Genovese, interrogatorio fiume: la versione dell'imprenditore
Interrogatorio di oltre 5 ore per Alberto Genovese: il suo racconto dei fatti sui festini di Terrazza Sentimento
Interrogatorio fiume di Alberto Genovese davanti ai pm milanesi. Le accuse che pendono sul mago delle start up sono diverse e gravi: le principali sostengono che abbia drogato e violentato una modella di 18 anni nel suo attico a due passi dal Duomo di Milano, l’ormai nota ‘Terrazza Sentimento‘. Stralci della sua confessione agli inquirenti li riporta il Corriere della Sera, in riferimento a quel che ha dichiarato l’imprenditore il 18 novembre scorso, cioè 12 giorni dopo l’arresto Nel frattempo alla denuncia della modella 18enne se ne sono aggiunte altre 5, sempre di ragazze che lo accusano di fatti simili che sarebbero accaduti in precedenza.
“Penso che questo processo mi possa dare la possibilità di dimostrare che non nuocerò più alle donne e alla collettività”, riflette Genovese ripensando alla piega che ha preso la sua vita, che negli ultimi anni ha avuto un drastico cambiamento. Festini, assunzione di droghe e una schiera di persone a lui vicine ad assecondarlo.
Dall’interrogatorio, durato cinque ore e mezza, emerge un uomo provato e non sempre lucido nel ricordare. Genovese parla delle ragazze che giungevano a ‘Terrazza sentimento’. La sua convinzione è che “fossero tutte prostitute”, pure la modella 18enne che per prima lo ha denunciato. “Non capisco se ci fosse una sorta di macchina succhia-soldi intorno a me e questa cosa mi fa stare male”, continua.
I suoi legali, Luigi Isolabella e Davide Ferrari, chiedono un rinvio per le cattive condizioni del loro assistito. Una salute vacillante dovuta al carcere e all’astinenza. Genovese, però, vuole proseguire con i pm Letizia Mannella e Rosaria Stagnaro come “dimostrazione di buona volontà”. Dall’altro lato domanda “pazienza e comprensione”. “Il mio è il cervello di un tossicodipendente, sono tormentato dall’incapacità di distinguere la realtà dalla finzione”, aggiunge.
Il mago delle start up racconta che da circa un anno e mezzo deve fare i conti con “allucinazioni uditive”. Mai, però, prima di finire in carcere aveva collegato che tale stato di confusione era riconducibile al massiccio uso di cocaina. La data spartiacque è l’agosto del 2015, quando “ho cominciato a pippare”. Nel giro di 24 mesi smette di lavorare.
Genovese, la sua versione sulla notte con la modella 18enne
Si ritorna a ciò che accadde durante la notte tra il 10 e l’11 ottobre. “Ho ricordi molto confusi”, spiega Genovese che si rivede a letto con la 18enne mentre si drogano durante un amplesso. L’accusa, che ha visionato circa 20 ore di video che dettagliano lo stupro, sostiene che l’imprenditore avrebbe stordito la donna con una droga differente da quella presa da lui, abusando di lei e contro la sua volontà.
Genovese ha un’altra versione e afferma che la modella gli avrebbe chiesto 3.000 euro e “puoi fare tutto quello che vuoi”. Questo lo aveva reso assai contento al punto da dipingerla come la sua “idola’.
“Ho preso i soldi dal comodino e glieli ho contati – narra Genovese -. Lei è andata in bagno, credo a contarli. Ricordo che è tornata dal bagno nuda e con la borsetta mi ha detto “eh, eh”. Allora sono andato nello studio, ho preso un’altra manciata di soldi, forse una mazzetta intera di 10.000”.
E ancora: “Lei si è stupita dicendomi “figuriamoci se non hai mai pagato una prima”. Io cerco di illudermi che non ci sia una correlazione diretta tra il fatto che faccio loro dei regali e il fatto che stanno con me”. Dopodiché Genovese le promette altri 500 euro “se si fosse fatta legare” e se avesse urlato “ma non tanto da essere sentita dal condominio”. Di questi passaggi e fatti al momento, spiega sempre il Corriere della Sera, non c’è riscontro negli atti dell’accusa.
Genovese ha inoltre detto di essere stato assalito dal dubbio che la ragazza fosse minorenne. Per questo avrebbe cercato nella sua borsetta senza trovare certezze tra i documenti di identità. “Ero terrorizzato perché avevo fatto sesso con una prostituta minorenne”, sostiene. Per questo “ho bruciato i soldi con un cannello da cucina”.
Nei giorni seguenti scopre che la modella non è minorenne e si sente “sollevato”. Così le manda 8.000 euro tramite Leali. “Uno dei ricordi più dolorosi per me in carcere – conclude l’imprenditore – è stato sentire da Daniele di stare tranquillo, che tutto era a posto, che i soldi non li aveva voluti, che anzi sarebbe venuta in vacanza assieme a noi, che tutto era risolto”.
La giovane invece è corsa a denunciarlo appena ha messo piede fuori da Terrazza sentimento. Una “punizione” per non aver pagato, la teoria di Genovese.