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Giornata internazionale contro la violenza sulle donne: una giornata importante ma che vorremmo non ci fosse

La violenza di genere continua a essere un orribile fenomeno monitorato a livello internazionale: nel mondo muoiono 5 donne ogni ora

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Il paradosso contenuto nel titolo esprime in tutta la sua amara contraddizione il fatto che la giornata oggetto del presente contributo è fra quelle più importanti istituite dall’Onu. Tuttavia, tutti noi vorremmo che non ci fosse, per inesistenza del fenomeno a cui è dedicata. Si tratta della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne che ricorre, in tutto il mondo, il 25 novembre di ogni anno.

Da dove ha origine la Giornata mondiale contro la violenza sulle donne

Fortunatamente sempre più persone conoscono la giornata in questione e il suo profondo significato. Tuttavia, molti ne ignorano la genesi storica. Ragion per cui è quanto mai opportuno ricordarla.

Il 25 novembre 1960 tre sorelle, le sorelle Mirabal (impegnate attiviste politiche), con la loro autovettura si stavano recando a far visita in carcere ai loro mariti, detenuti perché impegnati nella lotta di liberazione dalla tirannide del feroce dittatore Trujllo nella Repubblica Dominicana in America Centrale.

All’improvviso, furono oggetto di una vile e proditoria aggressione da parte di un commando armato di sgherri al servizio del dittatore che le sequestrò, le sottopose a violenze e sevizie di ogni genere e poi le uccise. Dopodiché i cadaveri furono caricati nella loro auto, in una macabra messinscena, e scaraventati in un burrone, al fine di simulare grossolanamente e maldestramente un incidente stradale.

La tragedia scosse profondamente l’opinione pubblica. Nessuno diede credito all’ipotesi dell’incidente, ma tutti intravidero la mano assassina di Trujllo. Questo evento rinforzò ancora di più la lotta contro il despota, dal quale infatti la popolazione si liberò dopo pochi mesi.

Giornata internazionale contro la violenza sulle donne: una giornata importante ma che vorremmo non ci fosseFonte foto: ANSA
Le sorelle Mirabal in una foto d’archivio.

Quando è stata istituita la Giornata contro la violenza sulle donne

Per ricordare il feroce eccidio, nel 1981, alcune militanti compagne di lotta delle martiri della libertà si riunirono a Bogotà in Columbia e decisero, in omaggio all’orrendo triplice omicidio, di creare una giornata in loro memoria.

Successivamente, l’Onu decise di ratificare questa scelta, solennizzando la ricorrenza in data 17 dicembre 1999. Da allora il 25 novembre di ogni anno ricorre la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. All’inizio la ricorrenza era ristretta soltanto ai Paesi del Centro e Sud America.

In seguito alla tragica escalation della violenza di genere in tutto il mondo, quasi ogni Stato ha deciso di osservare tale commemorazione con iniziative di vario genere a fini di sensibilizzazione e divulgazione. In Italia soltanto a partire dal 2005 si è iniziato a ricordare questo importante evento con diverse manifestazioni ed iniziative.

Il 25 novembre deve essere un momento di riflessione e di bilanci

Con il trascorrere del tempo, in questa data, è invalso sia l’uso di commemorare le vittime della violenza di genere, ma si è anche consolidata la prassi di effettuare dei bilanci di fine anno, al fine di valutare lo spessore del fenomeno criminoso in oggetto.

Pertanto le varie associazioni che operano nel settore forniscono rapporti e relazioni, sulla scorta dei dati statistici elaborati dalle Forze dell’Ordine. Purtroppo, ogni anno emerge una realtà agghiacciante con dati da autentico bollettino di guerra.

Anche quest’anno non si fa eccezione. Tuttavia, va constatata una leggerissima tendenza al ribasso con numeri e percentuali in lieve calo. È un piccolo, timido segnale di speranza. Se ne ha tanto bisogno.

I dati sulla violenza delle donne in Italia e nel mondo: cosa cambia

Secondo i dati ufficiali forniti dal rapporto interforze denominato Il pregiudizio e la violenza contro le donne ed elaborato dalla Direzione centrale di Polizia criminale, anche quest’anno la situazione è estremamente drammatica, sia pure con una lieve tendenza al ribasso del 9%.

I periodi di osservazione sono i primi nove mesi del 2022 comparati con i primi nove mesi del 2021. Si denota un quadro a tinte estremamente fosche.

Secondo il rapporto ufficiale della Direzione centrale di Polizia criminale, nei primi undici mesi del 2022, in Italia, sono stati commessi 221 omicidi dei quali 104 in danno di donne. Quelli segnalati nel report, che arriva a settembre, sono però 82.

Nello stesso periodo del 2021 c’era stato lo stesso numero omicidi, ma con ben 90 vittime di sesso femminile. Quindi quest’anno si è riscontrata una lieve diminuzione.

Sempre nel periodo del 2022 osservato, ci sono state 12.200 vittime di stalking, con una percentuale del 75% di donne. Anche in questo caso si è riscontrato un calo rispetto all’anno precedente, del 17%.

Si registra una lieve calo anche dei maltrattamenti subiti in ambito familiare: registrati 16.857 casi (con una percentuale del -8%). Nel dettaglio i delitti avvenuti in contesti relazionali di tipo familiare-affettivo sono stati 97, con ben 71 vittime femminili, 42 delle quali uccise dal proprio partner o ex partner. Il contesto maggiormente a rischio è proprio quello domestico.

Ciò che è ancora più spaventoso e agghiacciante è il modus operandi, dal momento che 24 donne sono state uccise a mani nude.

Se questo è lo sconvolgente contesto della nostra nazione, nel resto del mondo la situazione non è dissimile. Secondo i dati dell’Onu, si registra una terrificante media di cinque donne uccise ogni ora in tutto il mondo.In base ad altre statistiche sono state quasi 45.000 uccise dai mariti e compagni.

Diversamente dagli altri crimini è in aumento il terrificante reato della violenza sessuale con una lieve ma importante crescita. La percentuale di vittime di questo reato, in Italia, è costituito dal 92% da donne, con una fascia di età prevalente fra i 30 ed i 45 anni, delle quali ben l’80% è di nazionalità italiana.

Quali sono le tipologie di violenza sulle donne: non è solo fisica

Quando si parla di violenza di genere o di violenza contro le donne si fa riferimento ad un tipo di violenza che viene posto in essere, quasi sempre da un uomo, contro vittime di sesso femminile. Solitamente fra vittima e autore di reato esiste una relazione in atto o preesisteva.

Intuitivamente siamo portati a pensare alla violenza come violenza fisica. Tuttavia esistono altre tipologie di violenza, che pur essendo meno eclatanti, non sono egualmente da sottovalutare.

Infatti, si può riscontrare la violenza psicologica consistente in minacce, vessazioni, umiliazioni, atteggiamenti denigratori, sopraffazioni e altri atti di imposizione, che menomano pesantemente la dignità e la libertà della donna.

Esiste anche la violenza economica consistente nel privare la stessa di ogni autonomia finanziaria, sottraendole talvolta il ricavato del proprio lavoro, non consentendole in alcun modo di gestire denaro e non lasciandole alcun margine di spesa.

Infine, la violenza sessuale, tremenda e devastante, che colpisce sia il fisico che la mente della vittima, con delle conseguenze corporee e psicologiche gravissime, tendenzialmente permanenti.

Le conseguenze psicologiche e fisiche della violenza nel tempo

Le conseguenze della violenza nei confronti della donna, come poi verso ogni essere umano, sono sia immediate che di medio-lungo termine.

Nell’immediato si riscontra stato di shock, sofferenza psico-fisica, dolore, umiliazione, senso di frustrazione, ansia e angosce.

Nel medio e nel lungo termine vi possono essere delle conseguenze tendenzialmente durature come disturbi psichiatrici, ad esempio disturbo da stress post-traumatico, disturbi del comportamento, isolamento e ritiro sociale, disturbi del controllo degli impulsi alimentari e della sfera sessuale.

Tutto ciò, a prescindere dal tipo di violenza patita. Nonostante – com’è intuitivo – ogni tipologia di violenza produce oltre al quadro sintomatologico generale, dei sintomi supplementari specifici dell’abuso.

Il profilo criminologico del violento: chi compie la violenza sulle donne

Bisogna premettere che ogni individuo, anche il più mite e tranquillo, di fronte a determinati impulsi endogeni e a stimoli esogeni di una certa intensità può compiere atti violenti. Tuttavia, in questo caso, si tratta di comportamenti isolati e difficilmente reiterabili.

Diversamente vi sono dei soggetti che elevano la violenza a loro perverso paradigma esistenziale, facendolo diventare un tipico modus vivendi.

Si tratta di individui di per sé violenti, aggressivi, manipolatori, tendenti alla sopraffazione, dominatori e prevaricatori nei confronti di ogni soggetto con il quale si rapportano. In questi soggetti la soglia di tolleranza allo stress è bassissima e facilmente pongono in essere azioni violente. Anche estreme e letali.

Qual è il profilo vittimologico della donna vittima di violenza

Anche in questo contesto, come in quello speculare dell’aggressore, ogni donna può diventare vittima occasionale di un aggressione e subire violenza di ogni genere.

Tuttavia alcune donne per timidezza, accondiscendenza, struttura personologica, ambiente sociale e condizionamenti culturali accettano in maniera passiva la violenza che viene prodotta in loro danno.

Molte volte alcune di queste, al solo scopo di cercare disperatamente di salvare una relazione o addirittura una famiglia, accettano ogni abuso e sopruso.

Conclusioni: qual è la strada per fermare la violenza contro le donne

In definitiva si può concludere la presente disamina accogliendo con favore le sempre più incisive leggi a tutela delle donne, sia in chiave preventiva che repressiva. È anche doveroso che non cali mai l’attenzione su tale feroce crimine.

Soprattutto, però, il maggior sforzo deve avvenire nel tessuto sociale, in famiglia, nelle scuole, nelle istituzioni varie, dove si deve profondere uno sforzo civico costante ed intenso proteso al rispetto della donna.

violenza Fonte foto: ANSA
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