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Giorgia Meloni, così si smarca all'estero dal fascismo. Poi la mannaia sul reddito di cittadinanza

Giorgia Meloni inizia a presentare il programma di Fratelli d'Italia e ribadisce di non essere fascista

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Il voto si avvicina. Tra poco più di un mese, il 25 settembre, gli italiani saranno chiamati alle urne e Giorgia Meloni inizia a svelare le sue carte. Il programma di Fratelli d’Italia non è ancora stato diramato, ma le linee guida cominciano a delinearsi proprio grazie alle recenti dichiarazioni rilasciate dalla leader del partito.

“Sono conservatrice e non fascista”

In un’intervista al settimanale inglese The Spectator, Meloni si è definita una “conservatrice”. “Se fossi inglese sarei una tory. Ma sono italiana”, ha puntualizzato. Quindi ha sottolineato di non essere fascista: “Quando sono qualcosa, io lo dichiaro. Io non mi nascondo. Se fossi fascista, direi che sono fascista. Non ho mai parlato di fascismo, invece, perché non sono fascista”.

Meloni, che da anni si destreggia negli ambienti politici e di esperienza comunicativa ne ha da vendere, sa di dover parlare a più pubblici. Un conto è rassicurare le istituzioni e i vertici esteri, un altro è rivolgersi al suo elettorato ‘nostrano’. Così, a Radio 24, eccola snocciolare idee su temi più aderenti al contesto del Bel Paese.

Giorgia Meloni e il programma di FdI.Fonte foto: ANSA

Sì al golden power e alla difesa dei marchi strategici italiani

“Il golden power – ha dichiarato – va esteso, fu fatto durante la pandemia, su proposta di FdI, dal governo Conte. Io sono per la difesa delle nostre produzioni strategiche, dei nostri marchi e delle nostre infrastrutture strategiche. Ci sono strutture strategiche che non si possono mettere in mano ai privati, tanto meno se stranieri”.

Un esempio? La rete. Parlando di Tim ha detto che la rete deve “essere di proprietà pubblica non verticalmente integrata quindi il punto è scorporare la proprietà della rete, che secondo me non può essere privata come non lo è da nessuna parte”.

Altro punto che sicuramente farà parte del programma di FdI riguarda il cosiddetto fenomeno dell’abusivismo e della concorrenza sleale in alcuni settori: “Deve finire – ha evidenziato – l’odioso fenomeno dell’abusivismo e della concorrenza sleale nel commercio, nel turismo, nei servizi, nella manifattura, ecc”.

“Non permetteremo più – ha aggiunto – il gioco dell’apri e chiudi fatto da soprattutto dagli extracomunitari, quello di aziende che non pagano un euro di tasse, agiscono nell’illegalità e poi chiudono i battenti prima che lo Stato si accorga di loro, per riaprire magari con altro nome. Chi vuole lavorare da noi è il benvenuto, ma chi arriva da fuori dell’Ue, prima di aprire la serranda, dovrà presentare una fidejussione a garanzia del pagamento delle tasse“.

Giorgia Meloni contro il reddito di cittadinanza

Spazio quindi all’aumento delle “pensioni minime e sociali”. Come finanziarle? I fondi vanno trovati in un paese che “spende 110 miliardi l’anno in bonus inutili e che spende fino a 780 euro di reddito di cittadinanza per perfettamente abili al lavoro e dà 270 euro ai pensionati”.

Sul reddito di cittadinanza ha ricordato che FdI è stato “l’unico partito a non votarlo. Uno stato giusto non mette tutte le persone sullo stesso piano. Distingue chi non può da chi non vuole lavorare”.

Capitolo salario minimo: “Non è una soluzione, ma uno specchietto per le allodole. I salari vanno aumentati ma la gran parte dei lavoratori ha un contratto nazionale, e quasi tutti i contratti nazionali prevedono una paga minima. Bisogna intervenire invece sul cuneo fiscale, tagliare le tasse sul lavoro”.

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giorgia-meloni-elezioni Fonte foto: ANSA
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