Giornalista russa sparita dopo aver protestato contro Putin in tv. Parla l'avvocato: "Non la troviamo più"
Marina Ovsyannikova, la giornalista che ha protestato in tv contro la guerra in Ucraina, è sparita: parla il suo legale
Marina Ovsyannikova, giornalista russa protagonista del blitz anti-guerra in tv, risulta irrintracciabile. Di lei, nelle scorse ore, si sono perse le tracce. A riferirlo è il suo avvocato, Dmitry Zakhvatov, alla Cnn: “Non riusciamo a trovarla”. Ovsyannikova è la donna che ieri ha interrotto il telegiornale della tv di Stato con un cartello in mano per protestare contro la guerra in Ucraina scatenata da Vladimir Putin.
“Non riusciamo a trovarla”, ha ribadito Dmitry Zakhvatov dopo che inizialmente gli amici della donna avevano detto che si trovava al dipartimento di polizia di Ostankino, a Mosca.
Marina rischia ora 15 anni di reclusione. Sempre l’avvocato Zakhvatov, su Telegram, scrive che “all’inizio la polizia l’ha trattenuta volendo limitarsi a seguire il protocollo amministrativo. Ma il caso è stato poi preso in mano dalle alte autorità che hanno deciso di avviare un procedimento penale nei suoi confronti per divulgazione pubblica di informazioni consapevolmente false sull’uso delle forze armate russe”.
Il caso, ha aggiunto il legale, “è ora in mano al presidente del comitato investigativo, Alexander Bastrykin”.
Marina Ovsyannikova: la protesta plateale della giornalista sulla tv di stato russa
La protesta è stata plateale: Ovsyannikova ha fatto irruzione nello studio del principale telegiornale russo, mentre era in diretta su Channel 1, la più importante emittente pubblica del Paese e quella con più copertura sul territorio. Spuntata a sorpresa alle spalle della conduttrice in onda, ha mostrato alle telecamere un cartello con scritto: “No alla guerra. Non credete alla propaganda. Qui vi stanno mentendo”.
La donna è dipendente dello stesso telegiornale. Dopo l’atto di protesta è stata arrestata e interrogata. Poi è sparita nel nulla.
Giornalista russa: la protesta contro Putin e l’appello a scendere in piazza
Poco prima della rimostranza, aveva registrato un video per spiegarne le ragioni del suo gesto: “Quello che sta succedendo ora in Ucraina è un crimine e la Russia è il paese aggressore. La responsabilità di questa aggressione ricade sulla coscienza di un uomo, e quell’uomo è Vladimir Putin. Mio padre è ucraino, mia madre è russa. Non sono mai stati nemici. Questa collana al collo è un simbolo che la Russia deve fermare immediatamente questa guerra fratricida e le nostre nazioni fraterne possono ancora fare la pace”.
“Sfortunatamente – ha proseguito Ovsyannikova -, negli ultimi anni ho lavorato per Channel 1, facendo propaganda per il Cremlino. Ora me ne vergogno molto. Mi vergogno di aver lasciato che le bugie si riversassero fuori dalla televisione. Mi vergogno di aver lasciato che il popolo russo fosse zombificato”.
E ancora: “Siamo rimasti in silenzio nel 2014, quando tutto ebbe inizio. Non siamo andati alle proteste quando il Cremlino ha avvelenato Navalny. Abbiamo semplicemente osservato in silenzio questo regime antiumano. Ora il mondo intero ci ha voltato le spalle e altre dieci generazioni dei nostri discendenti non potranno lavarsi via dalla vergogna di questa guerra fratricida”.
“Solo noi, russi pensanti, possiamo fermare tutta questa follia. Uscite a protestare, non abbiate paura di niente. Non possono metterci tutti in galera”, ha concluso Marina.