Giampiero Mughini contro Vasco Rossi sul ritorno del fascismo con il Governo Meloni: "Vien da ridere"
Per Giampiero Mughini non c'è alcun ritorno del fascismo: l'allarme di Vasco Rossi sarebbe una semplificazione estrema ed errata
Giampiero Mughini interviene nella polemica recentemente sollevata da Vasco Rossi in merito al ritorno del fascismo in Italia: “Viene da ridere o meglio da piangere”, scrive Mughini sulle pagine del quotidiano Il Foglio liquidando le parole di Vasco che, a suo parere, peccherebbero di eccessiva semplificazione.
Mughini critica Vasco
Tutto è iniziato il 31 ottobre scorso quando il rocker ha pubblicato su Instagram un messaggio in ricordo del padre, Giovanni Carlo Rossi, affettuosamente ricordato come “papà Carlino”. “Il 31 ottobre del 1979 te ne sei andato piegato dalla fatica”, ha ricordato Vasco parlando del papà che era stato internato per due anni nel lager nazista di Dortmund in Germania perché aveva rifiutato di continuare a combattere sotto le insegne nazifasciste.
Poi l’attacco al governo: “Sono tornati… lupi travestiti da agnelli”. Per Mughini la questione è molto più complessa e non può essere liquidata come una lotta fra buoni e cattivi, fra fascisti e antifascisti:
… prima di essere delle fazioni noi italiani eravamo e siamo stati delle famiglie, ciascuna ben corazzata rispetto alle altre. E viene da ridere – o meglio da piangere – al pensiero che in molti vorrebbero riprodurre pari pari quelle topografie di un secolo fa e usare oggi come randelli le parole d’ordine e gli umori in voga un secolo fa, quando le prime pagine dei giornali erano occupate dalle foto di un Lenin che minacciava il finimondo e non da quelle di Maria Rosaria Boccia, sia detto con tutto il rispetto che merita una donna.
Il ricordo della famiglia
L’intellettuale ritiene che “molte famiglie italiane fossero più intricate” della semplificazione proposta da Vasco e che somigliassero alla sua famiglia materna.
Il padre di Mughini sposò in camicia nera sua madre nel 1940. Nello stesso anno, nonno Pietro si iscrisse al Partito comunista italiano.
Mughini ricorda poi la sua esperienza di giovane giornalista squattrinato, impossibilitato a pagare i conti della rivista di estrema sinistra che aveva fondato a Catania. In quell’occasione intervenne suo padre “a pagare i conti della tipografia e beninteso senza chiedermi di mutare in nulla la fisionomia della rivista”.
Per il giornalista, in Italia c’è stato il più folto intrigo “di atteggiamenti, di culture politiche, di parentele, di fanatismi”. Suo padre, ricorda, “teneva dietro la scrivania del suo tavolo da lavoro una foto di Mussolini giovane, mio nonno teneva i ritratti di Stalin e di Gramsci“. I due, comunque, si rispettavano.
Attacco al parallelismo
Ciò che accadde negli anni del fascismo e della guerra non ha “nulla ma proprio nulla a che vedere con quel che stiamo vivendo noi oggi”, aggiunge Mughini.
“Né – conclude – ci aiuta benché minimamente a districarci da questo gran casino, a connotare il quale servono a niente le parole e i parametri politici in auge al tempo in cui Rossi padre visse la sua tragedia”.
Anche per un altro famoso giornalista, Giovanni Floris, le parole di Vasco sono errate ed eccessive: “Non è tornato e non torna il fascismo”, ha commentato Floris negli studi di Otto e Mezzo. Per il giornalista di La7 il vero problema di oggi è “l’inadeguatezza” mostrata dal governo Meloni nell’affrontare i problemi del Paese.