"Gino Strada, il mio amico perfetto. Chi era davvero": parla Moratti
Massimo Moratti ricorda la forte e profonda amicizia condivisa con Gino Strada
Massimo Moratti, raggiunto dal Corriere della Sera, ha rilasciato un’intervista a caldo dopo la scomparsa di Gino Strada, con il quale ha condiviso una profonda amicizia. “Stiamo cercando di aiutare col rimpatrio, dare una mano per quanto e come possibile”, si affretta a dire l’imprenditore che aggiunge di aver sentito il fondatore di Emergency “due giorni fa, al telefono”. Come al solito “aveva progetti, come sempre, ma questa volta doveva preoccuparsi anche della propria salute”.
Moratti spiega che si sapeva che aveva problemi di salute ma che nessuno “pensava che, così velocemente…”. “Oh, il mio amico Gino. Lei ha in mente l’amico perfetto?”, chiede l’ex presidente dell’Inter che inizia a ripercorrere il legame speciale che ha avuto con Strada. I due si sono conosciuti all’inizio degli anni Novanta: da allora non hanno più smesso di frequentarsi.
“Quando Gino era a Milano – racconta Moratti -, ci incontravamo anche due, tre volte alla settimana. Ore e ore, e non bastavano mai. Si parlava, si rideva, ci si faceva seri, si tornava a parlare e ridere. Non che stessimo lì a raccontarci il lavoro, le cose note, insomma quelle che ci impegnavano tutto il giorno. Con l’amico perfetto ti lasci andare e dialoghi sulla vita, intendo la meraviglia della vita svelata da un incontro, un gesto, un pensiero”.
Così volavano i ricordi, le sensazioni, le emozioni che andavano “ai genitori e ai compagni dell’esistenza. Il pensiero di noi da bimbi, il pensiero ai nostri figli, le parole che magari non abbiamo detto loro o che invece loro ci hanno detto e che senza darlo a vedere ci hanno scosso l’anima. Quelle cose che condividi con un amico vero”.
Quando all’imprenditore gli si ricorda che lui e la sua famiglia hanno sostenuto con fondi i progetti di Gino Strada, Moratti è quasi imbarazzato: “Certo, ma che cosa vuole… Abbiamo fatto quello che dovevamo fare, e su, sono gesti che non vanno mai pubblicizzati. Poi, lui…”.
Lui, prosegue Moratti, “non teneva niente per sé. Con “niente”, intendo proprio nemmeno il minimo indispensabile. Non aveva mezzi, nulla di nulla, zero, e s’intende che non era un vezzo, non era una maschera, non era il calarsi dentro un personaggio”.
Spazio quindi al suo desiderio. Un desiderio smisurato: la pace nel mondo intero. “Attenzione: nella sua testa non era affatto un’utopia, ci credeva davvero – sottolinea l’ex patron dell’Inter -. Del resto, con tutte le guerre che ha attraversato…”.
Moratti spiega poi che Strada era affezionato ad un luogo, un ospedale in Uganda, “una delle mille sue imprese, che gli provocava un’emozione particolare, dolcissima”. L’imprenditore rimarca inoltre che l’immagine pubblica, o quantomeno l’immagine che molti hanno di Gino Strada, “forse non era, diciamo, conforme”. Altrimenti detto?
“Non era un moralista, un predicatore, uno che stava lì a osservare e lanciare sentenze – afferma l’amico Moratti-. Intanto, non ne aveva il tempo. Dopodiché, nelle nostre conversazioni che appunto era private e, ne sono convinto, assai profonde, sincere al massimo, non lanciava veleno ai suoi detrattori o critici”.
Moratti conclude parlando di un uomo dalla “concretezza assoluta” che aveva un unico obiettivo, cioè “le persone da aiutare come priorità, fine”. Inoltre aveva la “prorompente capacità di convincerti. Un trascinatore naturale”.