Giorgia Meloni contro Giuseppe Conte davanti al Giurì d'onore sulla vicenda Mes: l'audizione della premier
La premier Giorgia Meloni si è difesa di fronte al Giurì d'onore chiesto da Giuseppe Conte per le dichiarazioni della premier sul Mes in Parlamento
Si è difesa per un’ora senza il supporto di documenti, Giorgia Meloni, di fronte al Giurì d’onore richiesto da Giuseppe Conte per costringere la premier a rispondere delle accuse rivolte proprio al presidente M5s sull’approvazione del Mes. Il giorno dopo l’audizione dell’ex presidente del Consiglio, arrivato alla Camera con una voluminosa documentazione, è stata la volta della premier che avrebbe ribadito le sue affermazioni anche di fronte alle domande incalzanti dei commissari di opposizione, convinta, secondo quanto riportato dal Corriere, che l’avversario abbia già perso “per autogol”.
- La disputa sulla ratifica del Mes
- La tesi di Giorgia Meloni
- L'audizione davanti al Giurì d'onore
- Quando arriverà la decisione
La disputa sulla ratifica del Mes
La commissione speciale era stata invocata a gran voce da Giuseppe Conte accusando Giorgia Meloni di “aver detto il falso sul Mes” in Parlamento: prima alla Camera e poi al Senato, durante le comunicazioni del 12 e il 13 dicembre in vista del Consiglio europeo, la premier accusò il predecessore di aver dato “l’assenso italiano a una ratifica” del Meccanismo europeo di stabilità nel 2021 “senza un mandato parlamentare, senza che ne avesse il potere, senza dirlo agli italiani e con il favore delle tenebre”.
Dichiarazioni alle quali Conte aveva risposto chiedendo un Giurì d’onore per “accertare le menzogne denigratorie del presidente del Consiglio Giorgia Meloni”.
Il fax dell’ex ministro degli Esteri Luigi Di Maio sulla ratifica del Mes, mostrato al Senato da Giorgia Meloni
La tesi di Giorgia Meloni
L’accusa di Giorgia Meloni si basava sul fax inviato dall’allora ministro degli Esteri Luigi Di Maio all’ambasciatore a Bruxelles, con il via libera a firmare la riforma del Mes.
La premier aveva sottolineato che la data del documento, 20 gennaio 2021, è successiva all’apertura della crisi dell’esecutivo, e che l’ambasciatore Maurizio Massari ha “comunque” apposto la firma all’accordo il 27 gennaio, nonostante il governo Conte, dimessosi il giorno prima, fosse in carica solo per gli affari correnti, senza una maggioranza parlamentare a favore del Mes.
L’audizione davanti al Giurì d’onore
Tesi ribadita di fronte ai componenti della commissione speciale da Giorgia Meloni, secondo la quale queste tempistiche avrebbero messo in imbarazzo l’Italia, perché fu firmato un accordo internazionale su cui all’epoca non c’era una maggioranza favorevole.
Secondo quanto sostenuto davanti al Giurì, per la premier non si può sostenere che ci fosse un chiaro mandato alla sottoscrizione del Meccanismo europeo di stabilità: la risoluzione del 9 dicembre 2020 a cui fa riferimento Conte era generica e fumosa, e l’ex presidente del Consiglio, negli interventi parlamentari in piena crisi di governo, specificò che non c’era una maggioranza a favore del Mes.
Quando arriverà la decisione
Il vicepresidente della Camera Giorgio Mulè, che presiede il Giurì d’onore, ha spiegato che con l’audizione delle due parti in causa si è conclusa l’istruttoria e che la decisione finale è attesa il 9 febbraio, quando il deputato di Forza Italia deciderà insieme agli altri quattro commissari (Alessandro Colucci di Noi Moderati, Stefano Vaccari del Pd, Fabrizio Cecchetti della Lega e Filiberto Zaratti di Avs) se siano fondate o meno le dichiarazioni fatte in Parlamento da Meloni.
“Entrambi hanno detto la loro posizione, i commissari non hanno sollevato esigenze di nuove audizioni – ha fatto sapere Mulè – Il prossimo passaggio è quello di studiare e approfondire, mettere a confronto le dichiarazioni dei presidenti Conte e Meloni, formarsi una idea sugli atti parlamentari, su tutto ciò che è a disposizione della commissione, e successivamente redigere la relazione da presentare entro il 9 febbraio. Secondo l’articolo 58 la relazione non è soggetta né a discussione né a votazione. La relazione poi verrà letta in Aula e l’Aula ne prende atto”.