Giada Zanola uccisa dal compagno Andrea Favero, svolta durante l'interrogatorio: confessione ritrattata
L'ex compagno di Giada Zanola, Andrea Favero, ha ritrattato le prime ammissioni di responsabilità sulla morte della 34enne nell'interrogatorio con i pm
Aveva ammesso parzialmente le sue responsabilità, salvo ritrattare tutto davanti ai pm. Si complica la posizione di Andrea Favero, arrestato con l’accusa di omicidio volontario aggravato nei confronti dell’ex compagna Giada Zanola, la donna morta dopo essere precipitata per 15 metri dal cavalcavia sull’A4 a Vigonza, in provincia di Padova. Il 38enne camionista padovano avrebbe praticamente confessato di aver buttato dal ponte la 34enne nel primo verbale redatto dagli agenti intervenuti a fermarlo, ma nell’ultimo interrogatorio con i magistrati avrebbe dato un versione diversa.
L’interrogatorio di Andrea Favero
“L’ho afferrata per le ginocchia e l’ho sollevata oltre la ringhiera” avrebbe detto Favero, secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, di fronte agli uomini della polizia Stradale e della squadra Mobile di Padova che lo hanno ascoltato per primo.
Quelle parole riportate nel verbale delle cosiddette “sommarie informazioni testimoniali” (Sit) non possono essere utilizzate come prova nel processo se non sono ripetute davanti al pubblico ministero. Cosa che il 38enne non ha fatto, parlando con il pm Giulio Falcone di un vuoto di memoria su quanto accaduto negli istanti che hanno preceduto la morte dell’ex compagna, intorno alle 3.30 della notte tra martedì 28 e mercoledì 29 maggio.
Il cavalcavia sull’A4 a Vigonza, da dove Giada Zanola è precipitata perdendo la vita
La versione sulla morte di Giada Zanola
Il camionista padovano ha revocato l’incarico all’avvocato d’ufficio, prima di avvalersi della facoltà di non rispondere in carcere, assistito dal nuovo legale rappresentante.
Favero non ha risposto neanche al gip, che in un primo momento non aveva convalidato il fermo di indiziato di delitto, ma successivamente ha ritenuto valido l’impianto accusatorio della Procura e firmato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere.
Nel verbale redatto dagli agenti della polizia, il 38enne aveva parlato anche del litigio scoppiato con Giada Zanola, nelle prime ore di mercoledì in casa a Vigonza, in seguito al quale l’ex compagna sarebbe uscita di casa minacciando di andarsene via e “di non fargli più vedere il figlio”.
Il camionista ha raccontato che a quel punto avrebbe preso l’auto della 34enne, l’avrebbe raggiunta e convinta a salire, per poi tornare a casa. “Ho proseguito lungo la strada oltrepassando il cavalcavia, e ho fatto l’inversione…” avrebbe dichiarato alla polizia: secondo la sua versione il litigio sarebbe poi proseguito nel tragitto di ritorno.
Il punto sulle indagini
Secondo le ricostruzioni dell’accusa, sarebbe stato invece Favero a spingere la donna dal cavalcavia. Per il sostituto procuratore Giorgio Falcone, la telefonata alla vittima o i messaggi con cui il 38enne si lamentava con l’ex compagna di essere andata via senza salutare, inviati a poche ore dal delitto, “rappresentano una messa in scena“.
Dall’autopsia sul corpo di Giada Zanoli è arrivata la conferma che la 34enne fosse ancora viva quando è arrivata sul cavalcavia, mentre si attendono i risultati dei test per accertare se fosse o meno sotto effetto di sostanze stupefacenti o farmaci. Anche sulle condizioni della vittima Favero non si è espresso, ma le sue parole affidate nelle prime ore nell’interrogatorio davanti agli agenti di polizia rimangono un elemento indiziario inserito agli atti e contenuto nell’ordinanza di custodia cautelare in carcere.