché sono pochi, costosi e più delicati da somministrare (per via muscolare, ndr).

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