Giornata della lotta contro il fumo: l’identikit di chi non rinuncia alle sigarette
Il 31 maggio è la Giornata mondiale senza tabacco, che in Italia rimane la causa principale di malattie e mortalità prevenibile
In Italia “si stima che siano attribuibili al fumo di tabacco oltre 93 mila morti (il 20,6% del totale di tutte le morti tra gli uomini e il 7,9% del totale di tutte le morti tra le donne) con costi diretti e indiretti pari a oltre 26 miliardi di euro”, come riferisce il ministero della Salute che cita il Tobacco Atlas. In particolare, il tabacco è considerato il fattore di rischio principale con 43 mila decessi annui. Eppure si continua a fumare, soprattutto nella fascia di età tra i 25 e i 34 anni (29,9%, secondo i dati Istat), seguita da quella tra i 25 e i 34 (24,2%) per quanto riguarda gli uomini, mentre tra le donne la maggior diffusione si ha tra i 55 e i 59 anni (21%). L’intervista a Virgilio Notizie del professor Roberto Boffi, pneumologo responsabile del Centro antifumo dell’Istituto dei tumori di Milano.
- Il senso della giornata contro il fumo: troppi danni sottovalutati
- Gli “effetti insospettabili” del fumo: attenzione alle sigarette dopo lo sport
- L’identikit dei fumatori di oggi: l’età della prima sigaretta è sempre più bassa
- Gli effetti del fumo anche sull’ambiente: le sigarette non sono “eco friendly”
- Le sigarette elettroniche o il narghilè, quindi, non sono un’alternativa per ridurre il tabacco o i suoi danni?
- Cosa serve oggi per sostenere chi vuole fumare e per non incentivare le sigarette?
- A 17 anni dalla legge Sirchia, qual è il bilancio oggi?
Il senso della giornata contro il fumo: troppi danni sottovalutati
L’OMS ha scelto come slogan per quest’anno lo slogan “Impegnati a smettere”, ricordando come sono più di 8 milioni le persone che muoiono ogni anno a causa di molte patologie correlate al fumo: “A lungo termine il fumo porta a una riduzione dell’aspettativa di vita a causa di malattia come oncologiche, cardiovascolari e respiratorie. Rientrano in questa prima categoria infarto, ictus, tumori del polmone ma anche all’apparato urinario e genitale, oppure anche gastroenterici come all’esofago, allo stomaco e al colon, che sono molto più frequenti tra i fumatori. Ma c’è anche una maggiore incidenza di polmoniti, come si è visto col Covid, tra i fumatori. A breve termine, invece, ci possono essere maggiori crisi asmatiche non causate direttamente dal fumo, ma aggravate da quest’ultimo” spiega Boffi.
Gli “effetti insospettabili” del fumo: attenzione alle sigarette dopo lo sport
“Attenzione a chi pensa che lo sport possa ridurre gli effetti nocivi del fumo: la sigaretta dopo una sessione di allenamento aumenta la quantità di nicotina che si inala, con effetti dannosi per l’organismo – spiega lo pneumologo – L’assorbimento del monossido di carbonio, che è un gas inodore, incolore e insapore, è maggiore dopo aver fatto sport, perché si va in iperventilazione. Inoltre toglie la resistenza agli sforzi, per almeno due o tre giorni dall’aver fumato una sigaretta o dall’esposizione al fumo passivo”.
L’identikit dei fumatori di oggi: l’età della prima sigaretta è sempre più bassa
A preoccupare sono soprattutto i dati che si riferiscono ai ragazzi. Dall’ultima indagine GYTS del 2018 emergeva già che circa il 20% degli adolescenti dai 13 ai 15 anni fumava più di una sigaretta al mese. La maggior diffusione si registrava tra le ragazze (23,6%) rispetto ai coetanei maschi (16,2%). Perché? “Perché le strategie delle grandi multinazionali del tabacco, anche grazie ai social e agli influencer, hanno invaso una fetta di mercato che prima non era completamente saturo, in particolare quello delle donne e delle ragazzine. Negli ultimi anni questo tipo di messaggio riguarda anche la sigaretta elettronica, quindi il tabacco riscaldato. Per questo stato un boom del fumo tra le donne e un abbassamento dell’età media della prima sigaretta in genere”, risponde Boffi.
Gli effetti del fumo anche sull’ambiente: le sigarette non sono “eco friendly”
“Noi cerchiamo sempre di parlare molto ai giovani e anche l’OMS, non a caso, ha scelto come tema di quest’anno l’impatto ambientale del fumo. È giusto, quindi, che i ragazzi che scendono in strada per invocare politiche di riduzione dell’impatto ambientale sappiano che il fumo ha un peso notevole. Uno studio del Laboratorio di ricerca sul fumo dell’Istituto Nazionale dei Tumori, condotto da Cinzia De Marco e Ario Ruprecht, ha voluto misurare, durante le ore serali, la qualità dell’aria in un famoso ristorante etnico di Milano nel quale era consentito utilizzare narghilè e prodotti a tabacco riscaldato, come le sigarette elettroniche. È emerso che la concentrazione di polveri sottili e Black Carbon (un composto che indica la presenza di sostanze tossiche e cancerogene) era triplicata rispetto a quella misurata all’esterno del locale in una strada trafficata. Questo dimostra le conseguenze negative sia per la nostra salute che per l’ambiente”.
Le sigarette elettroniche o il narghilè, quindi, non sono un’alternativa per ridurre il tabacco o i suoi danni?
“Le ricerche stanno mostrando dati che non andrebbero sottovalutati. Per esempio, da uno studio americano, condotto su larga scala, è emerso che c’è un’incidenza tre volte superiore della disfunzione erettile e dell’imponenza nei fumatori abituali di sigaretta tradizionale ed elettronica, in primis a causa della nicotina contenuta, che ha effetti negativi dimostrati sull’apparato genitale maschile”, spiega l’esperto.
Cosa serve oggi per sostenere chi vuole fumare e per non incentivare le sigarette?
L’OMS ha messo lanciato anche Florence, un operatore sanitario digitale, disponibile in inglese 24 ore su 24, 7 giorni su 7, per aiutare i fumatori a smettere, affiancando programmi di supporto su WhatsApp e Viber. Possono essere utili? “Tutto conta, occorre utilizzare tutti gli strumenti e soprattutto fare rete, perché il numero di vittime quotidiane del fumo in Italia è pari a quello causato dalla caduta di un aereo carico di passeggeri, mentre i centri anti-fumo sono 300 su tutto il territorio – spiega l’oncologo – L’unione fa la forza e occorre fare divulgazione anche in altri settori e con altri professionisti, come fisioterapisti, odontoiatri e soprattutto psicologi: le terapie che hanno dimostrato maggiore efficacia sono quelle integrate, quindi psicologico-comportamentali unite ai farmaci, a seconda dei casi”.
A 17 anni dalla legge Sirchia, qual è il bilancio oggi?
La cosiddetta legge Sirchia, che vieta il fumo negli ambienti al chiuso, è entrata in vigore nel 2005. Qual è il bilancio? Occorrerebbe estenderla anche ad ambienti all’aperto, come i parchi e come avviene, ad esempio, a New York? “Assolutamente occorrerebbe estenderla anche alle sigarette elettroniche e agli spazi outdoor. A Milano da ormai due anni è vietato fumare a meno di 10 metri in prossimità di scuole e fermate degli autobus: è necessario tutelare i soggetti più fragili, asmatici, bambini, ecc.” conclude Boffi.