Gianfranco Fini svela perché Giorgia Meloni rifiuta di definirsi antifascista: il retroscena sulla premier
Gianfranco Fini spiega perché Giorgia Meloni non si definisce antifascista, poi le critiche al generale Vannacci
Gianfranco Fini, ospite al festival “Giorni di storia”, è intervenuto nell’incontro-dibattito “I mutamenti della destra italiana” presso la biblioteca Ragionieri di Sesto Fiorentino. Durante la rassegna ha anche rilasciato un’intervista a Quotidiano Nazionale, parlando dell’attuale governo guidato da Giorgia Meloni e di altri questioni politiche attuali.
- Gianfranco Fini: "Perché Giorgia Meloni non si definisce antifascista"
- Il discorso sulla destra di governo
- Fini contro Vannacci: "Per carità!"
Gianfranco Fini: “Perché Giorgia Meloni non si definisce antifascista”
Il fondatore di An ha sostenuto che non c’è un “pericolo del ritorno del fascismo in Europa”. Dall’altro lato ha dichiarato che ci sono altre situazioni di emergenza su cui si dovrebbe trovare una soluzione. Ad esempio? “Le democrazie hanno sempre più a che fare con economie legate alla finanza più che al lavoro”.
Secondo Fini l’Occidente “non gode di buona salute, basti pensare agli Stati Uniti o anche alle cosiddette democrature, e non parlo solo di Orban“.
Gianfranco Fini e Giorgia Meloni
Quando gli è stato chiesto se sia preoccupato per la rielezione di Donald Trump, ha risposto con un secco “no”, affermando che la campagna elettorale del tycoon è quasi tutta stata incentrata sui problemi interni agli Usa e molto poco sulla politica internazionale. Lui avrebbe votato l’imprenditore o Kamala Harris? “Penso che non avrei votato affatto”.
Da tempo si evidenzia che Giorgia Meloni evita di dichiarare di essere antifascista. Ogni 25 aprile la polemica torna a farsi aspra. Anche in altri momenti dell’anno si rinfocola. Sulla questione, Fini ha rivelato il motivo per cui la premier non si vuole definire antifascista:
“Meloni ha accettato in pieno, in realtà, il documento della svolta di Fiuggi che parlava proprio di valori che il fascismo aveva conculcato, segnando un allontanamento da quella ideologia. Lei non vuole definirsi antifascista – e me lo disse – perché lega il termine alla lotta armata quando si diceva che uccidere un fascista non era reato. Quanto alle polemiche sulla Liberazione non le capisco. È giunto il momento di superarle, soprattutto chi non c’era le porta avanti: onore ai partigiani veri ma chi oggi ha vent’anni o poco più che fascismo ha vissuto?”.
Fini, a proposito del rapporto personale con Meloni, ha poi aggiunto che oggi sente la presidente del Consiglio “quando è necessario” e che la chiama soltanto se ha qualcosa da chiederle. “Ma è giusto lasciare i giovani operare”, ha chiosato.
Il discorso sulla destra di governo
Per quel che riguarda i timori di chi sostiene che la destra di governo possa avviare l’Italia verso posizioni estreme, l’ex presidente della Camera assicura che non avverrà ciò. In particolare, Fini ha sfidato chiunque a dichiarare che l’esecutivo Meloni stia in questo momento applicando una “politica liberticida, autoritaria, fascista”.
Fini contro Vannacci: “Per carità!”
Il fondatore di An ha infine commentato l’ascesa nel mondo politico di centrodestra del generale Roberto Vannacci. Per il militare non ha avuto parole di stima. Anzi, quando è stato nominato, ha chiosato un “per carità!”, per poi aggiungere: “Sono un po’ in imbarazzo, raccoglie voti con lo stesso modello che porta al populismo: dice cose in televisione che si direbbero al bar, quello che scrive nel libro è del tutto non condivisibile”.
Fini ha poi sostenuto che Matteo Salvini è stato scaltro a candidarlo come “generale pittoresco”. Dall’altro lato ha dichiarato che non vede bene una “corsa solitaria” di Vannacci.