Giorgia Meloni e l'amicizia con Elon Musk, la premier risponde alle accuse: la sua provocazione al Pd
Duro scontro al Senato fra Giorgia Meloni e il Pd: la premier ha rivendicato di essere amica di Elon Musk e di non prendere ordini da nessuno
Scintille in Senato dopo le comunicazioni del governo in vista dell’imminente Consiglio Ue: Giorgia Meloni ha replicato polemicamente a chi le rinfacciava la sua amicizia con “impresentabili” come Donald Trump ed Elon Musk. La risposta, in particolare, è stata indirizzata al senatore a vita Mario Monti e al Pd: “Musk è un amico e io parlo con tutti”, ha risposto la premier.
- Meloni difende l'amicizia con Musk
- Il Pd e gli "impresentabili"
- L'elezione di Fitto in Europa
- La fiducia sulla Manovra
Meloni difende l’amicizia con Musk
“L’Italia è stata la prima nazione in Europa a regolamentare i privati nello spazio – ha rivendicato la premier – e io non prendo ordini da nessuno, mi confronto con tutti. Lui è mio amico. Io sono amica di tanti”.
Poi Meloni ha tirato fuori le unghie e ha graffiato: “Una delle imprese di Musk è avere reso gli esponenti del Pd sovranisti. Un’impresa migliore di essere andato nello spazio”.
Giorgia Meloni ed Elon Musk alla cerimonia di conferimento del Global Citizen Awards dell’Atlantic Council
Era stato Romano Prodi, alcuni giorni prima, ad avere accusato Giorgia Meloni di essere una mera esecutrice degli ordini di Trump e Musk.
Il Pd e gli “impresentabili”
“Chiunque abbia un’idea diversa dalla vostra diventa impresentabile“, ha rincarato la dose. “Ma non ci si può nascondere sempre dietro l’impresentabilità dell’avversario per non entrare nel merito”.
Per Giorgia Meloni, “la lente” tramite la quale l’opposizione italiana “legge i fenomeni è sempre quella dell’amico-nemico“.
Poi Meloni ha tirato in ballo Mattarella: “Ringrazio il presidente della Repubblica per aver detto la stessa cosa, in politica estera non funziona così: non ci sono gli iscritti al Partito democratico di tutto il mondo che sono i buoni e che vanno avvicinati e tutti gli altri con diverse culture politiche che sono i cattivi che vanno allontanati. Se ragiona così l’Europa è già morta e io non la voglio uccidere”.
L’elezione di Fitto in Europa
Nella replica in Senato, Meloni si è poi tolta un sassolino dalla scarpa relativamente alla nomina di Raffaele Fitto a Vicepresidente della Commissione europea.
La premier ha citato il senatore del Dem Alessandro Alfieri, parlando dell’iter che ha portato alla nomina di Fitto in Europa.
“Avevo un dubbio e Alfieri me lo ha confermato: il Pd ha accettato che il commissario europeo italiano fosse preso in ostaggio per difendere il commissario spagnolo”, ha argomentato.
In sintesi, la premier ha accusato il Pd di aver fatto giochi di palazzo, rischiando di non far confermare la nomina del commissario italiano Fitto, espressione del governo di centrodestra, pur di far confermare un commissario straniero, ma gradito perché di centrosinistra.
“Questo sarebbe gravissimo, senatore Alfieri. Avevo il dubbio che fosse così, oggi lei mi dà la certezza. Ma gli italiani sappiano che il commissario italiano, indicato dall’Italia, è stato preso ostaggio per consentire l’elezione del commissario spagnolo. È molto grave“.
La fiducia sulla Manovra
Infine, dopo i battibecchi, è arrivata la sostanza: la premier si è soffermata sulle critiche al ricorso al voto di fiducia sulla Manovra, cercando un accordo con l’opposizione.
“Se ci fosse un accordo sui tempi senza voto di fiducia sarebbe preferibile, sarei contenta se ci mettessimo d’accordo per farlo senza voto di fiducia”, ha teso la mano la premier.