Gianfranco Fini torna in tv: "Meloni e La Russa avevano ragione, io no. Salvini è inquieto e lo capisco"
Gianfranco Fini, dopo anni di silenzio, torna in tv: i consigli a Meloni e le parole sugli alleati
Dopo anni di ‘latitanza’ mediatica, Gianfranco Fini, ex leader di Alleanza Nazionale, è tornato a parlare in tv. Lo ha fatto a In Mezz’Ora in più, il talk di Lucia Annunziata.
- "Io ho aperto una strada, tocca ora ai giovani percorrerla"
- "Avevano ragione Meloni e La Russa, non io"
- La previsione sul governo
“Io ho aperto una strada, tocca ora ai giovani percorrerla”
“Non sono un ispiratore di Giorgia Meloni, non ha bisogno di ispiratori. Ma alla stampa estera ho spiegato che la realtà italiana della destra era un po’ diversa da come era stata raccontata, e di aver votato per Meloni: e lo ribadisco”, ha esordito l’ex presidente della Camera che ha aggiunto di pensare di aver “aperto una rotta e indicato una strada”, riferendosi alla neo premier: “Tocca poi ai giovani percorrerla”.
Fini ha poi parlato di ipocrisia in merito alla richiesta della sinistra alla leader di Fratelli d’Italia di “riconoscere l’antifascismo come un valore. La risposta non può che essere sì, l’abbiamo detto a Fiuggi e Meloni non si è mai dissociata. Ma attenzione: non è una furbata della destra dire che tutti i democratici sono antifascisti, ma non tutti gli antifascisti sono democratici”.
E ancora: “Se la sinistra chiede alla destra di essere lineare e di accettare l’antifascismo dovrebbe accettare in modo altrettanto lineare che tra gli antifascisti c’è chi ha anche posizioni antidemocratiche”.
“Avevano ragione Meloni e La Russa, non io”
Fini ha aggiunto che “avevano ragione Meloni e La Russa, quando fondando Fratelli d’Italia dettero vita alla casa della destra; io avevo torto. Il Pdl fu un errore imperdonabile, che non perdono a me stesso. Era nato il Pd, credevamo nel bipolarismo”.
A proposito di chi accusa la presidente del Consiglio di avere legami con quel che è rimasto del mondo fascista, Fini ha dichiarato che già negli anni ‘90 “la vigilanza antifascista era finita. Nel “1995 Massimo D’Alema diventò presidente della commissione bicamerale e si parlò dell’asse Fini-D’Alema, l’ultimo segretario post-comunista e l’ultimo post-fascista”.
“Nel 1996 – ha proseguito l’ex politico – Violante viene eletto presidente della Camera, Alleanza Nazionale lo applaude in modo sincero quando dice che per fare della liberazione un momento unitario, condiviso, bisognava “guardare ai vinti di ieri”, e bisogna fare attenzione ai verbi, non dice capire. E nel ‘99, prima dell’elezione di Carlo Azeglio Ciampi alla presidenza della Repubblica non svelo un segreto, incontrai riservatamente il segretario dei Ds Walter Veltroni, ragionammo e trovammo che il nome di Ciampi era quello che poteva garantire tutti”.
Nelle scorse ore La Russa si è trovato al centro delle polemiche per le esternazioni sul 25 aprile, Fini ha sostenuto che “il titolo dato dalla Stampa all’articolo su La Russa è forzato. La Russa – l’ho sentito anche stamattina – ha detto non che non festeggerà il 25 aprile, ma che lo festeggerà, senza andare ai cortei. E perché? Perché rischia di trovarsi a fianco dei giovanotti di cui parlavamo poc’anzi, che mettono a testa in giù i manichini”.
Prima delle elezioni c’è stata un’altra rovente polemiche su Fratelli d’Italia; polemiche relative alla fiamma che ancora è presente nel simbolo del partito: “Non è il simbolo del MSI, ma è il simbolo di Alleanza Nazionale. E a me non fu chiesto di toglierla, quella fiamma: perché avevamo preso le distanze dal fascismo. La fiamma del simbolo del partito di Meloni non è quella del MSI. Lo ribadisco: l’antifascismo è un valore condiviso anche da destra, se lo si intende come difesa della libertà e della democrazia; aggiungo che anche il patriottismo deve essere un valore condiviso”.
La previsione sul governo
Si passa alle previsioni relative al nuovo esecutivo. Durerà o avrà vita breve? Fini ha dichiarato che un potenziale problema è che Berlusconi è si è visto battuto da una “donna che, da quando è ragazzina, mastica pane e politica. Non viene dalla trincea del lavoro, dell’imprenditoria”. Però il Cav “non è un irresponsabile”. E Salvini? “Certamente è inquieto: chi non lo sarebbe, avendo perso tanti voti e vedendosi riconfermare la fiducia dal suo movimento politico? Sente la responsabilità”.
Se dovesse dare una dritta alla premier, cosa le direbbe? “Diritti civili, materia delicata, quando si decide su famiglia e orientamento sessuale. Sono argomenti divisivi, su cui si confrontano elementi di forte identità culturale, religiosa; l’atteggiamento laico delle istituzioni; il mutare delle sensibilità. Ogni volta che si è deciso in Italia, si è arrivati a posizioni divisive. E io lo dico con una punta di polemica: Roccella è una dei parlamentari che promise di promuovere il referendum per abrogare le unioni civili… forse è meglio che a decidere, su questo punto, sia il Parlamento. E che restino le mascherine obbligatorie negli ospedali”.